Io c’ero #45: andare a Roma e non vedere il Papa
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Un assaggio dei ricordi materiali che ho portato con me |
Nel post in cui ho aggiornato il racconto del mio legame con papa
Francesco, nel giorno dei suoi funerali, ho annunciato che avevo deciso di
partire ugualmente per Roma, anche se la presentazione del libro Nuovi
Martiri era saltata e la canonizzazione di Carlo Acutis, motivo per cui
avevo deciso di partire sabato 26 (la presentazione era invece prevista per
martedì 29), era sospesa.
Ero sicura che avrei visitato luoghi già noti e altri da scoprire,
incontrando vecchi amici e stringendo nuove relazioni, gettando semi per far
conoscere il blog e le mie attività. Ebbene, me ne sono successe così tante che
solo ora, a una settimana dal mio ritorno, riesco a mettere in ordine i miei
pensieri.
Le foto a corredo del post sono tutte opera mia.
26 aprile
L’arrivo e l’accoglienza
Sono arrivata a Roma poco dopo le 16.30 di sabato 26 aprile, quando da poco si era concluso il corteo che aveva portato la salma di papa Francesco nella basilica di Santa Maria Maggiore. Era del tutto impensabile che andassi subito sulla tomba, perché avevo i miei bagagli; ho quindi deciso di passare nei giorni seguenti.
La famiglia di amici che da qualche tempo mi ospita a Roma mi ha accolta
generosamente come sempre, perfino con un piccolo omaggio floreale.
27 aprile
Mescolata agli adolescenti (compresi quelli ambrosiani)
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Un uso creativo del simbolo diocesano |
Il giorno dopo ero indecisa se andare o meno alla Messa del Giubileo degli Adolescenti, che si sarebbe tenuta ugualmente e con accesso libero. Pensando che sarebbe stata lo stesso un’occasione interessante, mi sono messa in cammino dalle 8, così da arrivare in zona San Pietro in tempo per l’inizio della celebrazione.
A parte un iniziale smarrimento per essere scesa una fermata prima, sono
riuscita a orientarmi bene, a passare i controlli di sicurezza (ero equipaggiata
alla leggera) e a posizionarmi, alla fine, a metà di piazza Pio XII, ovvero di
fronte a piazza San Pietro.
Mentre mi guardavo attorno, ho localizzato un gruppetto di ragazzi
sicuramente provenienti dalla diocesi di Milano: si capiva dalla fascia con lo
stemma diocesano e il ritratto stilizzato dell’ancora Beato Carlo Acutis.
Ammetto che, non appena ho scorto la facciata di San Pietro priva dell’arazzo
con la sua immagine, mi sono un po’ dispiaciuta, pensando a tutti quei fedeli
venuti apposta per la canonizzazione e rimasti delusi per le ragioni collegate
alla Sede Vacante.
Riconosco di non aver riscontrato un certo raccoglimento nei ragazzi che
mi circondavano: per parte mia, ce l’ho messa tutta, rispondendo alle parti in
canto e mantenendo lo stesso atteggiamento che avrei avuto in chiesa. Per la
stessa ragione, non ricordo granché dell’omelia del cardinal Pietro Parolin, a
parte l’accenno agli adolescenti presenti.
L’unico problema era che avevo dimenticato la crema solare, fondamentale
in grandi eventi come questo (all’ultima GMG, invece, ne ero fornitissima).
Abbagliata da Luce
Già che ero dalle parti di San Pietro e che era la II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, ho pensato di tornare a Santo Spirito in Sassia, in tempo per recitare la Coroncina della Divina Misericordia. Avevo almeno tre ore libere, che ho trascorso come mio solito: pranzando (me la sono cavata discretamente) e girando per negozi e librerie.
In particolare, mi era venuta l’idea di passare per il punto
informazioni per i pellegrini, all’inizio di via della Conciliazione, sicura
che avrei trovato lì molti articoli con Luce, la mascotte ufficiale del
Giubileo, tanto amata e omaggiata attraverso meme e fanart, quanto osteggiata
da chi non ne vede ancora oggi l’utilità.
