Carlo Acutis, una vita originale… e beata

Carlo a Castelluccio di Norcia
(per gentile concessione dell’Associazione Amici di Carlo Acutis)



Chi è?

 

Figlio primogenito di Andrea Acutis e Antonia Salzano, Carlo nacque a Londra, dove il padre si trovava per lavoro, il 3 maggio 1991. Trascorse l’infanzia circondato dall’affetto dei suoi cari e imparando da subito ad amare il Signore. Il 16 giugno 1998 ricevette la Prima Comunione nella chiesa del monastero delle Romite dell’Ordine di Sant’Ambrogio ad Nemus a Bernaga di Perego (Lecco), mentre il 24 maggio 2003 fece la Cresima nella sua parrocchia, Santa Maria Segreta a Milano.

Frequentatore assiduo della sua chiesa parrocchiale, dove partecipava alla Messa festiva e a quella feriale, nonché di molti altri luoghi sacri e non della sua città, studiò all’Istituto Niccolò Tommaseo delle Suore Marcelline alle elementari (ma dal settembre 1997 al gennaio 1998 fu allievo del Collegio San Carlo di Milano) e alle medie, poi frequentò il liceo classico all’Istituto Leone XIII dei padri Gesuiti, accettando di seguire il cammino della Comunità di Vita Cristiana (CVX).

S’impegnò a vivere l’amicizia con Gesù e l’amore filiale alla Vergine Maria, ma fu anche attento ai problemi delle persone che gli stavano accanto. In particolare, sfruttò la sua abilità nell’informatica per allestire siti web, facendosi promotore ad esempio di quello della sua parrocchia e di uno per il volontariato del suo liceo.

Aiuto catechista per i bambini della Cresima del suo oratorio, scoprì che non tutti arrivavano preparati e consapevoli ai Sacramenti: per questo, decise d’ideare un sito e una mostra sui Miracoli Eucaristici.

Nell’ottobre 2006 fu colpito da leucemia di tipo M3. Quando ancora sembrava che si trattasse di qualcosa di lieve, dichiarò di essere disposto a offrire le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa, ma anche per andare dritto in Cielo.

Inizialmente ricoverato alla Clinica De Marchi di Milano, fu trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza, centro specializzato per le malattie del sangue. Entrò in coma dopo le 14 dell’11 ottobre 2006, ma il suo cuore smise di battere alle 6.45 del giorno seguente.

Viene beatificato oggi, 10 ottobre 2020, nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi. I suoi resti mortali sono venerati nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione, ad Assisi, mentre la sua memoria liturgica è stata fissata al 12 ottobre, giorno esatto della sua nascita al Cielo.

 

Cosa c’entra con me?

 

Come già accaduto per san Paolo VI e per la Beata Clelia Merloni, questo post costituisce una ripresa e una rielaborazione di uno preesistente, che avevo pubblicato il 4 novembre (giorno dell’onomastico di Carlo) 2015.

Già all’epoca sapevo che prima o poi avrei dovuto scrivere di lui, però avevo paura di cadere nelle trappole della retorica e di uno stile svenevole, un rischio che si corre specialmente quando si parla di personaggi morti in giovane età.

La primissima volta che ho sentito parlare di lui è stata in occasione dell’uscita della sua prima biografia, di cui ho avuto notizia tramite il teletext dell’emittente televisiva Telenova, precisamente nelle pagine dedicate all’anteprima del numero di Famiglia Cristiana in uscita. Ho buttato un occhio all’articolo appena ho potuto, vivendo due reazioni contrastanti: da una parte, ero meravigliata nel vedere che storie di giovani esemplari esistessero ancora, dall’altra mi domandavo cos’avesse fatto di speciale per meritarsi una biografia a neanche un anno dalla sua scomparsa, per le Edizioni San Paolo per giunta.

Nonostante m’interessasse, però, non mi sono procurata il libro, accontentandomi della sintesi a puntate che monsignor Ennio Apeciti pubblicò nella rubrica che teneva su Fiaccolina, il mensile per ragazzi curato dal Seminario di Milano. Quegli articoli mi fecero intuire che quell’adolescente, di appena sette anni più piccolo di me, aveva effettivamente qualcosa di speciale, ma avevo ancora qualche dubbio.

