Suor Faustina Kowalska, immagine e portavoce della Divina Misericordia
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Chi è?
Helena Kowalska nacque il 25 agosto 1905 nella
cittadina polacca di Głogowiec, terza dei dieci figli di Marianna e Stanislas
Kowalski, contadini. A sette anni ebbe la percezione di sentirsi chiamata a una
vita più perfetta. Una volta cresciuta, manifestò il suo desiderio al padre,
che glielo negò.
A circa vent’anni comprese che non doveva più far
aspettare il Signore: bussò quindi alle porte di vari conventi, ma venne sempre
respinta. Alla fine, dopo aver lavorato come domestica per mettere insieme la
necessaria dote, fu accolta il 1° agosto 1925 dalle Suore della Beata Vergine
Maria della Misericordia a Varsavia. Il 30 aprile 1926 iniziò il noviziato e
assunse il nome di suor Maria Faustina.
Anche a causa della sua salute, svolse
prevalentemente servizi umili nelle case di Varsavia, Płock, Wilno e Cracovia.
Intanto, il Signore le si manifestava in varie maniere visibili, rivelandole
varie modalità per diffondere nel mondo la devozione alla sua Misericordia.
Dietro ordine del suo direttore spirituale, don Michał
Sopoćko, suor Faustina iniziò la stesura di un diario (composto di sei
quaderni) dove raccontò anzitutto cosa la misericordia divina avesse operato in
lei, poi anche le visioni e le comunicazioni, non escludendo i momenti di
aridità e di prova.
Affetta da tubercolosi, morì alle 22.45 del 5
ottobre 1938 presso il convento di Cracovia-Łagiewniki; aveva 33 anni. Solo
dopo la sua morte il culto della Divina Misericordia, secondo le forme che le
erano state rivelate, si diffuse in Polonia e non solo, pur subendo una battuta
d’arresto a metà del secolo scorso, a causa di una Notifica da parte della
Santa Sede. Nel 1978 la proibizione venne a cadere, anche ad opera di un
documento redatto dal cardinal Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia, di lì a
poco eletto Papa col nome di Giovanni Paolo II.
La causa di suor Faustina si è svolta nella diocesi
di Cracovia dal 1965 al 1967, ma solo nel 1990 è stata convalidata la fase
informativa. Beatificata da san Giovanni Paolo II il 18 aprile 1993 a Roma, è
stata da lui canonizzata il 30 aprile 2000. I suoi resti mortali sono venerati
nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki, mentre altre
reliquie sono conservate nella chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma. La sua
memoria liturgica è il 5 ottobre.
Con il Decreto Misericors
ac miserator Dominus della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti, del 5 maggio 2000, al titolo della II domenica di Pasqua è
stata aggiunta la dizione “o della Divina Misericordia”, portando quindi a
compimento una delle richieste presentate a santa Faustina.
Cosa c’entra con me?
Il
mio contatto iniziale con santa Faustina e con la forma di devozione di cui si
fece portavoce è avvenuto, come altre volte e come immagino sia accaduto ad
altri, tramite un santino. Una delle mie cugine di Napoli, infatti, aveva
messo, nella stessa cornice a capo del letto, che già ospitava una riproduzione
in grande del Volto Santo venerato a Capodimonte, un’altra
immagine del volto di Gesù, che sotto aveva il simbolo del Sacro Cuore e la
frase “Gesù, confido in te”. Sul retro, era riportato il testo della Coroncina
della Divina Misericordia, dove la suora polacca era qualificata ancora come
Serva di Dio. Ero ancora piccola e credevo che i Servi di Dio fossero, per così
dire, dei sotto-santi, quindi non degni di considerazione, per cui ho lasciato
perdere.
Non
molto tempo dopo, mi sono accorta che la stessa immagine – ancora il solo volto
di Gesù e il Sacro Cuore – compariva sulla copertina di un libro di preghiere
appartenuto alla nonna di un’altra mia cugina di parte materna. Era così
consumato e rovinato anche dai gatti di casa, che era tenuto insieme solo con
il nastro adesivo. Tuttavia, l’espressione di quel volto mi provocava un certo
imbarazzo ogni volta che l’incrociavo.
