Suor Elena Guerra, portatrice di frutti nello Spirito Santo
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Sant’Elena Guerra in un’immagine devozionale tratta da una vera foto (fonte) |
Chi è?
Elena
Guerra (al Battesimo, Elena Maria Antonietta) nacque a Lucca il 23 giugno 1835,
figlia di Antonio Guerra e Faustina Franceschi. Battezzata il giorno dopo la
nascita, ricevette la Cresima a otto anni e la Prima Comunione l’anno seguente.
La sua
famiglia le impartì un’educazione severa e fece in modo che non le mancasse
nulla di quanto una ragazza del suo tempo dovesse conoscere, ma lei, di
nascosto, imparò un po’ di latino ascoltando le lezioni impartite al fratello
Almerico, poi sacerdote. Ottenne però il permesso, durante il colera del 1839,
poté assistere i malati in campagna.
Nel
1857 rimase paralizzata: non potendo uscire dalla sua camera, lesse e meditò i
testi dei Padri della Chiesa; contattando alcune amiche, ideò la Pia Unione
dell’Amicizia Spirituale. Il 3 ottobre 1864, dopo otto anni, risultò guarita.
Cominciò
quindi un apostolato intenso: nel maggio 1867 entrò nella Pia Unione delle
Figlie di Maria, di cui divenne poi presidente. Dopo un pellegrinaggio a Roma
nell’aprile 1870, nel pieno del Concilio Vaticano I, volle offrirsi “vittima d’amore
e di espiazione” per il Papa, che al tempo era il Beato Pio IX.
Il 27
aprile 1871, giorno in cui Lucca ricorda la patrona santa Zita, Elena capì che
Dio voleva che lei abbracciasse la vita monastica. Con alcune aderenti alle
Amicizie Spirituali avviò quindi l’esperimento delle Future Adoratrici Perpetue
di Gesù Sacramentato, che si concluse dopo due anni.
Dietro
consiglio di don Nicola della Santa, parroco di San Martino di Lucca, Elena
accettò di dedicarsi all’educazione delle giovani, soprattutto delle figlie
della borghesia e della nobiltà. La comunità prese il via il 6 dicembre 1872 e
ottenne il benestare dell’arcivescovo monsignor Nicola Ghilardi.
Il 4
novembre 1882 Elena e le prime compagne vestirono l’abito religioso, senza però
cambiare il proprio nome di Battesimo: nascevano così le Suore di Santa Zita.
Il 18 settembre 1889 suor Elena fece la professione perpetua.
A circa
cinquant’anni capì che la devozione allo Spirito Santo, di cui aveva sempre
avuto coscienza, dovesse ridiventare un patrimonio dell’intera Chiesa. Diede
quindi alle stampe, nel 1889, la novena Il Nuovo Cenacolo, ma solo nel
novembre 1893 fu aiutata a capire che avrebbe dovuto parlarne a papa Leone
XIII: il 14 aprile 1885 gli scrisse la prima di tredici lettere e fu ricevuta
in udienza il 18 ottobre 1897.
Negli
ultimi dieci anni di vita, suor Elena soffrì molto per le accuse che le erano
state rivolte da una parte delle consorelle, secondo le quali, tra l’altro, lei
trascurava le suore per scrivere libri. Per tale ragione, il 20 settembre 1905,
fu esclusa dal governo della congregazione; le fu anche proibito di continuare
a scrivere.
L’8
marzo 1911 la Santa Sede riconobbe ufficialmente la congregazione, che aveva
intanto cambiato nome in Suore Oblate dello Spirito Santo. Suor Elena morì tre
anni dopo, l’11 aprile 1914, quell’anno Sabato Santo.
Fu
beatificata dal Papa san Giovanni XXIII (nella prima beatificazione del suo
pontificato) il 26 aprile 1959 e canonizzata da papa Francesco il 20 ottobre
2024. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca,
annessa all’Istituto Santa Zita, casa madre delle Oblate dello Spirito Santo,
mentre la sua memoria liturgica ricorre il 23 maggio.
Cosa c’entra con
me?
