Alfredo Ildefonso Schuster: dedizione pastorale e santità personale
Chi
è?
Arazzo esposto in San Pietro per la beatificazione, da un dipinto di Alberto Borroni |
Lodovico Alfredo Schuster nacque a
Roma il 18 gennaio 1890, primogenito di Giovanni, sarto che aveva prestato
servizio tra gli zuavi pontifici, e della sua terza moglie Anna Maria Tutzer. Alla
morte del padre, visse in povertà, finché non venne ammesso alla scuola
dell’abbazia benedettina di San Paolo fuori le Mura, dove, il 12 novembre 1898,
cominciò il noviziato assumendo il nome di Ildefonso.
Ordinato sacerdote il 19 marzo 1904,
venne eletto abate nel 1918. Il 26 giugno 1929 venne nominato da papa Pio XI
Arcivescovo di Milano. Il 15 luglio dello stesso anno venne da lui creato
cardinale e, tre giorni dopo, consacrato vescovo.
L’8 settembre fece il suo solenne
ingresso nella sua nuova Diocesi. Nel corso del suo episcopato, lungo quasi
venticinque anni, compì quattro visite pastorali (la quinta rimase incompleta),
indisse cinque sinodi diocesani e promosse l’edificazione della sede del
Seminario a Venegono Inferiore. Fu lì che, costretto dai medici a riposarsi,
morì alle 4:35 di lunedì 30 agosto 1954.
Appena tre anni dopo, partì la fase
diocesana del suo processo di beatificazione, durato dieci anni e integrato da
un processo nel Vicariato di Roma. Nel 1989, la sua positio super virtutibus venne trasmessa alla Congregazione vaticana
per le Cause dei Santi; cinque anni dopo, venne dichiarato Venerabile.
A seguito dell’approvazione di un
miracolo per sua intercessione (la guarigione di madre Maria Emilia Brusati da
glaucoma binoculare), è stato beatificato da san Giovanni Paolo II a Roma, il
12 maggio 1996. I suoi resti mortali sono esposti alla venerazione dei fedeli
in un’urna sotto l’altare della Virgo
Potens, nella navata destra del Duomo di Milano.
Cosa
c’entra con me?
Dato che sono ambrosiana di nascita,
un personaggio come questo Beato avrebbe dovuto essermi da sempre noto, invece
non è stato così. Il mio primo approccio con lui è accaduto sul finire degli
anni del catechismo, quando venne regalato a ciascun bambino del mio oratorio
un opuscolo in parte realizzato a fumetti, intitolato Servo umile e fedele, edito nell’imminenza della beatificazione; ora
è fuori catalogo, ma chissà che non decidano di ristamparlo. All’epoca non ero
molto coinvolta nelle questioni della mia Diocesi (sapevo sì e no che l’arcivescovo
era il cardinal Martini) per cui non ricordo di esserne rimasta impressionata
più di tanto.
Per fare in modo che riscoprissi la
sua importanza c’è stato bisogno che una mia amica, che pensava di doversi fare
religiosa, nel leggere la biografia di quello che avrebbe dovuto essere il suo
Fondatore scoprì che tra lui e l’allora abate Schuster c’era un ottimo
rapporto, tanto che lo considerava uno dei suoi consiglieri spirituali. Da
allora, quasi ogni volta che io e lei ci vedevamo, facevamo tappa obbligata
presso la sua urna, per chiedergli di vegliare sulla sua vocazione.
Dato che lei voleva conoscerlo
meglio, mi chiese di procurarle qualche libro che ne parlasse. Il mio punto di
partenza fu il Santuario di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso a Milano,
dove avevo visto che erano conservate alcune reliquie (se la memoria non m’inganna,
un suo abito e il calco della sua maschera funeraria), ma poi mi sono messa a
curiosare anche nelle librerie cattoliche. Benché alla fine la mia amica abbia
riconosciuto che la consacrazione religiosa non le si confaceva, la ricerca che
ho compiuto è servita anzitutto a me.
