Squarci di testimonianze #35: la missione fra le donne di Timor Est di suor Alma Castagna
Lo scorso 24 ottobre ho partecipato alla Veglia Missionaria nel Duomo della mia città, come membro del coro che avrebbe accompagnato la celebrazione. A dirla tutta, i cori erano due: il Gruppo Shekinah, di cui faccio parte, ed Elikya, collegato al Centro Orientamento Educativo (COE) di Barzio. Ovviamente eravamo distanziati, nel rispetto del DPCM allora in vigore; in ogni caso, eravamo meno del solito.
Appena sono entrata dall’ingresso che dà su via Carlo Maria Martini, ossia di fronte al Palazzo dei Canonici e al Museo del Duomo, ho notato alcuni volontari che inserivano dei segnalibri nei libretti della veglia: erano le immagini con la preghiera per la Giornata Missionaria Mondiale. Ho pensato che fosse solo un gesto gentile, o comunque un modo per far avere a tutti la preghiera.
Solo al termine della Veglia ho saputo il vero motivo, per bocca di don Maurizio Zago, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale Missionaria. Su ogni segnalibro, infatti, era riportato l’indirizzo di posta elettronica di un missionario nativo della nostra Diocesi, a cui bisognava scrivere e, soprattutto, per il quale bisognava pregare. Anche l’Arcivescovo monsignor Delpini ha raccomandato di farlo, non aggiungendo quindi nessuno dei suoi tipici “editti”.
Ho letto sul volto di alcuni dei miei compagni, a dispetto della mascherina, un evidente disappunto: nei nostri libretti non c’era nulla. Anch’io ero un po’ dispiaciuta, ma speravo di rifarmi se avessi trovato, sulle panche dove nessuno si era seduto, un libretto in più col relativo segnalibro (don Maurizio aveva pure raccomandato ai presenti di portare via il proprio sussidio, sempre per ragioni di sicurezza sanitaria). Volevo prenderne uno anche per la mia migliore amica, da consegnarle appena ci saremmo riviste.
Così mi sono guardata intorno per recuperarlo, mentre allo stesso tempo cercavo un gruppetto di Missionarie di Maria – Saveriane: avevo appuntamento con loro per ricevere la più recente biografia della loro fondatrice, la Venerabile Celestina Bottego.
Su una delle panche della navata centrale, verso sinistra per chi guarda l’altare maggiore, effettivamente ce n’erano due. Li ho presi entrambi, ma ho deciso di fare la mia prima offerta per il missionario che mi era capitato: non prima di essere arrivata a casa, avrei scelto quale dei due aprire e vedere a chi dovessi scrivere.
A dire il vero, mi ero sentita dissuadere interiormente: il missionario in questione rischiava di finire in qualche guaio, come non poche volte è capitato a persone per le quali ho scelto di pregare o alle quali ho proposto di diventare miei fratelli o sorelle spirituali. Proprio per questo, mi è venuto subito da rispondere, dovevo prendere il suo nome: così avrei avuto un’altra possibilità per migliorare il mio modo di entrare in relazione con persone del genere. Di certo, gli o le avrei scritto non più di una volta al mese.
Il mio stupore è stato grande quando ho scoperto che mi era capitata una donna, anzi, una suora; meglio ancora, una Figlia di Maria Ausiliatrice, quindi parte della Famiglia Salesiana, suor Alma Castagna, attualmente a Dili, capitale di Timor Est. Avevo una vaga idea di dove collocare quel Paese, ossia in un’isola del continente asiatico. Allo stesso tempo, avevo dedotto che la religiosa avesse la mia età, dato che, nell’indirizzo e-mail, c’era un “84” che mi faceva pensare che fossimo coetanee.
Ho provato a vedere sul sito del suo Istituto se per caso non ci fosse qualche articolo su di lei. Mi sono accontentata degli articoli sulla visita canonica, domandandomi quale fosse il suo volto nelle varie foto, come in quella di gruppo che ho riportato in apertura.
Il giorno dopo le ho scritto per la prima volta, raccontandole anche un po’ di me. In più, ho pensato di rifarmi all’esempio della Santa patrona delle missioni, Teresa di Gesù Bambino, come già avevo fatto altre volte, con alcuni amici seminaristi, ora sacerdoti. Nel suo epistolario con i due giovani missionari che la Priora (una delle sue sorelle di sangue, peraltro) le aveva affidato nella preghiera, don Maurice Barthélémy-Bellière e padre Adolphe Roulland, lei aveva chiesto a entrambi le date significative del loro cammino di fede.