Non credo di aver sentito parlare di suor Elena prima del 2012: in quell’anno la mia parrocchia di nascita ospitò un gruppo di fedeli proveniente da Lucca, per l’Incontro Mondiale delle Famiglie che si sarebbe svolto a Milano, la mia città.
Il
sacerdote che guidava il gruppo lasciò alcune copie di un libro con gli atti di
un convegno in cui venivano messe in parallelo tre storie di donne sante
vissute a Lucca e contemporanee tra loro: santa Gemma Galgani, la Beata Maria
Domenica Brun Barbantini e, appunto, la Beata Elena. Credo però di averlo solo
sfogliato e mai più ripreso in mano. A Lucca, però, ero stata tra fine dicembre
e gennaio 2007; al tempo, di figure sante del luogo, conoscevo sì e no santa
Gemma (del mio legame con lei ho parlato qui).
La
notizia del decreto sul miracolo, lo scorso anno, è stata una vera sorpresa,
almeno per me; credo che non lo sarebbe stato, se fossi stata sua devota da più
tempo. Ho provato a consultare il sito ufficiale della sua causa, trovandolo
veramente densissimo e ripromettendomi di consultarlo più avanti, ma alla fine,
a causa degli altri miei impegni, non ho trovato il tempo per pensarci.
Anche
per questo, a ridosso della canonizzazione, ho ritenuto opportuno non parlare
di lei, proprio perché il legame che ci univa era pressoché inesistente. Avrei
potuto cementarlo più avanti, se fosse uscita qualche pubblicazione o se avessi
seguito qualche trasmissione su di lei.
Non ci
voleva molto: le redattrici dell’editrice Shalom, con cui ero entrata in
contatto per il libro che stavo scrivendo, riguardante il Venerabile Silvio Dissegna, mi
hanno informata che l’uscita era slittata perché avevano accelerato la
lavorazione di un altro volumetto, nella stessa collana, proprio in vista della
canonizzazione di suor Elena. Mi sembrava quindi un’occasione perfetta per
ordinarlo, appena fosse stato disponibile. Per leggerlo, tuttavia, ho aspettato
ancora qualche mese, mettendo in calendario il post per la successiva
Pentecoste.
Nel
frattempo, nel corso della mia ultima visita a Betania del Sacro Cuore di
Vische Canavese,
ho conosciuto un gruppetto di fedeli torinesi: uno di loro, particolarmente
devoto a santa Gemma, mi fece presente che conosceva benissimo anche la storia
di suor Elena ed era più volte stato a Lucca. Grazie a lui, mi sono ricordata
che la prima memoria liturgica dopo la canonizzazione poteva essere una
circostanza ancora più opportuna.
Ho
quindi preso il libro, anzi il “librino” come avrebbe detto lei, trovando quasi
immediatamente un elemento che ci lega: la passione per la scrittura. Nel corso
della vita, suor Elena ha scritto settantadue brevi opere: sessantatré sono
dedicate a temi religiosi, mentre le restanti trattano questioni relative all’educazione.
Ha anche collaborato con Il Corriere Toscano, con Il
Monitore Ecclesiastico e col quotidiano cattolico lucchese Esare, tanto
era il suo desiderio di portare a Dio le anime.
Anche
quando non era ancora religiosa amava scrivere. Lo fece soprattutto negli otto
anni che la costrinsero a restare nella sua camera, fondando la Pia Unione dell’Amicizia
Cristiana: le aderenti, che arrivarono a cinquecento, s’impegnavano a formarsi
anche sul piano sociale e a diffondere la stampa cattolica. Mi sembra qualcosa
di simile a quanto, pochi anni prima e sulle rive del lago d’Iseo, cercava di
realizzare santa Bartolomea Capitanio, con le lettere che inviava alle sue amiche.
