Terra Santa 2014 # 6: Magdala e dintorni



Prima di partire per Betlemme, sono state previste alcune tappe intermedie: il Magdala Center e gli annessi scavi archeologici, un momento di riposo e meditazione sul lago di Tiberiade, una breve visita a Cafarnao e il Monte delle Beatitudini. Non sono mancate occasioni perché noi del coro facessimo sentire le nostre voci, a volte molto bene, altre un po’ meno. Ma andiamo con ordine, dopo la solita nota circa le foto: dove non è indicato lautore, sono opera mia.

Domenica 10 agosto
10:00 – A Magdala: voci nel silenzio

Il Magdala Center, coordinato dai Legionari di Cristo, ha lasciato molti di noi senza parole, a cominciare dall’ambiente d’ingresso. Si tratta di un vero e proprio monumento alle donne nella Chiesa: quelle di cui gli evangelisti hanno tramandato i nomi, ma anche quelle sconosciute.
La meraviglia ci ha presi ancora di più entrando nella cappella più grande, dove avremmo di lì a poco partecipato alla Messa. Dietro l’altare, la cui forma ricordava una barca con tanto di pennone, si stagliava una finestra che permetteva di vedere per bene il lago, un po’ come quella analoga nella chiesa del Dominus flevit.
Seguendo le indicazioni di Filippo, ci siamo sistemati nelle panche e, dopo alcune prove, è iniziata la Messa, presieduta da don Bortolo e concelebrata da altri due sacerdoti. Il più giovane dei tre, prima della benedizione, ci ha rivolto un ringraziamento incredibile: se è vero che gli angeli partecipano silenziosamente a ogni Messa, in quella circostanza si erano fatti sentire attraverso di noi. In ogni caso, penso che ci abbiano dato un aiuto notevole, nei brani che abbiamo cantato durante il rito e al di fuori di esso.
Stavamo quasi per andarcene, quando il nostro direttore, dopo aver esaminato l’ingresso, ci ha chiesto di disporci in cerchio e di intonare Mentre il silenzio. Ci siamo concentrati, poi abbiamo iniziato a cantare. Purtroppo non dispongo ancora di un filmato di quell’esecuzione, ma vi assicuro – e i miei compagni possono confermarvelo – che è stata una delle migliori di quel pezzo del nostro repertorio.
Dopo esserci rinfrescati al termine di quell’intensa esibizione, abbiamo visitato gli scavi archeologici. Se ho ben capito, non sono iniziati da molto e hanno bisogno di ulteriori apporti economici per proseguire.

13:25 – Sulla riva del lago

Foto di Simone Galli
Il pranzo di quel giorno non poteva aver cornice migliore del lago, detto anche Mare di Galilea. Molti di noi si sono tolti le scarpe per rinfrescare almeno i piedi, dato che eravamo in un punto non balneabile, mentre altri si sono accomodati all’ombra. Terminato il nostro breve pasto (stavolta niente hummus, ma focaccine alle erbe), abbiamo ascoltato don Bortolo leggere e spiegare il brano del Vangelo di Giovanni dove si racconta l’apparizione di Gesù Risorto ai pochi discepoli rimasti, con le tre domande a san Pietro.
Dal canto mio, pensavo al mio amico don Pierluigi, che ha scelto proprio una frase da quell’episodio come motto per la sua ordinazione. Avrei voluto indossare la maglietta commemorativa di quel giorno, ma non l’ho trovata mentre facevo le valigie; inoltre, è completamente nera, per cui non era il massimo da mettere in un clima caldo e assolato come quello dove mi trovavo.
Subito dopo, ho provato a istituire un parallelo con il Vangelo che avevamo ascoltato poco prima a Messa. A differenza di quella circostanza, Pietro non chiede al suo Maestro una conferma: si fida di quell’esclamazione gioiosa del discepolo amato e si tuffa in acqua. Giunto a riva, trova il fuoco già acceso per cuocere il pesce e, allo stesso modo, riaccende in sé quello stesso amore che l’aveva fatto prorompere in espressioni quasi esagerate. Lo stesso vale per me: mi fido di quello che altri discepoli mi hanno detto del Signore e chiedo loro tanto aiuto per continuare a dirgli: «Tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».

