Suor Maria Anna Sala: il «dolce compito» dell’educatrice

Paolo Rivetta,
Suor Maria Anna Sala con le alunne,
Cernusco sul Naviglio

NOTA PREVIA: anche negli stessi testi pubblicati dalle suore, ora si legge “Marianna”, come del resto si firmava lei stessa, ora “Maria Anna”. Io mi attengo alla seconda versione perché è quella usata nel Martirologio Romano.

 

Chi è?

 

Maria Anna Sala (al Battesimo, Maria Anna Elisabetta) nacque il 21 aprile 1829 a Brivio, in provincia di Lecco e diocesi di Milano. Era la quinta degli otto figli di Giovanni Maria Sala, commerciante di legname, e Giovannina Comi.

Iniziò le scuole al suo paese, ma quando aveva circa undici anni fu inserita nel collegio aperto a Vimercate dalle Suore di Santa Marcellina, ovvero le Marcelline, fondate da don Luigi Biraghi e da madre Marina Videmari nel 1838. A diciassette anni tornò in famiglia, dopo aver conseguito la patente elementare di grado superiore per diventare maestra.

Il 13 febbraio 1848 fu ammessa come postulante tra le Marcelline, iniziando il noviziato il 12 aprile 1849. Il 13 settembre dello stesso anno fu tra le prime ventiquattro suore a professare pubblicamente i voti religiosi, a Vimercate, alla presenza di Carlo Bartolomeo Romilli, arcivescovo di Milano.

Iniziò a insegnare musica al collegio di Cernusco sul Naviglio, la prima casa delle Marcelline, a partire dal 1855. Nel 1859 venne trasferita a Milano, nella casa di via Amedei; intanto studiò per ottenere, nel 1865, l’abilitazione di grado superiore per l’insegnamento.

Nel 1868 passò alla casa di Genova come vicesuperiora, direttrice degli studi e maestra delle classi superiori. Quando fu deciso di aprire un collegio per le vacanze a Chambéry, in Savoia, guidò il gruppo di suore ed allieve che l’avrebbero frequentato. Intanto, il 13 ottobre 1873, don Biraghi, che già era diventato Dottore della Biblioteca Ambrosiana, era stato nominato Prelato Domestico di Sua Santità, ottenendo quindi il titolo di monsignore.

Suor Maria Anna, dopo nove anni a Genova, rientrò a Milano, come insegnante dei corsi superiori nel collegio di via Quadronno e assistente di madre Videmari, superiora generale. Fu molto apprezzata per la prontezza con cui obbediva alle sue consegne, ma anche per la vicinanza che mostrava verso le allieve e le ex allieve, con le quali restava in contatto tramite lettere.

Partecipò al lutto delle consorelle e delle allieve per la morte prima di monsignor Biraghi, l’11 agosto 1879 (beatificato il 30 aprile 2006), e di madre Videmari poi, il 10 aprile 1891. Intanto, però, anche lei aveva sofferenze morali e fisiche. A sessant’anni compiuti, infatti, le si manifestò un tumore alla gola.

Concluse a fatica l’anno scolastico e non poté neppure accompagnare, come faceva, le collegiali a Genova per le vacanze. Morì il 24 novembre 1891, nell’infermeria del collegio di via Quadronno.

È stata beatificata a Roma il 26 ottobre 1980 da san Giovanni Paolo II; nella stessa celebrazione furono elevati agli onori degli altari anche Bartolo Longo e don Luigi Orione. I suoi resti mortali sono venerati nella cappella del collegio delle Marcelline a Cernusco sul Naviglio, mentre la sua memoria liturgica cade il 24 novembre, giorno della sua nascita al Cielo.

 

Cosa c’entra con me?

 

Penso proprio che suor Maria Anna sia stata la prima Beata della mia diocesi di cui abbia deciso di approfondire la storia, se non della quale abbia mai sentito parlare. Di certo era il 24 novembre, giorno della sua memoria liturgica. Se non sbaglio, è stata la prima volta in cui ho partecipato alla Messa per gli universitari nella cappella dell’Università degli Studi di Milano. Quanto all’anno, con tutta sicurezza era il 2005: non conoscevo ancora le Suore Marcelline, e nemmeno il loro fondatore, che di lì a poco sarebbe stato beatificato.

Come facevo all’epoca, e come faccio tuttora anche se con intenti leggermente diversi, appena mi fu possibile cercai il suo profilo biografico sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni. Ricordo anche di averlo stampato tramite i computer a disposizione degli studenti nel laboratorio informatico, sperando che nessuno si accorgesse che non stavo esattamente lavorando a qualche progetto scolastico.