Dopo una buona mezz’ora di coda, perché in quel punto vengono anche rilasciati
a chi ne fa richiesta i certificati che attestano il passaggio delle Porte
Sante, sono riuscita a presentarmi allo sportello per chiedere i gadget a cui
avevo puntato: una corona del Rosario, due sagome con base in acrilico, un
presepe sempre in acrilico, un peluche-portachiavi. Quasi subito ho
riconosciuto di aver esagerato: mi sono subito ripromessa che avrei distribuito
quei prodotti tra amici e parenti.
La folla a Santo Spirito
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Giusto per capirci… |
Non ci voleva chissà quanto per immaginare che, nella Domenica della Divina Misericordia, Santo Spirito in Sassia sarebbe rigurgitata di fedeli. Per garantire l’ordine nella preghiera, erano state aperte anche le sale sotterranee, mentre quasi in ogni cappella c’era un confessore disponibile.
Anche lì ho fatto scorta di ricordini, mentre la coscienza continuava a
rimordermi e a ricordarmi che dovevo puntare all’essenziale, ovvero a chiedere
misericordia per tante situazioni difficili che conosco. Ci ho pensato sia
scrivendo un pensiero sul quaderno delle preghiere situato vicino al negozio di
ricordini, peraltro nei pressi di una statua di santa Faustina Kowalska inginocchiata
e con le mani aperte in forma di croce, sia nella recita della Coroncina, poco
dopo.
Lungo il viaggio di ritorno alla base, avevo pensato di fermarmi a Santa
Maria in Vallicella, dov’ero già stata nel 2016, ma, passandoci davanti con l’autobus,
l’ho vista chiusa (strano, dato che erano da poco passate le 16). Così, dato che
ero un po’ stanca, ho tirato dritto.
A cena per capire i prossimi passi
Come ho già scritto, Nuovi Martiri non sarebbe stato più
presentato il 29, ma dovevo comunque incontrarmi con gli autori per capire come
muovermi riguardo la riorganizzazione di quell’incontro e come procedere per programmarne
altri al di fuori di Roma.
Nel corso della cena, abbiamo concordato di aspettare la nuova data della
commemorazione ecumenica inizialmente prevista per il 9 maggio scorso e anch’essa
rinviata, come ha recentemente comunicato il Dicastero delle Cause dei Santi. Subito
dopo arriverà anche la conferenza sui temi del nostro libro, prima a Roma e
poi, a cascata, dove sarà richiesta.
28 aprile
Passaggio a Santa Maria Maggiore
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La Porta Santa di Santa Maria Maggiore |
Discutendo con gli autori ho anche chiesto consiglio su quando potermi recare a Santa Maria Maggiore: l’indicazione che ho ricevuto era che la mattina di lunedì potesse essere il momento migliore. In realtà, prima della morte del Papa, per quella mattina avevo in programma un collegamento con la trasmissione Verso gli altari di Padre Pio TV, ma non avevo ricevuto più comunicazioni a riguardo, né le avevo chieste, immaginando che la redazione si stesse riorganizzando.
Di nuovo mi sono incamminata di buon’ora, così da passare rapidamente la
serpentina che si snodava sul colle dell’Esquilino, su cui sorge la basilica, e
affrontare il metal detector senza troppi problemi (anche allora avevo con me
lo stretto indispensabile).
Appena varcata la Porta Santa, mi sono immessa nel corridoio, delimitato
da transenne, per chi voleva passare sulla tomba di papa Francesco. Il termine
è esatto, dato che non era concesso fermarsi neanche per un Eterno Riposo.
A quel punto, mi sono domandata come fare per portare a termine il
compito che mi aveva assegnato mia sorella: portare sulla tomba una rosa
bianca, come altri avevano fatto prima di me. Se fossi stata in papa Francesco,
nel testamento avrei espressamente ordinato: «Non fiori, ma opere di
misericordia!».
