Io c’ero #20: ad Assisi, per Carlo Acutis Beato (seconda parte)



Nei tre giorni che ho trascorso ad Assisi e Cortona, nel pellegrinaggio per la beatificazione di Carlo Acutis, mi sono successe così tante piccole avventure che un post non mi è bastato per raccontarle. Proseguo ora, col giorno della beatificazione e con gli incontri che mi sono stati donati.


Kit kit, urrà!


Ho tralasciato apposta di parlare, ieri, del materiale che era stato consegnato a quanti si erano iscritti alla beatificazione. Da queste celebrazioni, infatti, non si torna quasi mai a mani vuote. Ricordo che, ad esempio, quando fu beatificato don Carlo Gnocchi, avevo trovato, nel posto dove avevo scelto di sedermi, uno zaino-sacchetto che conteneva il libretto della celebrazione, un numero speciale della rivista Missione Uomo, un foulard e, se ricordo bene, un santino.

Credevo che, a causa dell’emergenza sanitaria, per il caso in esame si sarebbe tenuto un basso profilo, con nessun articolo speciale. Appena arrivata a cena, la sera del 9 ottobre, al mio posto a tavola ho trovato non solo il pass per l’accesso riservato alla stampa (per il quale non finirò di ringraziare il direttore di Milano Sette e di www.chiesadimilano.it), ma anche una bustina trasparente.

Al suo interno c’erano: un pieghevole con i dati biografici salienti di Carlo; un altro pieghevole con la versione aggiornata della novena composta e approvata nella diocesi di Campo Grande (la stessa dove ha avuto luogo il miracolo esaminato per ottenere la sua beatificazione); un santino con la preghiera composta da monsignor Sorrentino, anch’essa aggiornata; una decina di Rosario in metallo (del tipo detto “rosario basco” o “rosario scout”) che aveva da una parte il volto del ragazzo, dall’altra la frase «Non io ma Dio». La medesima espressione era riportata anche su una spilla tonda, pure quella compresa nel pacchetto. Non mancavano neppure il libretto della celebrazione della Messa, una cartina di Assisi e il programma completo degli eventi connessi alla beatificazione.

Arrivata a prendere posto alla veglia, invece, ho scorto sulla sedia dove stavo per sistemarmi uno zaino-sacchetto, proprio come quello che avevo preso per don Gnocchi. Una dei volontari mi ha fatto presente che era altro materiale preparato per i partecipanti alla serata.

Lo zainetto racchiudeva, quindi: un altro pieghevole con la novena; il libretto Il Rosario con il Beato Carlo Acutis, composto da don Onofrio Farinola (avevo recensito la sua Via Crucis Corso intensivo d’amore) e edito dalle Edizioni Palumbi (a dirla tutta, l’avevo visto già commercializzato a Milano giovedì, quindi due giorni prima della beatificazione), ideale complemento di una corona da cinque decine in legno; un altro pieghevole con la novena; un altro santino nuovo.

La grafica con scritte rosse e nere su sfondo bianco (in effetti, Carlo era tifoso dell’AC Milan…) si ripeteva sullo zainetto stesso, ma anche su un portachiavi di quel materiale che lo rende galleggiabile (non saprei come definirlo altrimenti), su un braccialetto di gomma, su un cappellino e su un’altra spilla tonda, sempre insieme alla scritta «Non io ma Dio».

Il pezzo più ambito, però, credo fosse il CD di canti ispirati alla spiritualità di Carlo, composti perlopiù da Marco Mammoli, cantautore d’ispirazione cristiana a cui si deve, tra l’altro, Emmanuel, l’inno della Giornata Mondiale della Gioventù del Giubileo 2000 (l’ha eseguita dal vivo al termine della veglia, insieme al coro Voci di lode). E dire che ero rimasta ferma a Non io ma Dio, di cui avevo letto qui!

Lo propongo qui sotto, invitando a scrivere all’indirizzo noniomadio AT gmail PUNTO com (sostituendo ad AT la chiocciola, ovviamente) per il CD fisico, oppure a cliccare qui per ascoltarlo su Spotify.





Tutto questo materiale mi ha fatto pensare a un altro kit, immateriale stavolta, che Carlo suggeriva ai bambini a cui faceva catechismo, secondo quanto riporta il suo sito ufficiale.


