Chiara Borghi: la giovinezza è tempo favorevole per donarsi agli altri

Per gentile concessione della famiglia Borghi

Chi è?

 

Chiara Borghi nacque a Reggio Emilia il 14 gennaio 1981, primogenita dei quattro figli di Paolo Borghi e Vanna Reggiani, ma la sua città era Sant’Ilario d’Enza, in provincia di Reggio Emilia e in diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.

Da bambina appariva riservata, ma allo stesso tempo generosa e determinata. Dopo le scuole medie, studiò all’Istituto Magistrale, diplomandosi col massimo dei voti. Prima d’iniziare a studiare Scienze della Formazione Primaria all’Università di Modena e Reggio Emilia, prestò servizio volontario, nell’anno propedeutico, alla Scuola Materna San Giuseppe, collegata alla parrocchia di Sant’Eulalia Vergine e Martire di Sant’Ilario d’Enza.

Il suo cammino di fede fu profondamente unito alla vita parrocchiale, anche grazie all’appartenenza dei suoi genitori a una delle comunità di famiglie del Movimento Familiaris Consortio, fondato dal parroco di Sant’Eulalia, don Pietro Margini (del quale è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione).

Come delegata di Azione Cattolica, seguiva in modo speciale un gruppo di bambine. Dotata di particolare senso artistico, suonava il pianoforte e cantava nel coro parrocchiale, che a volte le capitò di dirigere. Col gruppo giovanile intitolato a Santa Teresa di Gesù Bambino partecipò a ritiri ed Esercizi spirituali, nonché alla Giornata Mondiale della Gioventù di Roma nel 2000.

Era molto ricercata dalle amiche, alle quali faceva piccoli regali e che sosteneva nei momenti lieti e meno lieti, ma anche dai ragazzi. Ricambiò i sentimenti di uno di loro, Alessandro, tanto da diventare particolarmente raggiante.

La sera di mercoledì 15 novembre 2000, mentre usciva a piedi dall’università di Reggio Emilia, Chiara fu investita da un’automobile che andava a velocità sostenuta. Morì poco dopo, anche perché il conducente non si era fermato a soccorrerla.

I suoi funerali si svolsero nella palestra dell’oratorio di Sant’Eulalia. Il suo corpo riposa presso il cimitero cittadino di Sant’Ilario d’Enza.

 

Cosa c’entra con me?

 

Il 6 febbraio 2019 ho ricevuto una e-mail da Alberto Boccali, in arte Bertino, collezionista di santini e realizzatore lui stesso d’immaginette, collaboratore come me di santiebeati.it. Voleva chiedermi di aiutarlo come già avevo fatto tempo addietro: avrei dovuto cercare informazioni sui ragazzi e i giovani che voleva immortalare nella sua nuova serie d’immaginette. In particolare, gli premeva che trovassi qualcosa su una certa Chiara Borghi, al di là dei dettagli tremendamente scarni che aveva recuperato.

Ammetto che, almeno all’inizio, non ero molto desiderosa di darmi a tale ricerca, soprattutto perché non volevo trasformare quelle vicende in santini nel peggior senso del termine, ossia in racconti edificanti ma bidimensionali.

Tuttavia, mi sono ricordata di quanto era accaduto nel caso di Margherita Candia: anche allora non ero molto per la quale, ma mi sono ricreduta quando la mia richiesta aveva portato a una riscoperta della vicenda nel territorio dove quella ragazza era vissuta, sebbene fossi ignara degli sviluppi successivi (il resto della storia è raccontato qui). Di conseguenza, mi sono decisa ad aiutare Bertino, nei ritagli di tempo tra le mie varie collaborazioni.

Ho iniziato a occuparmi di Chiara nel luglio dello scorso anno. Il 20 luglio ho scritto alla redazione del bollettino parrocchiale di Sant’Eulalia, dopo aver trovato l’indirizzo di posta elettronica sul sito. Mentre scrivevo, ero scarsamente convinta che avrei trovato ascolto: forse nessuno leggeva i messaggi a quel recapito, o forse nessuno si ricordava più di Chiara, o ancora non era il caso di proporla come Testimone per non anticipare il giudizio ufficiale della Chiesa nei suoi riguardi. In ogni caso, sentivo di doverci provare ugualmente.

Il tentativo ebbe esito molto felice: il responsabile di santiebeati, infatti, mi ha inoltrato, il 25 luglio, una e-mail dalla signora Vanna, madre della ragazza: l’attuale parroco, infatti, le aveva a sua volta inoltrato il mio messaggio. Nella risposta, parlava di un libretto curato da due amiche di Chiara, che avrebbe potuto essere la base per il mio profilo. Le ho risposto immediatamente, lasciando il mio indirizzo per ricevere quel piccolo libro.