Quando sono arrivata proprio di fronte alla tomba, ho allungato la mia
rosa oltre la transenna, con aria supplichevole. Devo essere riuscita a impietosire
la guardia di turno, dato che l’ha presa e l’ha posata sul muro a sinistra. Ho mormorato
un «Grazie!» guardando verso la riproduzione della Croce del Buon Pastore posta
sul muro, proprio come ho fatto quasi tre anni fa con colui che la portava, poi
mi sono avviata a visitare il resto della basilica, dalla Cappella Paolina
(quella con l’icona della Salus Populi Romani) in poi.
Porte chiuse e Messe perse
Non essendomi organizzata sugli orari delle Messe, mi sono seduta in un angolo della basilica per consultare un’app specializzata. Mentre riflettevo, ho visto passare davanti a me un sacerdote e due diaconi, diretti verso un’altra delle cappelle. Li ho seguiti, ma quando sono arrivata sulla soglia, mi sono vista letteralmente sbattere la porta in faccia da una signora, che in spagnolo mi ha detto che era una celebrazione privata. Mi è venuto da gridarle: «Papa Francesco non avrebbe fatto così!»: non mi sarei mai aspettata di pronunciare una frase del genere.
Credendo di non fare in tempo per la Messa seguente, ho fatto tappa al
negozietto interno, provando ancora una volta a trattenermi, ma senza esito
(almeno però ho rinunciato a una corona del Rosario troppo costosa). Quel che è
peggio, sono arrivata in cassa alle 9, in tempo per perdere la Messa sia lì,
sia nella vicinissima chiesa di Sant’Alfonso, ovvero il santuario della Madonna
del Perpetuo Soccorso. Ancora una volta, quindi, non avevo messo il Signore al
primo posto.
Il collegamento più improbabile della mia vita
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L’esterno dell’Antonianum |
A peggiorare la situazione si era aggiunto il fatto che da Padre Pio TV mi avevano confermato il collegamento per le 10.45, quindi per metà trasmissione. Facendo un rapido calcolo dei tempi, avrei fatto in tempo a visitare la libreria dell’Antonianum, gestita dalle Suore Apostoline, e tornare alla base. Per questa ragione, ho sostato anche al negozio dell’Apostolato Liturgico di via Merulana, dove ho conversato con suor Sara e lasciato il mio biglietto da visita; non sono comunque uscita a mani vuote.
Nel frattempo, ho ricevuto un nuovo messaggio dal conduttore: il
collegamento sarebbe durato tutta la mezz’ora di trasmissione. Ormai non avrei
più fatto in tempo a rientrare al mio alloggio, quindi mi si prospettavano
varie piste: cercare un angolo tranquillo in qualche bar, ripararmi nei pressi
di qualche chiesa, se non all’interno (ma avrei avuto problemi di acustica), o
procedere per l’Antonianum e sperare di essere ospitata lì.
La terza opzione, imprevedibilmente, si è verificata, con l’aiuto di un
religioso che avevo incrociato nel 2022, nel corso del mio pellegrinaggio per
le canonizzazioni di quell’anno, e di una suora che, dietro mia richiesta, mi
ha riferito di appartenere alle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino:
è stata felicissima di sapere che conoscevo il suo istituto e la sua
fondatrice, la Serva di Dio Maria Giuseppa di Gesù Bambino, alla quale avevo
dedicato tempo fa un post.
Ecco quindi la mia nona ospitata a Verso gli altari, nella quale ho raccontato il mio viaggio fino a quel punto e ho aiutato a fare il punto sui Santi del pontificato appena concluso, come avevo già pensato di fare in un articolo poi pubblicato su Avvenire (sul sito martedì, sul giornale mercoledì, a pagina 5).
Anche dalle Apostoline, prima del collegamento, ho avuto un’ottima
accoglienza. In particolare, ho riferito a suor Antonietta che la mia visita lì
era per assolvere a un debito che avevo contratto con le sue due consorelle che
avevo conosciuto ai funerali di monsignor Luigi Padovese, già docente in quell’ateneo.
Una richiesta alla Venerabile Enrichetta
Concluso il collegamento, mi sono messa sulla via del ritorno, ma mi sono fermata a più riprese, anche per vedere qualche negozio di casalinghi o ricordini secolari, compreso uno vicino alla chiesa di Sant’Alfonso, dove sono comunque tornata.