10 ottobre, 9.30 – La Porziuncola in lungo e in largo


Dopo la colazione, la prima tappa della giornata è stata la visita alla basilica di Santa Maria degli Angeli, che racchiude la chiesetta primitiva considerata la “Betlemme serafica”, ossia il luogo dove tutto cominciò, per san Francesco, ma anche altri punti che rimandano al suo legame con animali come tortore o cicale.
Fu infatti lì che, come ci era stato ricordato durante la veglia, aveva ascoltato il brano del Vangelo in cui Gesù chiede di non prendere con sé né bisaccia né sandali (non si sa in quale dei Sinottici), e subito dopo esclamò: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore!». Lì volle infine essere portato, quando ormai era prossimo alla morte. Congedandosi dai frati, dichiarò: «Io ho fatto la mia parte; la vostra ve la insegni Cristo». 

Per me quest’ultima frase ha costituito un richiamo a compiere al meglio il mio servizio di corrispondente ambrosiana. Non avevo ancora concluso l’articolo sulla veglia, per cui mi sono appartata per completarlo. Non prima, però, di essermi procurata qualche libro interessante al negozio interno alla basilica, più altri ricordini per parenti e amici. 


Ore 10.55 – Con la mamma di Francesca Tomassini


Tuttavia, non molti minuti dopo essere entrata nella basilica, ho sentito vibrarmi il telefonino. Sono corsa verso l’uscita, ma ho visto che il percorso era molto tortuoso. Mi sono quindi appartata in un punto lontano dalla chiesa e ho richiamato.

Dall’altra parte della linea mi aveva risposto Giovanna, madre di Francesca Tomassini, dodicenne nativa proprio di Santa Maria degli Angeli alla quale avevo dedicato un post. Pochi mesi fa, ho contattato la sua famiglia, ricordandomi che gestiva un albergo poco distante e che la Porziuncola era la loro chiesa parrocchiale. Mi era un po’ dispiaciuto scoprire che non sarei stata alloggiata presso di loro, ma ho ugualmente voluto segnalare la mia presenza.

Insomma, la signora mi contattava per riferirmi che, di lì a poco, sarebbe venuta in basilica per proclamare le letture durante la Messa delle 11. Le ho dato un segno di riconoscimento, poi ho fissato l’appuntamento prima delle 11, di fronte alla chiesa antica.

All’ora fissata, non ero ancora stata raggiunta da nessuno. Mi è venuto in aiuto il sacrestano della basilica: supponendo che conoscesse la signora, gli ho chiesto dove si trovasse. L’ho quindi raggiunta presso l’altare, trattenendomi quel poco che bastava per dirle che farò del mio meglio per non dimenticare Francesca, anzi, che l’avevo già fatto, comprando un’altra copia della sua biografia (la libreria interna al santuario è ormai l’unico luogo dov’è possibile procurarsela).


10.41 – Da un’idea di Carlo Acutis


Nei pressi della basilica era possibile visitare anche la mostra sulle apparizioni mariane, progettata da Carlo ma completata dal suo postulatore. Dato che dovevo ancora fare un salto alla Libreria Francescana Internazionale per cercare un altro volume e che col pezzo sulla veglia ero a buon punto, ho rinunciato a visitarla.

Ho comunque pensato che Carlo non ha fatto altro che trasmettere quello che a sua volta aveva imparato, tramite le ricerche online e le visite sul campo.


14.00 - In preparazione al momento fatidico


Dopo il pranzo, dove ho continuato ad ascoltare i miei commensali e a spiegare loro come si svolge una causa di beatificazione, sono andata in camera per prepararmi alla celebrazione.

La mia compagna di stanza, come accennavo ieri, era una dei pochi giovani presenti nel mio gruppo (c’erano anche due sposi, ma non so se avessero meno di trent’anni). Si chiama Nicole, viene dall’Ecuador e studia, se non ricordo male, Scienze alimentari; ha parenti in Italia e ci è vissuta per qualche anno, per cui parla abbastanza bene la nostra lingua.