Riguardo
la futura fondatrice delle Suore di Maria Bambina, mi è spesso venuto da
pensare che, vivesse oggi, userebbe i mezzi di comunicazione sociale per
allargare il suo cerchio di amiche e farle innamorare di Gesù com’era successo
a lei. Non diversamente credo che si sarebbe comportata anche suor Elena:
avrebbe potuto essere una di quelle missionarie digitali che oggi hanno così
tanto seguito. Davvero, come le riferì san Giovanni Bosco, a cui si era rivolta
per unire la sua opera a quella salesiana (un segno di buon senso, in un tempo
in cui le congregazioni femminili proliferavano), aveva «una penna d’oro»!
Lei esercitava la creatività anche in altri campi: aveva realizzato a pirografo un volto di Cristo e inventato un orologio, brevettato, che permetteva di segnare simultaneamente l’ora in varie parti del mondo, con un vantaggio tecnico, ma anche spirituale, ossia unirsi a tutte le Messe celebrate nel mondo. Questo indica, peraltro, che non aveva dimenticato la sua primitiva ispirazione a essere un’adoratrice perpetua. Qualcosa di simile avevo già visto nell’Orologio Eucaristico ideato dalla Venerabile Margherita Maria Guaini, fondatrice delle suore Missionarie di Gesù Sacerdote.
Mi
sento simile a lei anche per l’affetto che mi unisce alla mia famiglia, che
incoraggia i miei contributi sui media cattolici anche perché, in questo modo,
riesco a rendermi gradualmente più indipendente anche sul piano economico.
Elena sentiva la stessa esigenza: amava i suoi cari, ma sentiva che doveva
lasciare i vincoli che l’univano a loro.
Anche
nel suo caso, la lettura della vita di una Santa contribuì ad alimentare il suo
desiderio di servizio: si trattò di una biografia di sant’Angela Merici. La sua
devozione allo Spirito Santo, che dovrei fare un po’ più mia, invece, non
nacque dopo una lettura o una predicazione particolare: era già nel suo cuore
sin da quand’era piccola. È però cresciuta con lei, come devono fare tutte le
vere devozioni, tanto da condurla a interpellare di persona papa Leone XIII,
vincendo lo scrupolo d’indirizzarsi direttamente a lui grazie all’aiuto di
Erminia Giorgetti, un’umile suora di cucina.
In
effetti, il primo elemento che mi aveva colpita, quando ho consultato il suo
sito ufficiale, erano state le lettere che gli ha indirizzato, ben tredici.
Sono stata ancora più meravigliata quando ho appurato che il primo dei
documenti di papa Pecci sullo Spirito Santo, il Breve Provida Matris
Charitate, è datato 5 maggio 1895, meno di un mese dopo la prima lettera di
suor Elena. Questo dimostra una volta di più che i Papi, mettendosi in ascolto
dello Spirito Santo, non si sono fatti problemi di ricorrere alle donne, anche
in tempi in cui esse potevano agire limitatamente nella Chiesa.
In
rapporto alle altre relazioni con sante viventi del suo tempo, mi è venuto un
interrogativo: come mai non avesse aderito alla Pia Unione delle Sorelle della
Carità, ovvero il nucleo iniziale delle Suore Ministre degli Infermi di San
Camillo, pur avendo affiancato la loro fondatrice nel colera del 1839.
Di
converso, ho appurato che ha rifiutato la richiesta che santa Gemma le aveva
rivolto, ossia di entrare tra le Zitine. Il biografo padre Domenico Abbrescia
ipotizza che questo diniego non fosse motivato da astio verso di lei (tutt’altro:
suor Elena fu poi felice che ci si stesse impegnando per dimostrare la sua
santità), ma da una situazione difficile all’interno della sua comunità
religiosa, aggravata da una suora che vedeva dappertutto segni di misticismo;
evidentemente, temeva che Gemma avrebbe potuto entrare nell’orbita di questa
religiosa.
Infine,
mi ha addolorata leggere le pagine relative alla sua estromissione dal governo
delle Oblate dello Spirito Santo. Non è la prima volta che mi accade di sapere
che qualcuno, ispirato da Dio a dare vita a qualcosa di nuovo nella Chiesa,
finisce per essere messo da parte dai suoi stessi figli o figlie spirituali.
