Io c’ero #21 – A Cortona, per capire il vero ruolo dei Santi
A una
settimana dal mio ritorno a casa, non sono ancora riuscita a concludere il mio
diario di viaggio. La ragione è che mi sono stati chiesti altri articoli in cui
raccontare la mia esperienza, compreso uno per il blog delle mie due parrocchie.
In questa settimana, poi, ho avuto degli incontri tanto inattesi quanto felici, che mi hanno confermata in quanto ho maturato in quei tre giorni davvero intensi.
11 ottobre, 8.30 – Verso Cortona
Purtroppo non sono riuscita a visitare il Ritiro di Sant’Antonio delle Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, dove riposano i resti mortali della loro fondatrice, la Serva di Dio Maria Giuseppa di Gesù Bambino, della quale avevo già parlato: in questi giorni avevano gli Esercizi Spirituali e in più, per ragioni prudenziali, preferivano non ricevere visite.
Lungo la strada per Cortona, qualcuno di noi ha avvistato una mongolfiera. Mi ha subito fatto venire in mente un altro dei pensieri più noti del Beato Carlo Acutis, riportato già nella sua prima biografia:
La mongolfiera, per salire in alto, ha bisogno di scaricare pesi, così come l'anima per elevarsi al cielo, ha bisogno di togliere dei piccoli pesi che sono i peccati veniali. Se per caso c'è un peccato mortale, l'anima ricade a terra e la Confessione è come il fuoco che fa risalire in Cielo la mongolfiera. Bisogna confessarsi spesso perché l'anima è molto complessa.
Arrivata a Cortona, ho scoperto che effettivamente i viaggi in mongolfiera in Toscana sono un’attività turistica che sta prendendo sempre più piede. Ho un po’ paura delle altezze, ma penso che sarebbe un’esperienza insolita, da far provare anche ai ragazzi per capire il senso di quel paragone (chissà poi da dove l’ha tratto Carlo, a meno che non sia una sua intuizione genuina).
9.40 – Capolavori di arte e di fede
Ho preferito non scattare fotografie alle opere esposte, acquistando invece riproduzioni su cartoline e calamite, come già avevo fatto nella mia precedente visita.
Avrei potuto visitare il santuario di Santa Margherita, ma temevo di perdere di vista il mio gruppo, come stavo rischiando di fare per comprare il peluche nella foto di copertina, regalo per una mia amica (ma io mi sono presa la versione più piccola: li ho battezzati rispettivamente Carletto, in onore del Beato Carlo, e Rufino, come il Santo patrono di Assisi, anche se veniva da Cortona).
12.00 – L’intercessione dei Santi nell’unica mediazione di Cristo
Da sinistra: don Mario, don Maurizio e don Matteo Baraldi (e sì, anch'io ho notato che il paliotto doveva essere sostituito, da verde a rosso) |
Allo stesso tempo, sentivo che non dovevo trascurare le parole del Papa all’Angelus: dal 2005, infatti, quando le cerimonie di beatificazione non sono celebrate dal Pontefice, lui ne fa sempre menzione.
Sul pullman ho pure guardato quelle affermazioni di papa Francesco, ma alla fine non le ho incluse nell’articolo. Questo, insieme all’aver omesso la presenza del cardinal Bassetti alla Messa della beatificazione, costituisce il mio maggior rimpianto.
Nella sua omelia, basandosi sulla prima orazione del Messale Ambrosiano per quel giorno, don Maurizio ha fatto presente che l’unico mediatore tra Dio e l’uomo è Gesù, proprio per la sua natura umana e divina. In sé, non è sbagliato ricorrere all’intercessione di questo o di quel Santo, cui siamo legati per varie ragioni. L’errore sta nel dimenticare che lui (o lei, o loro) è vissuto su questa stessa terra e che la sua natura era totalmente umana, anche se con le proprie azioni e parole rimandava, e tuttora rimanda, a Dio.
Le parole del don, che ho trascritto e gli ho inviato, mi sono servite moltissimo per ridimensionare in me il clamore mediatico sul Beato Carlo che, ancora adesso, non è venuto meno. Credo che risponderò punto per punto, in un nuovo post, alle obiezioni che ho letto, sperando di non annoiare voi lettori se riparlo di lui.