In più, le ho riferito che scrivo per la rivista dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna, diffusa anche all’estero nelle comunità salesiane. Infine, le ho raccontato della mia appartenenza al Gruppo Shekinah.
Pochissime ore dopo – io le ho scritto alle 19.42, ma da lei erano le 3.42; quando mi ha risposto, da lei era mezzanotte e 35 del 26 ottobre, ovvero le 8.35 ora di Roma – è arrivata la sua risposta. Suor Alma non è nata nel 1984 come me, ma in quell’anno ha emesso la prima professione religiosa. È a Timor Est dal 1992 e ha alle spalle una laurea in Medicina, ottenuta nella stessa università dove io ho studiato Lettere antiche. Quanto all’origine, è di Lecco. È stata molto felice che io abbia preso il suo indirizzo, perché altrimenti nessuno dei presenti alla Veglia avrebbe pregato per lei (devo cercare di andare dalla mia amica per darle la “sua” missionaria, che per inciso è una laica del COE).
Anche lei apprezza i canti di Shekinah, a tal punto da usarli per gli incontri alle giovani suore native del posto, che studiano un po’ l’italiano (amici e compagni che mi leggete, non lo trovate fantastico?). Conosce il direttore della rivista, anche se non mi ha detto se la riceve; in ogni caso, mi ha promesso che avrebbe letto anche questo blog.
Proprio due giorni fa ha dimostrato di averlo fatto sul serio. Oltre a rivolgermi i suoi complimenti, mi ha segnalato un errore non da poco, nell’ elenco non ufficiale dei Santi, dei Beati, dei candidati agli altari e dei Testimoni della diocesi di Milano: avevo riportato il Beato Giovanni Mazzucconi tra i Beati morti nel territorio diocesano, non tra quelli oriundi e affiliati, essendo lui morto martire in Papua Nuova Guinea. Ho corretto immediatamente, vergognandomi di uno sbaglio simile, tanto più che a Mazzucconi avevo dedicato anche un post.
Oggi, invece, mentre scorrevo la Rassegna Stampa curata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della mia diocesi, ho visto il riferimento a un articolo di Avvenire in cui si parlava di una certa suor Alma a Timor Est: era sicuramente lei. Mia madre, come a volte accade, non capiva perché avessi esclamato che era la “mia” suora, anche se le ho precisato che si trattava di una persona vivente.
L’articolo è a firma di Antonella Mariani, rientra nella rubrica Protagoniste ed è visualizzabile anche sul sito del quotidiano. Grazie a esso, ho avuto altri dettagli sulla mia nuova sorella spirituale, a parte quelli di cui mi aveva già messa a conoscenza.
Dopo aver letto l’articolo, forse credo di aver capito perché Dio abbia voluto assegnarla a me: perché mi rendessi conto della necessità di aiutare, da donna, chi si sta impegnando perché tante bambine e ragazze siano consapevoli della propria specifica dignità. Proprio un incontro con una giovane mamma, dichiara suor Alma nell’articolo, le ha aperto gli occhi di fronte alla serietà con cui le donne di Timor Est portano avanti il loro compito di madri.
Anche lei, a modo suo, lo è, non solo perché ha la responsabilità sulle dieci case a Timor e sulle tre in Indonesia. Alle allieve delle scuole e alle orfane, insieme alle consorelle (venticinque suore e cinque novizie in tutto, ma la Provincia conta un centinaio di religiose), cerca di far capire che sono amate e che proprio tramite l’istruzione possono imparare a tenere alta la testa, così da affrontare difficoltà come epidemie, malattie infettive e la scarsa considerazione da parte degli uomini.
Ho quindi una nuova responsabilità, al di là dell’impegno a scriverle. A proposito, credo proprio che questo mese violerò la mia regola, per riferirle che ringrazio Dio di avermi aiutata a capire meglio la sua missione.
AGGIORNAMENTO 15/11/2020: suor Alma mi segnala questa pagina, a cui si possono leggere i dettagli relativi al progetto di costruzione di un'infermeria presso l'orfanotrofio di Laga.
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