Nel caso di suor Elena, a questo dolore si è unita la proibizione, da parte di
monsignor Fanucchi, di continuare a scrivere libri. Umanissima e al tempo
stesso eccezionale mi è parsa la sua reazione: addolorata da una parte, ma
felice di continuare a servire il Signore in altri modi.
Ha testimoniato la
speranza perché...
Suor Elena è un’efficace testimone della speranza perché ha capito che, lasciando agire lo Spirito Santo in lei, si sarebbero compiute opere meravigliose, non certo per suo merito. L’ha testimoniata anche nel suo ruolo di educatrice: indirizzata a seguire le figlie della borghesia, riconobbe che bisognava accompagnarle a diventare spose e madri che infondessero speranza anche nelle inevitabili difficoltà della vita di famiglia.
Infine,
quando le era stata tolta anche la sua gioia più grande, ovvero scrivere per
far conoscere e amare specialmente la terza Persona della Santissima Trinità,
si è resa paradossalmente ancora più disponibile alla sua azione.
Il suo Vangelo
Partecipando alla celebrazione della Cresima nella mia parrocchia, la scorsa settimana, ho udito il vescovo celebrante rivolgere una richiesta ai cresimandi: domandare al proprio padrino o madrina come abbia fatto fruttare i doni dello Spirito Santo dalla Cresima in poi. Rifacendomi a quella domanda, mi viene da pensare che sant’Elena non solo abbia ricevuto tanti frutti dello Spirito, ma lei stessa ne sia diventata uno.
Vale
non solo per la fondazione della sua congregazione e per tutte le altre
espressioni della sua creatività, ma anche perché ha trasmesso a sua volta i
doni ricevuti, a cominciare da quella devozione che, come racconta negli
scritti autobiografici, nessuno le aveva insegnato e che non aveva assimilato
attraverso qualche lettura.
Il suo
ardore l’ha condotta a rivolgersi direttamente al Papa, ma da sola non avrebbe
mai osato: ascoltando la voce dell’umile Erminia, ha capito che quello era un
comando di Dio. Di conseguenza, non doveva farsi problemi a ricordare al
successore di san Pietro che lui, a sua volta, avrebbe dovuto raccomandare ai
cristiani di ripetere l’invocazione che saliva a Dio quando la Chiesa era
ancora, per così dire, in gestazione: solo in quel modo si sarebbe rinnovata la
faccia della terra.
In uno
dei suoi “librini”, Ossequi e preghiere allo Spirito Santo, ricordava
che non solo gli Apostoli e quanti erano con loro nel Cenacolo hanno ricevuto
la pienezza dei doni dello Spirito, ma molti altri santi, seppur senza prodigi
particolari. Da questo traeva una lezione:
Lo Spirito Santo in
tutte le età, in tutti i luoghi e con tutti i credenti è sempre il medesimo, ed
empie tutti quei cuori che trova vuoti: vuoti d’amor proprio, vuoti d’attacco
alle creature e ai beni della terra, e desiderosi di riceverlo.
In
questa prima sua memoria liturgica dopo la canonizzazione, viene da invocarla
perché aiuti tanti altri cuori a farsi riempire dallo Spirito, com’è successo a
lei.
Per saperne di più
Suor Maria Laura Quattrini (a cura di), I Santi del Messalino: Elena Guerra - La vita – Gli scritti, Editrice Shalom 2024, pp. 128, € 3,00.
La
piccola biografia uscita per la canonizzazione è divisa tra la parte più
strettamente dedicata alla vita e quella con estratti dalle sue lettere e dalle
sue preghiere.
Preghiere allo Spirito Santo, Editrice Shalom 2024, pp. 448, € 12.00.
Un
manuale di preghiere di autori antichi e recenti, che comprende anche una sezione
dedicata a suor Elena e alle sue preghiere.
Su Internet
Sito delle Oblate dello Spirito Santo
Sito non ufficiale (e non aggiornato alla canonizzazione) a cura di Gianfranco De Vincentis, con una nutrita sezione dedicata alle preghiere di suor Elena
Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi con un profilo biografico, l’omelia della canonizzazione e la Lettera Apostolica per la beatificazione
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