Ho collaborato al libro «Nuovi Martiri» di Accattoli e Fusco

 

La copertina!

Nel secondo post dopo la pausa quaresimale del 2024 avevo ripreso la mia quinta partecipazione al programma Verso gli altari di Padre Pio TV, in cui annunciavo la mia collaborazione con Luigi Accattoli e Ciro Fusco per la revisione e l’aggiornamento del libro Nuovi Martiri, in vista del Giubileo 2025.

L’uscita di quest’opera è stata fissata a oggi: è quindi giunto il momento di raccontare l’avventura che mi ha condotta a rendere ancora più concreto ciò che, fino allo scorso anno, avevo solo sognato. Interrompo quindi la mia pausa quaresimale: è una notizia troppo grande per differirla.

 

Una telefonata in treno

Il 23 novembre 2024, precisamente alle 19.47 secondo la cronologia delle chiamate del mio cellulare, mentre viaggiavo alla volta di Saronno per le prove col Gruppo Shekinah, ho ricevuto la telefonata con cui Accattoli mi annunciava l’idea, sua e del collega, di coinvolgere anche me nel progetto di aggiornamento di Nuovi Martiri. Non potevo fare altro che rispondere di sì: mi sembrava come se un grido del mio cuore fosse stato ascoltato, anche se in maniera diversa da come speravo.

Lo raccontavo già nella cronaca del convegno La santità oggi: avrei voluto essere inclusa tra i membri di quella Commissione. A ben vedere, una pivella par mio non ha nulla a che spartire con esperti di storia del Cristianesimo o ricercatori di storie martiriali che hanno già pubblicato libri di successo, come coloro che erano stati annoverati nella lista; o almeno, così pensavo.

 

L’inizio del lavoro

Dopo la mia risposta, ho inviato ad Accattoli e a Fusco il post con le mie considerazioni sulla “Commissione dei Nuovi Martiri – Testimoni della Fede” istituita presso il Dicastero delle Cause dei Santi, dove già avevo elencato le storie che avevo raccontato qui e che, a mio parere, non dovevano mancare nel nuovo volume.

Qualche appunto...

Il lavoro vero e proprio è però iniziato ai primi di dicembre. Ho preso in mano la vecchia edizione di Nuovi Martiri – ammetto che non la possedevo, ma me la sono procurata – e ho iniziato ad annotare a matita le parti da modificare: chi era stato canonizzato e quando, oppure beatificato, o ancora a che punto erano le cause che, nei venticinque anni seguenti, si erano aperte o concluse.

Mentre l’autore originario avrebbe lavorato sulle schede nuove o aggiornate, Fusco si sarebbe occupato della postfazione e, in parallelo, di farci sapere come la memoria dei singoli personaggi veniva coltivata in ambito ecclesiale: segnalazioni di mostre, pubblicazioni, documentari e quant’altro.

Pensavo che il mio compito si sarebbe concluso con le ultime annotazioni a matita, ma mi è venuto in mente di passare al setaccio i nomi che proprio non conoscevo, a partire dal 28 dicembre. Ebbene, lì mi si è aperto un mondo ancora più vasto: vicende che venticinque anni fa erano raccontate in un modo sono emerse, invece, con racconti diversi, oppure con dettagli sconosciuti all’epoca.

Tra quelle che più mi hanno coinvolta, la storia di don Stanislao Bartkus e del seminarista Mario Bellino, che ho raccontato sia qui sul blog, sia su Avvenire.

 

Una nuova partenza per Roma

Ero ormai sul finire di febbraio 2024, quando ho ricevuto una nuova e-mail da Accattoli: dato il coinvolgimento della Conferenza Episcopale Italiana nel progetto, i due autori avevano concordato un appuntamento con il Segretario Generale, monsignor Giuseppe Baturi, e volevano che fossi presente anch’io. Non solo: mi sarebbe stato concesso, proprio dall’Economato della Cei, un contributo in denaro.

Così, nel giro di una settimana, ho rifatto le valigie, pronta a tornare a Roma dal 26 al 28 febbraio scorso; l’appuntamento col vescovo era fissato per il 27, alla sede centrale della Cei in circonvallazione Aurelia.

In realtà, nel finesettimana precedente, avrei dovuto essere a Seveso per la due giorni del corso per animatori liturgici Te Laudamus: in pratica, appena tornata a casa, avrei mollato una valigia per prenderne un’altra.

 

Tre giorni di lavoro e di sorprese

I tre giorni che ho vissuto a Roma avrebbero forse meritato un post a parte. In sostanza, ho alternato momenti più professionali, come il pranzo a casa Accattoli nel quale ho discusso con gli autori sui successivi sviluppi del nostro lavoro, ad altri più distesi, come la visita alla casa generalizia delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso (per mantenere la promessa di cui avevo accennato nel post sulla Serva di Dio Maria Agostina Lenferna de Laresle, loro fondatrice) o quella a Santa Maria dei Monti, dove ho rinsaldato i miei legami con san Benedetto Giuseppe Labre e con il Servo di Dio Guglielmo Giaquinta.

Il colloquio con monsignor Baturi, martedì 27, è stato veramente cordiale e piacevole, ma per quanto mi riguarda ha avuto due punti culminanti. Il primo è stato quando ho lasciato al vescovo il mio biglietto da visita e lui, pochi istanti dopo, ha preso lo smartphone e ha digitato l’indirizzo di questo blog, consultandolo immediatamente.