15.00 – Ultima tappa a Le Celle
16.00 circa – Sull’autostrada per il Cielo… e verso Milano
Appena abbiamo imboccato l’autostrada, dopo essere passati per vari paesini, abbiamo seguito le indicazioni di don Mario Bonsignori, responsabile del Servizio diocesano per la Disciplina dei Sacramenti, per la preghiera dei Vespri e del Rosario.
Se nel primo caso avevamo un sussidio fotocopiato, che ci era servito per la Liturgia delle Ore anche dei giorni precedenti, nel secondo abbiamo adoperato il libretto Il Rosario con il Beato Carlo Acutis, di don Onofrio Farinola, pubblicato dalle Edizioni Palumbi e compreso nello zainetto per i partecipanti alla veglia (però, in barba all’embargo per cui non doveva circolare nulla con la qualifica di “Beato” prima del 10 ottobre, l’avevo già visto qui a Milano il martedì prima della partenza). Peraltro, il sito dell’editore riporta dei file audio per poterlo meditare anche senza sussidio cartaceo.
Mi ha fatto bene meditare su alcune espressioni di Carlo, compresa quella della mongolfiera, efficacemente associata al secondo Mistero della Gloria. Per capire un po’ meglio il suo modo di credere, spogliandolo dalle mille sovrastrutture accumulate nell’ultimo mese, bisognerebbe tornare alle sue medesime parole, o almeno, a quelle contenute nei libri scritti dal suo postulatore o promossi dall’Associazione che, ormai si può dire, ne cura il culto.
17.40 – Le chiese dell’autostrada
Correndo sotto una sottile pioggerella, sono riuscita a fermarmi anche là. Dietro l’altare, qualcuno aveva posto delle immaginette, piuttosto impolverate. In gran parte erano personaggi che conoscevo, anche se nessuno di essi è ancora stato canonizzato.
19.40 - A gentile richiesta…
Nell’ultimo tratto del viaggio ho iniziato ad abbozzare il mio ultimo articolo e, contemporaneamente, a trascrivere l’omelia. Don Maurizio le ha dato uno sguardo e mi ha invitata a sistemare alcune espressioni troppo tipiche del linguaggio parlato.
Intanto, i miei commensali avevano insistito affinché io leggessi ad alta voce la mia nacronaca della beatificazione. Ho affidato il compito a don Mario, non tanto perché mi vergognassi, quanto perché mi piaceva il tono della sua voce.
Tornando indietro dalla testa del pullman, dov'ero andata per recuperare il mio telefonino, sono stata accompagnata dagli applausi dei presenti. Mai come allora ho sentito vera quella frase del nostro giovanissimo Beato presente sulla maggior parte dei gadget: non era merito mio, ma di Dio, che aveva permesso che il viaggio si svolgesse senza problemi e che, ancor prima, aveva fatto nascere Carlo e aveva concesso di proporlo ufficialmente come esempio.
Sono scesa dal pullman in via Paleocapa, insieme ad alcuni parrocchiani di Santa Maria Liberatrice a Milano, ai quali avevo raccontato, nel corso del pranzo, il mio legame con la Beata Conchita Cabrera de Armida.
I frutti di questo viaggio
Sento di dover concludere questo resoconto ribadendo i frutti che ho ricavato. Anzitutto, ho deciso che m’impegnerò ancora di più perché tutti i Santi, i Beati, i Venerabili, i Servi di Dio e quanti mi paiono autentici Testimoni senza causa (sperando di non dover prendere altre cantonate) siano una buona notizia che va conosciuta, amata e venerata, altrimenti non servirebbero quelle procedure che a tanti paiono burocratiche e dispendiose.
Inoltre, continuerò a insistere perché il mondo capisca che non solo Carlo Acutis, ma TUTTI i Santi, i Beati, i Venerabili, i Servi di Dio e i semplici Testimoni sono come noi. Sono vissuti su questo nostro stesso pianeta, in epoche e tempi diversi, ma sono tutti nostri contemporanei per quella comunione in cui vivono e che li rende partecipi della relazione tra umanità e divinità, che ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo.
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