Il 4 agosto, Vanna mi ha scritto per dirmi che il giorno prima aveva spedito il libretto, alcuni articoli comparsi sui giornali, un profilo che era stato pubblicato sul sito del Seminario di Rimini e due fotografie. Le ho risposto l’indomani, per dirle che stavo per partire per le vacanze; avrei comunque mandato qualcuno a controllare la cassetta delle lettere. Non ce n’è stato bisogno: proprio quando stavo per uscire di casa per andare a prendere il treno per Napoli, ho trovato la sua busta nella mia buca.

Non ricordo se ho iniziato a sfogliare il libro durante il viaggio in treno, ma di certo ho iniziato a esaminarlo nei giorni delle vacanze. Non mi ha sorpreso troppo vedere che, da tutte le testimonianze, trapela la certezza che Chiara sia in Paradiso: c’è più di un disegno in cui le sue bambine la immaginano accanto a Gesù e alla Madonna o fra gli angeli.

Ho provato a distillare, dalle dichiarazioni di chi la conobbe, i dettagli utili a ricostruirne la biografia. Dal racconto della madrina di Cresima ho tratto un episodio che dimostra la sua sobrietà, ovvero la scelta di una custodia per la sua corona del Rosario come regalo in occasione di quel Sacramento. Dai ricordi commossi delle bambine che seguiva come delegata ho ricavato la sua passione educativa, che l’aveva spinta anche nella scelta degli studi superiori e universitari.

L’8 ottobre, visto che non avevo ancora prodotto nulla, Vanna mi ha giustamente ricordato il mio impegno. Scusandomi profondamente, ho risposto il giorno dopo, impegnandomi per concludere appena possibile.

Intanto avevo ripreso, forse per l’articolo sul Beato Alberto Marvelli, il libro Sentinelle del mattino di Piero Lazzarin: non ricordavo affatto che le pagine 87-90 fossero dedicate a Chiara. Ne ho fatto parola con Vanna, la quale da una parte non ne era a conoscenza, dall’altra ha indicato che contenevano qualche imprecisione. Il 21 gennaio di quest’anno, finalmente, ho terminato il profilo; poco dopo, ho concluso anche l’impegno con Bertino.

Vanna l’ha trasmesso ad alcune delle ex bambine di Chiara, per avere i loro riscontri sulle parti che le riguardavano più da vicino. In generale, era rimasta molto soddisfatta del lavoro: pensava infatti che fosse giusto che qualcuno di esterno, per così dire, maneggiasse la vicenda con uno sguardo distaccato.

Poco dopo aver pubblicato l’articolo, mi sono accorta che a novembre sarebbero caduti i vent’anni dall’incidente; forse sarebbe stato più opportuno pubblicare per quella data. Di certo, pensavo che sarebbe stato lodevole parlare di Chiara anche qui, raccontando i retroscena del pezzo, ma soprattutto quel che Dio mi ha detto tramite la sua storia.

 

Il suo Vangelo

 

Dai racconti di chi l’ha conosciuta, Chiara appare generosa, luminosa, consapevole di cosa significhi avere una vita sola e, per questo, di spenderla al meglio. In particolare, emerge come lei sapesse intrecciare relazioni positive con tutti, anche con chi non conosceva.

Non per questo era superficiale; tutt’altro. Anche in base a quanto mi ha raccontato sua madre, prendeva sul serio ogni decisione, portandola a Dio nella preghiera, che per lei era costante e vissuta in ogni luogo (non a caso, diceva di amare particolarmente il Rosario perché si può dire dappertutto).

Il dono di sé agli amici si manifestava anche tramite regalini realizzati con le sue stesse mani, o tramite l’invio di biglietti con pensieri scelti accuratamente. Per il diciottesimo compleanno di un’amica, ad esempio, trasse alcune frasi da uno dei suoi libri di meditazione preferiti, La sapienza del Vangelo, del padre gesuita Francesco Bersini, precisamente dal capitolo Il valore di un sorriso. A quelle espressioni, che sentiva di condividere perché, stando a quanto ho letto, le viveva per prima, aggiunse poche parole di suo pugno:

Grazie per ogni tuo sorriso!

Grazie perché ogni tuo sorriso è per me segno della tua amicizia,

della tua dolcezza e della tua comprensione.

Di sorriso in sorriso la nostra amicizia cresca e si rafforzi sempre di più!!!

Sulla sua tomba è stata riportata una frase dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinzi, precisamente dal capitolo 6, versetto 2, quasi a dire che lei sapesse che il tempo della vita, non chissà quale esperienza, è l’occasione favorevole per ottenere la salvezza e per essere un po’ felici già su questa terra. Penso che i suoi familiari, amici e comparrocchiani non l’abbiano dimenticato, neanche a vent’anni di distanza.

 

NOTA BENE: Il libro con le testimonianze su Chiara non è in commercio e non so neanche se i suoi familiari o la sua parrocchia ne abbiano ancora copie. Casomai, suggerisco di tentare lo stesso percorso che ho seguito io, contattando la parrocchia di Sant’Eulalia Vergine e Martire di Sant’Ilario d’Enza.

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