Nel
frattempo, suor Faustina fu dapprima beatificata, poi canonizzata, ma io non me
ne ero importata granché. A parecchi anni di distanza da quel primo contatto,
rientrò nella mia vita tramite un altro opuscoletto. Riportava la Novena e la
Coroncina e mi fu regalato da una mia vecchia (anche nel senso di anziana)
comparrocchiana; credo proprio che fosse il Giovedì Santo di dieci anni fa
esatti. Ho accettato per cortesia, ma non mi sono applicata a seguire la Novena
a partire dall’indomani, semplicemente perché ritenevo che quella pia pratica
mi distraesse dai riti del Triduo Pasquale, che solo allora stavo iniziando ad
approfondire.
Poco
dopo la morte di san Giovanni Paolo II, ricordo di aver visto un documentario
su Canale 5, in cui si parlava in maniera più diffusa del suo legame con la
Divina Misericordia e con la sua santa conterranea. Tra l’altro, ho scoperto
allora dell’esistenza dei due quadri di Gesù Misericordioso: quello di
Eugeniusz Kazimirowski, conservato a Vilnius nell’attuale Lituania, e quello di
Adolf Hyla, diventato canonico per le altre riproduzioni (alcune, va detto, al
limite del cattivo gusto).
Non
trascorse molto tempo, quando alcune mie conoscenti ebbero l’idea di
coinvolgermi a pregare tutti i giorni la Coroncina per una nostra comune amica,
la cui vocazione religiosa era a rischio per una malattia. Penso sia stato
allora che mi sono accostata più seriamente a quella devozione, anche se era
ancora abbastanza meccanica.
Quasi
in contemporanea, nel volume di ottobre dell’enciclopedia I Santi nella Storia, mi saltò all’occhio la descrizione della vita
di santa Faustina, che mi sorprese non poco. Ecco il motivo: ero convinta che
avesse sbandierato a destra e a manca le sue visioni, quando invece le rivelò a
pochissimi e, in ogni caso, le riteneva secondarie rispetto al messaggio già
contenuto nella Sacra Scrittura. Eppure, neanche allora sono andata più in là.
Un
annetto più tardi, sono andata a fare un giro in una libreria religiosa con una
mia carissima amica, che tra l’altro si è sposata proprio oggi. In
quell’occasione lei comprò una statuetta che riproduceva l’immagine di Gesù
Misericordioso, anche se mi pareva molto dozzinale. Mi disse che avrebbe voluto
farla benedire, così l’ho portata da un anziano sacerdote che conoscevo e che,
da buon conoscitore di fenomeni mistici e simili, c’interrogò sul significato
dei due raggi che uscivano dal cuore di Gesù. Grazie a Lui, sapevo bene che
rappresentano il sangue e l’acqua, ossia i Sacramenti che li veicolano.
Non
più di tre anni fa, infine, poco prima di lasciare la mia vecchia comunità
parrocchiale, tra i libri che rischiavano di andare al macero, c’era anche
un’edizione del Diario che rimontava all’epoca della beatificazione. Pensando
che effettivamente mancava alla mia biblioteca, ma anche che nella sostanza non
doveva essere dissimile dalla versione attualmente in commercio, non ho perso
occasione per portarmelo a casa. Temevo di fargli fare la fine della Storia di un’anima di santa Teresa di
Gesù Bambino, che avevo divorato nel giro di due settimane, per cui l’ho solo
leggiucchiato nelle prime pagine, ma già quelle mi hanno lasciato
un’impressione profonda. In particolare mi ha colpita il racconto di quando,
durante una festa da ballo, Helena vide il Signore coperto di piaghe, che l’invitava a
non farlo più aspettare.
Il
mio iniziale snobismo verso questo culto ha gradualmente lasciato il posto a
un’accettazione obbediente. Per una volta che le autorità ecclesiastiche
avevano visto del buono in alcune rivelazioni private, valeva la pena di dar
loro retta. Ad essere sincera, resto tuttora del parere che, se il cardinal Wojtyła non fosse mai stato eletto Papa, suor Faustina sarebbe stata
annoverata tra le tante mistiche o veggenti della storia della Chiesa. Di
conseguenza, anche la devozione alla Divina Misericordia secondo le forme che
le furono rivelate sarebbe rimasta tra le tante pratiche, più o meno buone, che
circolano nel popolo di Dio. Insomma, si tratta dell’ennesimo caso di persona
giusta nel posto giusto, affinché l’esperienza di una credente potesse influire
su tanti altri, anche a distanza di molti anni.