16:40 – In cerca di felicità

Al Monte delle Beatitudini abbiamo riflettuto sulle vere ragioni della nostra felicità, su quello che realmente ci appaga e non ci lascia delusi. Tutti cercano la felicità, in effetti, ma solo pochi sanno che si può trovare nel Signore: l’ha detto Lui stesso, chiaro e tondo.
Io stessa ne sono consapevole; tuttavia, quando mi sento presa in giro per certi modi in cui esprimo ciò in cui credo, non mi sento esattamente in vena di esultare. Però so che è possibile perché tanti, prima di me, ci sono riusciti: non a caso, leggiamo il brano collegato a quel luogo il giorno di Tutti i Santi. Accostarmi alle loro storie deve servire anzitutto a me, poi a chi capita da queste parti, così da fornire un motivo di speranza e felicità in più.

15:00 – Rapidamente a Cafarnao

Prima di ritornare a Nazaret, abbiamo potuto continuare ad ammirare il lago da Cafarnao, gironzolando per i resti dell’antica cittadina o sostando, al fresco, nell’avveniristica (per usare un eufemismo) chiesa intitolata a san Pietro.
Nel pochissimo tempo a disposizione, ho pensato a come lui sia stato chiamato a seguire Gesù nella sua stessa città e, per questo, abbia lasciato la sua famiglia d’origine e quella acquisita, chiedendogli il coraggio di poter fare un giorno altrettanto, se mi verrà richiesto.




Lunedì 11 agosto
Sbagliare (cantando) è umano

La chiesa superiore della Basilica dell’Annunciazione è stata il luogo dove abbiamo celebrato la nostra ultima Messa a Nazaret. Al termine, come a Magdala, ci siamo disposti in tondo attorno
all’apertura da cui si vede la grotta dell’annuncio e abbiamo intonato il Magnificat di Beppe Cantarelli totalmente a cappella. Per distrazione o perché inebriati dalle nostre stesse voci, abbiamo dimenticato la parte finale del brano, ripetendo invece due volte le medesime parole. Ho cercato di riparare tornando a cantare dal punto dove ci eravamo interrotti, ma sono stata presto zittita.
In un posto dove ricordavamo l’umiltà della Madonna nei confronti di un piano più grande di lei, è come se ci fosse stato ricordato che siamo solo dei mezzi a disposizione di Dio. Tutto ciò che siamo, incluse le nostre voci, è dono Suo e non dobbiamo esaltarci troppo quando riceviamo applausi e complimenti.

11:35 – Con lo zelo di Elia

Anche questa è di Simone Galli
Lungo la strada per Betlemme, abbiamo avuto occasione di compiere un paio di altre visite.
Giunti a Haifa, abbiamo brevemente ammirato i Giardini Bahá'í, potati alla perfezione, per dirigerci subito dopo al convento Stella Maris, casa madre dell’Ordine Carmelitano. È stata l’occasione per riscoprire la figura del profeta Elia, rileggendo il brano del primo libro dei Re dove si racconta la sfida tra lui e i falsi profeti di Baal.
Mi sento molto affine a questo personaggio, in particolare nei suoi anni giovanili, quando dichiarava: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti». Il mio direttore spirituale, però, mi ha più volte messa in guardia: a suo dire, soprattutto nella Chiesa, l’eccesso di zelo fa più danni dell’eccesso di pigrizia. Per questo motivo, scendendo nella grotta che tradizionalmente viene riconosciuta come l’abitazione di Elia, gli ho chiesto la grazia di accendermi per il Signore, ma solo quando occorre.

Nel pomeriggio, dopo alcune orette di viaggio, siamo arrivati a Betlemme, terza e ultima grande tappa del pellegrinaggio. Dovevamo riposarci per bene, dato che, dall’indomani, ci aspettavano giochi coi bambini del posto, visite a nuovi luoghi interessanti e il servizio in cucina. Ma di questo parlerò nei prossimi articoli.

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