Nel febbraio 2006, proprio mentre consultavo il sito della Diocesi dal laboratorio informatico di via Mercalli, sede distaccata della Statale, venni a conoscenza dell’imminente beatificazione di monsignor Biraghi e di don Luigi Monza. Allora decisi che avrei bussato alla porta della casa generalizia delle Marcelline, che sorgeva letteralmente a pochi passi da lì.

Se non fu in quella circostanza, fu in una delle mie visite successive che mi ricordai di procurarmi materiale anche su suor Maria Anna. Di lei mi colpì, in quella prima conoscenza, la relazione buona che aveva con le sue studentesse.

All’epoca pensavo anch’io di fare l’insegnante, conclusi gli studi universitari, per cui mi venne naturale immaginare che avrei voluto essere come lei e che anche la suora che mi aveva accolta in casa generalizia le assomigliasse un po’. Con queste intenzioni ho pregato presso l’urna che custodisce i suoi resti mortali, a Cernusco, accompagnando in due occasioni i ragazzi della scuola dove quella suora insegnava; non era direttamente dell’Istituto, ma due suore vi prestavano servizio.

Affiancandole, mi resi conto che, invece, la via dell’insegnamento non faceva affatto per me. Poco dopo, con mia gran sorpresa, venni a sapere che una mia amica del gruppo giovani parrocchiale, prossima a sposarsi, era stata presa a insegnare proprio alla scuola di via Quadronno delle Marcelline.

In generale, con loro ho mantenuto buoni rapporti. Ho partecipato a due prime professioni in casa generalizia e ad altrettante celebrazioni, in Duomo e a Sant’Ambrogio, per i voti perpetui. In tutte quelle circostanze quali non ho tralasciato di chiedere anche l’intercessione di suor Maria Anna: ormai il fondatore era Beato, ma non per questo dovevo lasciare perdere lei. Peraltro, dopo una delle celebrazioni delle prime professioni, il 3 settembre 2010, venni a conoscenza del seminarista torinese Massimiliano Infante, del quale ho scritto proprio un mesetto fa.

Ho poi provveduto a correggere e aggiornare le schede biografiche dalle quali già avevo avuto le prime informazioni su monsignor Biraghi e su suor Maria Anna, procedendo, in pari tempo, ad abbozzare un profilo di madre Videmari; in quest’ultimo caso, ovviamente, per la sezione Testimoni di santiebeati.

Già allora ho potuto capire meglio l’interiorità della suora lecchese: mi ha colpito la prontezza con cui lasciava ogni impegno se la superiora generale aveva bisogno di lei e, di pari passo, la docilità con cui accettava rimproveri in realtà ingiustificati, secondo l’attitudine del tempo.

Come hanno testimoniato i loro contemporanei, esisteva un bilanciamento tra i loro caratteri: tanto madre Marina era ferma nelle decisioni – doveva pur sempre seguire un Istituto religioso appena agli inizi – quanto suor Maria Anna sapeva di essere chiamata in modo particolare a essere un esempio per le nuove consorelle, dato che era stata tra le prime a professare pubblicamente i voti.

Ora che ci penso, se la data di fondazione delle Marcelline è il 23 settembre 1838, vuol dire che lei entrò come postulante quasi dieci anni dopo. Ancora una volta, sembrerebbe venire meno quel criterio che mi fu indicato da una Suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, ovvero che non bisogna fidarsi di istituti o congregazioni attivi da meno di cent’anni.

Un altro aspetto che mi ha colpita è stato il modo in cui ha accettato la malattia. Il tumore al collo deformava il suo fisico, ma lei cercava di dissimularlo: lo chiamava «il mio vezzo di perle», paragonandolo quindi a una collana, oppure lo nascondeva con una sciarpa.

I miei rapporti con le Marcelline si sono però raffreddati, per due ragioni: la suora che conoscevo ha cambiato comunità (però ci siamo riviste una volta, quando passò per Milano) e ora non abito più vicino alla casa generalizia. Sono passata di lì l’ultima volta sul finire del 2016 o nei primi mesi del 2017, dopo aver saputo che era uscita una nuova biografia di suor Maria Anna.

Quel testo, pur con qualche imprecisione, mi ha permesso di ricordare alcuni aspetti che avevo sottovalutato. Su tutti, il rapporto con le allieve e con quante erano passate per i collegi dove aveva servito. È conservata, tra l’altro, una lettera a Giuditta Alghisi, che poi sposò Giorgio Montini e diede alla luce Giovanni Battista, il futuro san Paolo VI.

Poi ci sono alcuni piccoli elementi che mi hanno ricordato il mio rapporto con le sue consorelle di oggi: non ricordavo, infatti, che lei avesse insegnato musica e che sapesse suonare l’armonium. Due suore che avevo conosciuto avevano le stesse doti, tanto che apprezzarono molto quando riferii loro che ero entrata nel Gruppo Shekinah, il coro giovanile della diocesi di Milano.