Ha testimoniato la misericordia perché…
Al
di là delle manifestazioni visibili del Signore, ora Crocifisso ora glorioso, a volte anche Bambino,
che ebbe, santa Faustina ha riconosciuto la misericordia divina all’opera
anzitutto nella propria anima, come ha efficacemente sintetizzato nel
sottotitolo del suo Diario.
Dall’infanzia
in cui aveva intuito che Lui la voleva come sposa, al periodo in cui tralasciò
quel pensiero, fino a quando il Suo invito non si fece più pressante, tutto ha
contribuito a farle capire la Sua presenza nell’agire della sua storia
personale. Anche quando, per provvidenziale coincidenza, entrò in una
congregazione dedita alle opere di misericordia specie verso le donne abbandonate
e le ex-prostitute ed ebbe non pochi dubbi sulla propria vocazione, l’invito
dello Sposo divino la consolò e la rafforzò. Se avesse ceduto, non sarei qui,
oggi, a raccontare il suo influsso su di me.
Se
invece dovessi trovare un’opera di misericordia che la caratterizzi in maniera
specifica, credo che sceglierei quella che prescrive di pregare Dio per i vivi
e per i morti. Sicuramente lei lo ha fatto spesso, con parole proprie o con
quelle che le vennero suggerite per la Coroncina, che è essa stessa un potente
mezzo d’intercessione.
Il suo Vangelo
Di conseguenza, anche il suo modo d’incarnare il
Vangelo passa per forza di cose attraverso il concetto di misericordia, che le
si era mostrato come il più grande attributo di Dio. Oggi papa Francesco, sulla
scorta dei suoi predecessori, porta avanti la riflessione su questo tema,
arrivando a dire che non è solo un attributo, ma il nome stesso di Dio,
esattamente come quello di Padre.
Nell’umiltà di questa giovane suora, che
meriterebbe di essere meditata al pari delle sue riflessioni spirituali,
possiamo oggi vedere davvero ciò che lei pregava e sperava di essere:
O mio Gesù, ognuno dei Tuoi
santi rispecchia in sé una delle Tue virtù; io desidero rispecchiare il Tuo
Cuore compassionevole e pieno di misericordia, voglio glorificarlo. La Tua
misericordia, o Gesù, sia impressa sul mio cuore e sulla mia anima come un
sigillo e ciò sarà il mio segno distintivo in questa e nell’altra vita.
Per saperne di più
Santa Maria Faustina
Kowalska, Diario – la misericordia divina
nella mia anima, Libreria Editrice Vaticana 2007, pp. 984, € 12,00.
L’ultima
edizione del Diario, diventato un classico della letteratura religiosa.
Lettere di Santa Faustina Kowalska, Libreria Editrice Vaticana 2013, pp. 232, € 6,00.
Ideale
complemento del Diario, permette di scoprire come la Santa abbia portato avanti
la missione ricevuta, mediante la corrispondenza con le consorelle e col
direttore spirituale.
Natale Benazzi (cur.),
Santa Faustina Kowalska – I semi della
Misericordia, San Paolo Edizioni 2015, pp. 64, € 4,50.
Via
di mezzo tra una biografia breve e un piccolo manuale di preghiere, utile per
un approccio semplice alla sua storia.
Elena Bergadano, Faustina Kowalska – Messaggera della Divina
Misericordia, Paoline 2003, pp. 180, € 10,00.
Un
volume più ampio, divulgativo, con un’appendice che contiene un’antologia di
testi dal Diario e dagli scritti.
Ewa K.
Czaczkowska, Suor Faustina Kowalska - Biografia di una santa, San Paolo Edizioni 2014, pp. 480, € 29,50.
La
biografia più recente e documentata.
Su Internet
Sito ufficiale del Santuario della Divina
Misericordia a Cracovia-Łagiewniki
Sito ufficiale della chiesa di Santo Spirito in
Sassia
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