L’ultima tappa è stata la basilica di Santa Prassede, conosciuta per i
suoi magnifici mosaici, ma ultimamente anche per essere il luogo dell’eterno
riposo della Venerabile Enrichetta Beltrame Quattrocchi (qui il mio post su di
lei), figlia dei Beati Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini (dei quali mi
sono occupata qui).
Speravo proprio di trovare le sue immaginette con preghiera, due di
numero: sono stata accontentata da un gentile volontario e da Luca, una sorta
di spazzino-tuttofare, il quale mi ha raccontato di aver conosciuto la
professoressa Enrichetta. Nel poco tempo in cui ha avuto a che fare con lei, la
quale abitava non lontano, in via Depretis, ha apprezzato la sua saggezza, che
le consentiva di avere un proverbio per ogni occasione.
Anche accanto al suo sarcofago, nella cappella intitolata a san Pio X, c’era
un quaderno per le preghiere. Nella mia ho chiesto al Signore di poter essere
una figlia fedele e attenta verso i miei genitori, come Enrichetta, mi pare di
capire, fu per i suoi, anzi, accolse tra le braccia la madre morente.
Nuovi incontri… e un taxi mancato
Nel pomeriggio avevo previsto di partecipare a un incontro-testimonianza con Carolina Vigilante, madre di Rosaria, Giastin e Cosimo Gravina, tre ragazzi di cui avevo già sentito tanto parlare e dei quali avevo messo in conto di occuparmi.
Il luogo segnato sulla locandina era via di San Giovanni in Laterano 73,
dalle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo. In quell’occasione pensavo di
prendere quattro piccioni con una fava, ossia d’incontrare la signora Carolina,
ma anche di procurarmi materiale sui fondatori delle suore, san Gaspare del
Bufalo e santa Maria de Mattias, che conoscevo di fama, ma anche su don
Giovanni Merlini, altra figura importante per la loro storia e, per il momento,
l’unico Beato del Giubileo e del 2025.
Anche in questo caso ho avuto un’accoglienza molto buona, ma proprio non
mi aspettavo che a portarmi le immaginette del solo Merlini sarebbe stata la
sua postulatrice in persona. Abbiamo parlato per le due ore che mi separavano
dall’incontro sui fratelli Gravina, scoprendo di avere tanto in comune.
Da lei ho ricevuto un consiglio riguardo i dubbi che a volte mi colgono,
ossia quando temo di sfruttare le storie sante per mettermi in mostra: sono
come una penna d’oro, che vale non tanto per il materiale con cui è fatta, ma
per quello che scrive e grazie a chi la guida.
Le ho anche chiesto qualche delucidazione circa alcuni aspetti della
vita di don Merlini che mi erano poco chiari, ma rimando la spiegazione al post
che conto di pubblicare su di lui, sperando di pubblicarlo presto.
Purtroppo ho potuto seguire solo l’inizio della testimonianza, perché dovevo
rientrare all’ora di cena. Credendo di far prima, ho chiamato un taxi, ma non
si è presentato nel tempo d’attesa previsto, quindi ho dovuto fermarne un
altro, arrivato dopo mezz’ora. La mia famiglia ospitante non se l’è presa,
grazie al Cielo.
29 aprile
Di nuovo a Santa Maria ai Monti
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Nel cerchio rosso il mio biglietto nell'urna di Labre |
La mia partenza era prevista per le 13 di martedì 29, quindi avevo ancora qualche ora per compiere le mie ultime visite. In particolare, avevo in animo di tornare a Santa Maria ai Monti, per consegnare una preghiera di ringraziamento a san Benedetto Giuseppe Labre (qui il mio post su di lui): è stato grazie alla segnalazione di due nuove pubblicazioni su di lui se ho potuto esordire su Avvenire.
Ho anche sostato sulla tomba di monsignor Guglielmo Giaquinta (qui ho
parlato di lui), che già avevo localizzato, ma ci ho messo di più a trovare quella
della Venerabile Francesca Lancellotti: è ricavata in un vano dell’ambiente
vicino alla sacrestia, nella navata sinistra. Veramente, Santa Maria ai Monti è
ricchissima di sante memorie!