Proprio per dar retta a questi interrogativi, ho rimandato di continuo l’acquisto del libro finché non mi fu regalato da alcune suore, che conoscevano la mia attrattiva verso vicende del genere. Finalmente, dopo averlo letto, ho capito un po’ di più perché Carlo poteva essere presentato ai suoi coetanei: per lo stile, sobrio ma gioioso, con cui viveva la sua fede.

A contribuire alla sua formazione spirituale hanno sicuramente provveduto l’affetto di suo padre e la passione per la Chiesa di sua madre, che solo negli ultimi anni ha dichiarato di doverla a lui stesso.

Inoltre, penso che il fatto di abitare vicino alla chiesa di Santa Maria Segreta abbia costituito per lui uno sprone ad andare a visitare Gesù appena possibile e a partecipare alla Messa anche nei giorni feriali, compatibilmente con gli impegni di studio.

Quello che mi aveva sorpresa di più, e che continua a farlo ogni volta che ripenso alla sua storia, è come Carlo riuscisse ad illuminare di fede tutti gli aspetti della sua vita, senza per questo apparire un fissato: la scuola, che pur essendo paritaria e retta da religiosi, era frequentata da persone che non ne condividevano pienamente i valori; il tempo trascorso con i domestici di casa, che trattava da amici, non da servi; la cura per i suoi cagnolini, che rispettava come creature di Dio; l’interesse per i più moderni ritrovati dell’informatica, che conduce ad ipotizzare che, se fosse vissuto abbastanza per vedere l’avvento delle reti sociali, ne sarebbe diventato un assiduo frequentatore. Mi piace pensare che, dato il nostro comune interesse per i Santi (anche lui, ad esempio, teneva molto a sant’Antonio di Padova) e per la vita ecclesiale, prima o poi sarebbe capitato qua, o sarebbe diventato un mio collega su santiebeati.it.

Dopo aver letto la biografia, ho deciso di visitare quello che un tempo era il suo sito ufficiale, soffermandomi in particolare sulla pagina dedicata agli “amici in Cielo”. Riconosco che, a parte quelli più famosi, perlopiù erano nomi che non avevo mai udito prima, sentendomi quindi invitata a rinverdirne la memoria.

Sul sito avevo visto, tra l’altro, che in occasione del suo anniversario di morte si sarebbe celebrata una Messa di suffragio nella parrocchia d’origine, che non mi era sconosciuta, dato che ci ero stata parecchie volte d’estate coi miei familiari.

Insomma, il 13 ottobre 2008 mi sono decisa ad andare, portando con me una corona del Rosario di quelle che faccio io, da regalare a sua madre, in segno della mia preghiera per lei e per i suoi familiari. In quella circostanza, ho promesso che non mi sarei mai più lamentata perché i miei interessi non venivano ritenuti normali da chi mi circondava; purtroppo, temo di non aver mantenuto molto quel proposito.

Terminata la Messa, mi sono accostata a un’anziana signora, scoprendo che si trattava della nonna, suppongo Luana, quella materna: lei, a sua volta, mi presentò a mamma Antonia. Lei, prendendo in mano il mio regalo, esclamò che suo figlio avrebbe benedetto il mio lavoro: dopotutto, la biografia racconta che non tralasciava mai la preghiera del Rosario.

Non molto tempo dopo, la sua vicenda mi fu messa in parallelo con quella di un altro adolescente, suo e mio conterraneo, anche lui allievo di una prestigiosa scuola paritaria della nostra città: Aldo Marcozzi, studente presso l’Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Di recente ho pensato di riproporre per esteso il parallelismo tra loro due, trovando consonanze effettive e divergenze di non poco conto.

Il 12 ottobre 2012, partecipando come ogni anno alla Messa di suffragio, udii l’allora postulatrice riferire che la sua causa di beatificazione e canonizzazione era nelle fasi preliminari. Da allora ho deciso d’intensificare le mie preghiere, sperando che le indagini fossero accurate e non affrettate, così da confermare l’opinione che su di lui hanno sempre avuto molti fedeli, anche al di là del suo Paese d’origine.

In effetti, penso proprio che questa storia non si sarebbe diffusa anche a livello mondiale senza l’avvento delle nuove tecnologie: di link in link, di condivisione in condivisione, la sua buona fama è diventata davvero qualcosa di ecclesiale.