Il secondo è avvenuto letteralmente sulla soglia dell’ascensore. Prima di entrarvi, mi era venuta l’idea di chiedere una foto con monsignor Baturi, ma mi sono vergognata: non volevo passare per una collezionista di scatti con gente famosa di Chiesa.

Ho quindi cambiato discorso, affermando che uno dei Testimoni a cui ho fatto cenno qui (almeno tre volte, ma ne ho parlato più diffusamente in questo post) era il Servo di Dio Antonio Loi, immaginando che lo conoscesse almeno di nome. Effettivamente era così, anche se, come mi aveva confermato il mio interlocutore, quel giovane sacerdote aveva studiato al Seminario Regionale Sardo, ma era nativo di un paesino in diocesi di Iglesias, di cui però non ricordava il nome. Quando gliel’ho detto io, ho visto il suo volto illuminarsi di quella che mi era parsa una genuina sorpresa: in effetti, Decimoputzu è un nome tanto singolare quanto difficile da ricordare, specie da parte di qualcuno che abita così lontano.


Una revisione al cardiopalma

Rientrata a Milano, ho ripreso quasi subito il lavoro come concordato, anche se, proprio durante il pranzo di lavoro, era arrivata un’e-mail dall’editore, nella quale veniva concesso di spostare in là il termine di consegna del manoscritto, così da far uscire il libro in pieno Giubileo.

Nei mesi seguenti ho continuato, finché gli autori non mi hanno fatto sapere che la scadenza per la consegna del manoscritto era fissata al 31 ottobre 2024. Per quella data doveva essere pronto anche l’indice dei nomi, di cui avrei dovuto occuparmi io.

Ho quindi trascorso il pomeriggio di quel giorno aggiungendo e togliendo nomi, controllando più volte il testo in formato .doc e incrociando il tutto. Alla fine sono riuscita a spedire le mie osservazioni in tempo. Niente male, come modo di trascorrere la vigilia di Ognissanti!

 

Tra sviste e rettifiche

Con l’arrivo del 2025 è iniziata la fase finale della lavorazione. Il 14 gennaio ho ricevuto il file impaginato, nel quale, come indicato dagli autori e comunicato dall’editore, avrei dovuto segnalare solo correzioni di grosso calibro e visionare solo alcune pagine, più metà dell’indice dei nomi.

La mia pignoleria è nuovamente entrata in azione: non solo ho notato corsivi sbagliati e spazi di troppo, ma anche che alcuni dei nomi dei Nuovi Martiri nell’elenco non erano indicati come tali; lo stesso valeva per nomi di altri personaggi, messi in corsivo, come invece doveva toccare solo ai Nuovi Martiri.

A febbraio è arrivato il secondo file impaginato: finalmente era venuto il momento di occuparmi dell’indice generale e di quello dei nomi; solo di una parte, non di tutto l’elenco.

 

L’uscita e una presentazione veramente speciale

La locandina (cliccateci sopra per vederla più grande)!


Il 21 marzo ho avuto l’ufficialità della data d’uscita. Non solo: tra venti giorni, il 29 aprile, alle 17
, si terrà la presentazione ufficiale.

Il luogo non è stato scelto a caso: è la basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, santuario e memoriale dei Nuovi Martiri del XX e XXI secolo affidato alla Comunità di Sant’Egidio. Quando l’avevo visitata la prima volta, ammetto che avevo qualche riserva nell’applicare il termine “martire” a cristiani non cattolici, men che meno a personaggi che non hanno come minimo la causa aperta per verificare l’uccisione in odio alla fede, ma ormai ho capito che è accettato piuttosto pacificamente.

Insieme agli autori, appunto Accattoli e Fusco, ci saranno don Angelo Romano della Comunità di Sant’Egidio, rettore della basilica, e il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.

A moderare l’incontro… ci sarò io! Ho parecchia trepidazione, soprattutto perché temo di parlare troppo e di esagerare com’è accaduto con monsignor Baturi, ma conto di farmi aiutare da chi è più esperto di me. Per loccasione ho pensato di dare una rinfrescatina al logo del blog: diventerà ufficiale dalla prossima Pasqua, ossia dal tredicesimo anniversario liturgico del primissimo post.

Penso poi che ci saranno presentazioni a Milano, come spero, e farò in modo di partecipare. Tenete d’occhio le mie pagine social, su Facebook e su Instagram: non tarderò ad aggiornarvi appena ne saprò di più.

 

Se un anno fa me l’avessero detto…

Se lo scorso novembre mi avessero detto che sarebbe successo tutto questo, riconosco che non ci avrei per nulla creduto. Nemmeno quando passerò per qualche libreria credo che riuscirò a crederci del tutto.

Lo so, non è ancora un lavoro vero e non so se mi frutterà qualcosa di più stabile. Era però un’occasione che non volevo lasciar cadere, o me ne sarei pentita per tutta la vita. Non mi sento arrivata né compiuta, ma sono comunque più che soddisfatta di questa prima esperienza editoriale.

A dirla tutta, è la prima che giunge a compimento, non in assoluto: delle altre, ancora in corso d’attuazione, conto di parlare a tempo debito. Intanto, spero che ringrazierete Dio con me!


Luigi Accattoli, Ciro Fusco, Nuovi Martiri - 433 storie cristiane nell'Italia di oggi, Edizioni San Paolo 2025, pp. 336, € 25,00 è disponibile nelle librerie fisiche e in quelle online.

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