Permesso speciale a San Lorenzo in Fonte
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La nicchia con la sorgente della leggenda |
Prima di arrivare lì, mi ero fermata nella chiesa di San Lorenzo in Fonte, mentre alcune suore recitavano le Lodi mattutine. Mi domandavo di quale istituto fossero, ma la risposta era di fronte a me: Suore Oblate di San Giuseppe, collegate a san Giuseppe Marello, altra mia vecchia conoscenza.
Tornando indietro sono ripassata di lì, imbattendomi in alcune delle
stesse suore. Suor Jessica, una di loro, mi ha invitata a entrare all’Ostello Marello, la loro casa per ferie, e di parlare con la superiora, suor Marianna;
lei e le altre consorelle stavano correndo a Messa a Santa Maria Maggiore.
Non solo sono stata ricevuta cordialmente, ma ho avuto il permesso di
visitare i sotterranei, che custodiscono il luogo in cui, secondo la tradizione,
il diacono Lorenzo fu imprigionato e, servendosi di una sorgente, battezzò
Lucillo, il cieco che condivideva la sua prigionia, e Ippolito loro carceriere,
a sua volta, come Lorenzo stesso, ucciso come martire e venerato come Santo. Prima
di andarmene, ho pensato che sarebbe stato bello rinnovare la professione della
mia fede proprio in quel punto, quindi ho recitato il Credo con suor Marianna.
Sant’Andrea delle Fratte, inaspettatamente
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Le restauratrici al lavoro nel chiostro: mi è venuto spontaneo ringraziarle |
Mentre m’incamminavo per rientrare, ho avuto un’altra idea: forse non era tanto distante da lì la basilica di Sant’Andrea delle Fratte, quella della Madonna del Miracolo, tante volte contemplata su TV 2000 in collegamenti e nel Rosario. Con l’aiuto del sito dell’Atac, ho capito che era veramente vicinissima al mio alloggio, nei pressi del quale ero riuscita a tornare.
Mi ero appena inginocchiata nei banchi della navata centrale, quando è
suonata una campanella: non avevo guardato gli orari delle celebrazioni, quindi
non sapevo che, proprio alle 10, era celebrata la Messa. Forse sarebbe stato
più idoneo andare a Santa Maria sopra Minerva, essendo il giorno della festa di
santa Caterina da Siena che lì è venerata, ma ormai non avrei più fatto in
tempo.
Terminata la celebrazione, l’inevitabile sosta per i ricordini, con uno
scopo preciso: avere materiale sul Venerabile Pio Dellepiane, sacerdote dei
Padri Minimi (i quali gestiscono la basilica), di cui avevo sentito parlare non
ricordo più per quale ragione.
Sono stata ampiamente accontentata, ma ho preso anche immagini e due
corone a poco prezzo con l’immagine della Madonna, al cui altare mi sono
inginocchiata prima di uscire, pregando di potermi “rialzare cristiana”, com’era
successo ad Alphonse Ratisbonne (qui un curioso racconto alternativo della sua
conversione).
Tappa finale a Santa Pudenziana
Ho concluso il mio giro fermandomi nella basilica di Santa Pudenziana, dove ho pensato che non sarebbe stato male ricordare tutti i cardinali titolari delle basiliche che avevo visitato fino a quel momento, pensando che, di lì a poco, sarebbero stati impegnati nel Conclave.
Ancora una volta, ribadisco che non ho pronostici né intuizioni particolari
sul prossimo Papa e neanche aspettative specifiche.
In conclusione
Al di là dell’essere tornata a Milano più carica di bagagli di quando sono partita, mi sento rinfrancata da questa nuova esperienza romana. So che mi attende un quotidiano impegnativo, ma mi sento anche confermata nel cammino che ho scelto di compiere.
Spero poi di avere altre occasioni per tornare a Roma, in questo
Giubileo: stavolta mi attrezzerò in tempo per gli orari delle Messe, promesso!
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