Nel 2015, con i miei compagni del Gruppo Shekinah, coro giovanile della diocesi di Milano, sono poi partita per un pellegrinaggio in Terra Santa. La situazione politica aveva messo a rischio il viaggio, tanto che alcuni partecipanti si erano ritirati.

Io ho riflettuto a lungo, anche pensando a quanto Carlo rispose ad alcuni sacerdoti amici di suo padre: sentiva di non avere il bisogno di andare tanto lontano per cercare i luoghi della presenza terrena di Gesù, in quanto Lui è ancora presente, seppure in forma diversa, nell’Ostia consacrata e quindi in ogni Tabernacolo. Alla fine, però, ho pensato che non volevo avere il rimpianto che spero lui non abbia avuto in punto di morte: come raccontavo qui, ho deciso di partire.

L’anno successivo, il Decanato Navigli, dove vivo, si è associato al Decanato Vercellina per condividere viaggio e spese verso la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Santa Maria Segreta fa parte del Decanato Vercellina: mi è venuto spontaneo, quindi, invocare Carlo perché benedicesse anche quell’iniziativa.

Peraltro, se fosse stato ancora vivo, sarebbe stato in piena età da GMG. Non so se sarebbe stato dei nostri o meno: con tutta sicurezza sì, se avesse frequentato il gruppo giovani parrocchiale o se si fosse associato alla CVX dei Gesuiti.

Non lo sapevo ancora, ma di lì a poco si sarebbe conclusa l’inchiesta diocesana su vita, virtù e fama di santità di Carlo. Anzi, ero convinta che le fasi preliminari fossero ancora in corso, dato che non avevo avuto notizia della prima sessione del processo. Ho ritenuto giusto non mancare: qui la cronaca di quella serata.

Col passare dei giorni, però, ha iniziato a impadronirsi di me una forma d’invidia sempre più forte. Non capivo perché, semmai cercassi di raccontare di qualche altro giovane speciale, mi venisse risposto che c’era anche Carlo. Ogni volta che ne sentivo parlare in televisione o su qualche rivista, m’incollerivo ancora di più. Eppure sentivo di non dovermela prendere con lui, o con Dio che continuava a permettere la crescita della sua fama di santità.

Avevo poi una curiosità che non potevo chiedere a chi si era occupato del processo diocesano, per via del giuramento di segretezza: dato che Carlo padroneggiava il computer da programmatore esperto, secondo le testimonianze, avevo pensato che le nuove tecnologie dovessero essere prese in considerazione per verificare la santità di qualcuno. Ho deciso di esporre quella domanda alla dottoressa Lodovica Maria Zanet, collaboratrice della Postulazione Generale della Famiglia Salesiana, ottenendo una risposta tutto sommato attendista.

Tra i motivi che mi facevano arrabbiare riguardo lui c’era anche il fatto che ormai non c’è quasi casa editrice cattolica che non abbia in catalogo una monografia o un libro a suo riguardo. Non mi sono quindi stupita di trovarlo in Giovani Campioni, un repertorio di storie di bambini, ragazzi e giovani, non tutti con la causa in corso o conclusa. Ero invece molto più felice perché c’era il Testimone a cui tengo maggiormente, come dicevo nella recensione.

La notizia del decreto sull’eroicità delle virtù mi spiazzò non poco: erano passati più o meno due anni dalla fine dell’inchiesta diocesana. In più, il fatto che il suo biografo era diventato il suo nuovo postulatore mi aveva insospettita; ora, invece, so che a volte capita che per la fase romana cambi.

Poi avevano cominciato a circolare voci relative a un presunto miracolo, avvenuto nella diocesi brasiliana di Campo Grande: guarda caso, era lo stesso luogo da cui veniva l’imprimatur alla novena ufficiale che avevo trovato, un giorno, di passaggio per la Curia Arcivescovile di Milano.

Per riuscire a placare il mio nervosismo, avevo iniziato a stilare l’elenco dei motivi per cui credevo di provare invidia e, dall’altro canto, quelli per cui, in fin dei conti, non potevo non ammirare Carlo. Pensavo di pubblicarlo quando avrei avuto la notizia del decreto sul miracolo: così è stato.