Non molto tempo dopo, ho scoperto un
aspetto che le biografie ufficiali trattano solo tangenzialmente: la sua
attenzione verso le prime esperienze di Istituti Secolari. Una giornalista che
conosco, infatti, mi aveva dato l’incarico retribuito di compiere delle
ricerche presso l’archivio storico del Comune di Milano, circa l’attività come
consigliere comunale di Ezia Fiorentino, membro di spicco dell’Azione Cattolica
Femminile ambrosiana degli anni ’20. L’Arcivescovo la sostenne nel suo progetto
di fondazione di un nuovo istituto religioso, cui diede egli stesso il nome di
Missionarie del Sacerdozio Regale di Cristo. Penso proprio che sia stato uno
dei segni con cui lui si è reso attento alla società che lo circondava,
contrariamente allo stereotipo del “monaco in prestito” se visto in maniera
scorretta.
Quanto agli aspetti che me lo
rendono affine, li ho riscontrati nelle sue accurate indagini sull’arte e sull’archeologia
cristiana, pur con i mezzi e le conoscenze a disposizione al suo tempo,
confluite nel dono alla Diocesi ambrosiana di numerosi “corpi santi” esumati
dalle catacombe romane. Ma la vicinanza dei Santi era per lui insostituibile,
tanto da fargli scrivere alla sorella Giulia, poi religiosa tra le Figlie della
Carità di San Vincenzo De Paoli, di trovarsi benissimo in quel mondo. E aveva
appena diciassette anni!
Ciò non implica, tuttavia, che anche
dopo si sia estraniato dall’epoca nella quale Dio l’aveva fatto nascere: basti
pensare ai suoi numerosi tentativi, a volte male interpretati, di far entrare
il Vangelo anche in quegli organismi e istituzioni che volevano invece
sradicarlo dalla società.
Il
suo Vangelo
Il Beato cardinal Schuster è uno di
quei personaggi tanto complicati che risulta difficile estrarre un solo
pensiero valido per gli uomini di oggi, tra i tanti lasciati alla gente della
sua Diocesi e non solo. Potrei avere gioco facile riportando il suo ultimo
ricordo ai seminaristi di Venegono, con l’invito alla santità, ma ho trovato
una frase estratta da un suo intervento, edito sulla Rivista diocesana milanese col titolo Semplificare la vita.
Dopo aver commentato che le grandi
adunate ecclesiali sono importanti, ma rischiano di avere poca influenza sui
singoli, lui invita ciascuno a ritornare al proprio posto ordinario:
È
così che potremo offrire a Dio una attività seria, eminentemente
soprannaturale, ben pensata, provvida, opportuna e veramente corrispondente ai
bisogni odierni della Casa di Dio, che è la Chiesa. È necessario semplificare
la nostra vita, per renderla più vera, più una, più soprannaturale, più di Dio
e delle anime.
Vita semplificata e riuscita, quindi
santa, fu dunque la sua, all’insegna di quella dicotomia che ho inserito nel
titolo, mutuandola dall’omelia che il Vicario Generale, monsignor Delpini, ha
pronunciato ieri nel nostro Duomo, nell’Eucaristia celebrata nei primi Vespri
della sua memoria liturgica. In molti si domandano perché non sia
ancora stato elevato ai massimi onori degli altari, ma io immagino che, tra le
numerosissime persone che ancora si inginocchiano e pregano davanti alle sue
spoglie, ci sia qualcuno che chieda a Dio un miracolo per sua intercessione.
Per
saperne di più
Ennio
Apeciti, Ciò che conta è amare. Vita del
beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Centro Ambrosiano 1996, pp. 96,
€ 2,58.
Un lavoro agile, con un buon
inquadramento storico, adatto per chi desidera un primo approccio alla sua
vicenda.
Luigi Crivelli, Schuster. Un
monaco prestato a Milano,
San Paolo Edizioni 1996, pp. 236, € 13,43.
Un’opera più complessa, che approfondisce anche le questioni del rapporto
col fascismo.
Alfredo
Ildefonso Schuster, Pagine vive su la
liturgia, la catechesi e la spiritualità, a cura di Inos Biffi, NED 2004,
150 pp. € 9,00
Un’antologia di testi pubblicata, per
iniziativa del Capitolo Metropolitano e della Parrocchia di S. Tecla nel Duomo
di Milano, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte.
Su
Internet
Nemmeno il Portale dell’Arcidiocesi
di Milano ha una sezione tutta per lui, ma ospita ugualmente molti articoli a riguardo.
“Ildefonso Schuster: scommettere sull'Italia”, documentario prodotto da Rai Vaticano
andato in onda su RaiUno il 15 ottobre 2012.
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