Infine, ho notato come la sua ubbidienza pronta le fosse costata parecchio: diceva di avere un carattere “selvatico”, mentre in altre lettere riporta la difficoltà provata nel distaccarsi dalla comunità di Genova e dalle studentesse.

 

Il suo Vangelo

 

Dalla testimonianza della Beata Maria Anna è possibile capire come la cura per l’educazione non debba mai venire meno. Ai suoi tempi era necessario, come aveva intuito il Beato Luigi Biraghi, fornire elementi di qualità per le future madri di famiglie benestanti, che non andavano trascurate. Per questo, raccomandava alle suore di applicare il “metodo benedetto”, fatto di vicinanza alle allieve in ogni momento della giornata.

Per suor Maria Anna significò, come testimoniò E. Antonioni, essere in cattedra Manzoni e, nelle camerate, allacciare i bottoni. Visse quindi una maternità capace di durare nel tempo e di continuare a fornire consigli per la vita, senza mai obbligare a prendere una strada piuttosto che un’altra.

Nelle sue missive incoraggia le allieve a far buon uso dei doni ricevuti da Dio e a comportarsi in modo da essere buone sia con le compagne che con le maestre. In quella indirizzata da Milano ad Angela Panzarasa, datata 5 ottobre 1880, manifesta la gioia per aver ricevuto una sua letterina, che le sembra un presagio per l’anno scolastico incipiente, poi aggiunge:

È ben vero che io valgo assai poco, ma confidiamo che il Signore abbia ad avvalorare il mio buon volere di tutta adoperarmi per la migliore riescita tua e di ognuna delle mie dilettissime alunne.

Poco sopra, auspica che in Angela possa esserci «una di quelle alunne che meglio sapranno rendermi dolce e consolante il già per me gradito compito di educatrice». 

Spero che valga lo stesso per gli attuali studenti delle scuole delle Marcelline, anche in tempi complicati per le scuole di ogni tipo, ma in modo speciale per le paritarie come le loro. Per questo ho parlato di lei oggi, a quaranta,'anno dalla beatificazione. 


Appendice: preghiera del cardinal Martini

 

Mentre cercavo di vedere se ci fosse qualche pagina web da segnalare, ho trovato un file con una preghiera dell’arcivescovo di Milano monsignor Carlo Maria Martini (non era ancora cardinale), risalente alla sua visita a Brivio il 23 novembre 1980, quindi a ridosso della prima volta in cui poteva essere celebrata la memoria liturgica della Beata Maria Anna.

La ripropongo di seguito, perché la trovo molto adatta anche alla situazione che stiamo vivendo.

Beata Maria Anna,

Tu che hai vissuto in mezzo a noi, che hai condiviso le nostre esperienze quotidiane, che hai provato le nostre gioie e le nostre difficoltà, prega per la situazione del mondo presente.

Comprendi, Beata Maria Anna, la fatica del nostro andare verso Dio, il desiderio che abbiamo di una società più giusta, della vita vera nella quale regnino i valori che hai proclamato nella tua esistenza. Guarda, ti supplichiamo, al nostro sforzo educativo, a tutto ciò che operiamo ogni giorno per il Regno di Dio; guarda anche ai nostri timori, alle nostre paure, ai problemi che tentano di farci perdere la speranza. Ottienici da Dio, per l’amore che ti porta e per l’amore che Tu porti a noi, che il nostro cuore si riempia di speranza e che noi possiamo dedicarci con coraggio ed entusiasmo al compito educativo, camminando per la via lungo la quale hai camminato Tu, superando le spine e i sacrifici.

Fa’ che contempliamo con te il volto di Dio, quel volto che ci ripagherà di ogni dolore e di ogni nostra sofferenza. Amen!

 

Per saperne di più

 

Massimiliano Taroni, Beata Maria Anna Sala, Velar 2016, pp. 48, € 4,00.

L’unica biografia attualmente in commercio, sintetica seppur con lievi imprecisioni.

 

Su Internet

 

La Beata Maria Anna Sala delle Suore di Santa Marcellina, edizione rinnovata a cura di suor Vittoria Bertoni, 3° edizione, maggio 2020

Opuscolo preparato dalle suore, scaricabile da qui.


 

Lettere della Beata Marianna Sala, Suora Marcellina, a cura di suor Enrica Gussoni, 1995.

L’epistolario completo, scaricabile da qui.

 

Pagina del sito della Comunità Pastorale “Beata Vergine Maria” di Brivio e Beverate, della quale fa parte la parrocchia dei SS. Sisinnio, Martirio e Alessandro martiri di Brivio, dove la Beata ricevette i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana.

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