La settimana dopo, già aveva cominciato a diffondersi il coronavirus, con la conseguente sospensione delle Messe col popolo. Un frate cappuccino del convento di viale Piave – peraltro uno dei luoghi milanesi che il ragazzo amava di più – aveva deciso di percorrere la città con il Santissimo Sacramento in una teca.

Mentre mi recavo a intervistarlo, mi sono chiesta cos’avrebbe fatto Carlo in una circostanza del genere e mi sono data qualche risposta, che ho riportato al termine del post in cui raccontavo il pellegrinaggio eucaristico-metropolitano di quel religioso.

Più in generale, molto spesso mi sono interrogata su quali posizioni avrebbe assunto lui: se fosse stato incasellabile tra i progressisti o tra i tradizionalisti, se avrebbe avuto delle presenze sui social, oppure come avrebbe vissuto la rinuncia al ministero petrino di papa Benedetto XVI e gli anni di papa Francesco.

Riguardo alla sua vocazione, ammetto di aver fantasticato pensandolo come un ottimo elemento per i Paolini o per i Gesuiti, se non per il clero diocesano. Al di là di un vago accenno di cui ha fatto menzione sua madre sul numero 40 (2020) di Credere e sul sito di Famiglia Cristiana, non credo che quest’ipotesi abbia solide fondamenta. Quanto alla domanda rivolta alla dottoressa Zanet, ho trovato risposta in un’altra intervista alla signora Antonia, sul Corriere della Sera.

Appena ho saputo del pellegrinaggio diocesano, ho scelto di prendervi parte. Non per ragioni di presenzialismo, ma per cercare, in quella stessa Assisi che era il luogo dove lui diceva di essere più felice, la ragione per esserlo io, anche grazie alla sua intercessione.

Peraltro, ho appurato che Carlo è il più giovane Beato della nostra Chiesa locale e quello per cui sono passati meno anni dalla morte alla beatificazione: al 12 ottobre saranno quattordici esatti. Dopo di lui ora viene il Beato Clemente Vismara, morto il 15 giugno 1988 e beatificato ventitrè anni e undici giorni dopo, il 26 giugno 2011.

Il ragazzo non è però il candidato beatificato prima in tutta la storia recente: tolti i casi di san Giovanni Paolo II e santa Teresa di Calcutta, che hanno avuto la deroga sull’inizio della causa, il primato è ancora di santa Maria della Purissima e della Croce, morta il 31 ottobre 1998 e beatificata il 18 settembre 2010, quindi quasi dodici anni dopo.

Tornando all’ambito ambrosiano, è il primo Beato maschio laico, perché tutti gli altri sono sacerdoti o vescovi. È secondo solo a santa Gianna Beretta Molla se invece si contano i laici maschi e femmine. Infine, è il terzo di nome Carlo, dopo san Carlo Borromeo e il Beato Carlo Gnocchi; la maggior parte dei Beati ambrosiani porta invece il nome di Luigi (Talamoni, Monti, Biraghi e Monza).

 

Il suo Vangelo

 

Decisamente, la cifra principale con cui Carlo è ricordato è il suo amore a Gesù nel Santissimo Sacramento. Perfino monsignor Gianfranco Poma, che fu il suo parroco quando lui era vivo, ha affermato che, giunto da poco a Santa Maria Segreta, ebbe il suo primo incontro con lui mentre sostava in preghiera davanti al Tabernacolo.

Il tutto senza dimenticare che era un figlio del suo tempo, sia nella società civile sia nella Chiesa. Sarebbe scorretto, quindi, pensare che la sua vicenda umana e spirituale ricalchi quelle di altri giovani ufficialmente proposti ad esempio, o in cammino per diventarlo. Io stessa, già nel 2015, stavo per correre questo rischio, dando all’articolo, in fase di stesura, il titolo «Carlo Acutis, l’adolescente eucaristico 2.0» e aggiornando, quasi fosse la nuova versione di uno di quei programmi informatici che il ragazzo conosceva a menadito, la qualifica che fu riferita al suddetto Aldo Marcozzi.

Nella vecchia versione, come frase più significativa, avevo riportato quella secondo cui tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie. Ora ho appurato che quel pensiero non era suo, ma veniva dal filosofo inglese del XVIII secolo Edward Young; non saprei, invece, quando lui abbia deciso di farlo proprio.

In una delle omelie delle Messe di suffragio, monsignor Poma ha riportato invece una confidenza di Carlo che mi sembra molto più genuina, anche se, per stessa ammissione del sacerdote, le sue parole testuali non sono state proprio queste:

Don, mi dica se sbaglio, ma il Signore è l’unico al quale non dobbiamo chiedere udienza con preavviso. Con lui posso sempre confidargli qualcosa, posso anche lamentarmi, interrogarlo nel suo silenzio e dirgli quello che non capisco. E poi dentro di me trovo una Parola che lui mi manda: un momento del Vangelo che mi avvolge di persuasione e di sicurezza.

Come cinque anni fa, mi viene da concludere che dobbiamo continuare a pregare e a tenere gli occhi aperti: ci sono ancora, nelle nostre parrocchie, negli oratori e nei movimenti, ragazzi che mettono Gesù al centro delle loro vite. Personalmente, ne sono convintissima, perché me l’ha mostrato lui per primo.

 

Per saperne di più

 

Tra i moltissimi testi di cui facevo cenno sopra, preferisco fare riferimento ai testi curati dal suo primo biografo e postulatore o basati sui documenti della causa, oltre a quelli citati nel primissimo post.

Il libro di padre Francesco Occhetta edito dalla Velar è ora stato ristampato con l’aggiornamento alla beatificazione; adesso costa € 5,00.

 

Nicola Gori, Un genio dell’informatica in Cielo – Biografia del Servo di Dio Carlo Acutis, Libreria Editrice Vaticana 2016, pp. 192, € 18,00; non venduto separatamente dal DVD col docufilm La mia autostrada per il Cielo – Carlo Acutis e l’Eucaristia.

Da una parte sintetizza, dall’altra riprende e integra Eucaristia: la mia autostrada per il Cielo, arrivato nel 2014 alla settima edizione. Il docufilm è anche disponibile sulla piattaforma di streaming in abbonamento VatiVision.

 

Domenico Sorrentino, Originali, non fotocopie. Carlo Acutis e Francesco d’Assisi, Edizioni Francescane Italiane 2009, pp. 64, € 6,00.

Ormai Carlo è assisano d’adozione, dopo aver espresso il desiderio di essere sepolto lì e anche grazie all’intuizione di monsignor Sorrentino. Questo volumetto contiene una sua meditazione in cui raffronta lui e san Francesco, basandosi sulle testimonianze giurate contenute nella Positio super virtutibus.

 

Maria Teresa Antognazza, Carlo Acutis, Centro Ambrosiano, pp. 64, € 7,50.

Contrariamente al solito, non è uscita una biografia ufficiale diocesana curata da monsignor Apeciti o da qualche suo collaboratore.

Questo testo ne fa le veci, anche se è destinato anzitutto ai più piccoli: mi sono permessa di suggerirlo al mio parroco come regalo per i bambini che, tra oggi e domani, riceveranno la Prima Comunione.

 

Carlo Acutis e Nicola Gori (a cura di), I miracoli eucaristici nel mondo, Editrice Shalom 2016, pp. 384, € 10,00.

Il catalogo della mostra a pannelli sui miracoli eucaristici, iniziata da Carlo e proseguita, dal suo postulatore, con nuovi casi avvenuti dopo il 2006. Sullo stesso tema, sempre su VatiVision, è disponibile il documentario Segni.

 

Carlo Acutis e Nicola Gori (a cura di), Gli appelli della Madonna – Apparizioni e santuari mariani nel mondo, Shalom 2020, pp. 672, € 17,00.

Questo invece è il catalogo della mostra a pannelli sulle apparizioni e sui santuari.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale dell’Associazione Amici di Carlo Acutis, attore della sua causa

Il vecchio sito ufficiale, aggiornato per l’ultima volta con la chiusura dell’inchiesta diocesana 

Sezione del sito del Santuario della Spogliazione dedicata a lui 

Speciale del Portale della Diocesi di Milano dedicato alla sua beatificazione

Sezione del sito della parrocchia di Santa Maria Segreta dedicata a lui


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