Era a dir poco entusiasta di vedere Assisi, di sentirsi la benvenuta nella città di san Francesco e di camminare sulle vie dove Carlo era passato. Quando me l’ha spiegato, mi sono sentita in colpa per non averle concesso di parlare con la signora Antonia, al termine della veglia.  



15.04 – In mezzo ai giornalisti veri



Ho seguito il mio gruppo fino a quando non ha trovato posto nel settore a esso riservato, in piazza San Francesco Inferiore, con ingresso da via Frate Elia. Mentre camminavo, mi sono resa conto della folla di pellegrini: ho intravisto anche bandiere polacche. Insomma, mi sembrava una Giornata Mondiale della Gioventù, anche se non ho visto molti ragazzi e giovani.
Con al collo il mio pass per la stampa, mi sono diretta alla Sala Stampa del Sacro Convento, sicura che da lì avrei potuto anche dare uno sguardo alla piazza sottostante. Un po’ per la corsa, un po’ per l’emozione, mi sentivo battere forte il cuore.

Il clima era tutto sommato tranquillo. Molti giornalisti erano già all’opera, mentre altri sono arrivati più tardi. Fondamentale è stato il contributo di Antonella Porzi, dell’Ufficio Stampa della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, e delle sue colleghe, perché tutti fossimo a nostro agio.

Ho anche intravisto altre personalità note, come padre Enzo Fortunato, il direttore della Sala Stampa, e Paolo Fucili, di TV 2000. Anche con loro, come con quelli di Padre Pio TV, ho preferito mantenere un profilo basso, anzi, non disturbarli del tutto.


16.49 – Applausi per Carlo

 


La consegna che mi era stata data era di dare rilievo agli aspetti più collegabili all’ambrosianità di Carlo. Nell’omelia c’era un accenno verso il finale, ma volevo aspettare, come di fatto è successo, che anche monsignor Sorrentino ringraziasse la nostra Chiesa locale. Così facendo, però, ho tralasciato, nella mia cronaca, d’indicare che il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, era tra i concelebranti principali. Una delle regole fondamentali per raccontare una beatificazione, o comunque una celebrazione solenne, è indicare le autorità religiose e civili presenti.

Al momento della lettura della Lettera apostolica, credo di essere stata l’unica a interrompere il lavoro e ad alzarsi in piedi. Non appena ho visto alzarsi il telo che copriva il ritratto del Beato Carlo, sono uscita dalla sala: sotto un cielo luminosissimo, scrosciavano gli applausi per lui.

La rabbia stava cominciando a impossessarmi di nuovo di me, ma è stato solo per un attimo. Ho vinto quella reazione prendendo un impegno solenne: avrei fatto di tutto perché ogni storia santa, non solo quella che stavo vedendo ufficializzare, diventasse una buona notizia per gli uomini di oggi e per quelli che verranno. 


18.15 – A rotta di collo verso il pullman


Io e i sacerdoti del mio gruppo (degli ambrosiani erano presenti anche don Cristiano Passoni, assistente diocesano centrale di Azione Cattolica, e don Flavio Pace, ma non erano alloggiati con noi) avremmo dovuto raggiungere gli altri in uno dei piazzali riservati ai pullman, non più tardi di mezz’ora dalla fine della Messa; lo stesso valeva per quanti, per varie ragioni, si fossero attardati. Per questa ragione, appena ho sentito l’«Andate in pace», ho chiuso il mio file, l’ho allegato alla mail e l’ho spedito al direttore, poi mi sono disconnessa dal wifi e ho spento il tablet.

Prima di salire sul pullman, avrei voluto fare qualcos’altro: visitare la chiesa abbaziale di San Pietro, pregare sulla tomba del Venerabile Antonio Pennacchi e segnalare a qualcuno di lì che ero interessata anche a lui, non solo al mio Beato conterraneo trapiantato lì. 


18.30 – «Dolce sentire…»



Appena arrivata nell’omonima piazza, ho sentito che, dal palco di fronte alle Basiliche, stava cantando fra Alessandro Brustenghi. Mia madre resta sempre estasiata quando lo sente in qualche trasmissione televisiva; mi è quindi dispiaciuto non poterlo avvicinare e salutarglielo. Del resto non sono dotata del dono dell’ubiquità che invece è stato attribuito a don Pennacchi, noto come “il prete dell’Angelus Domini” perché, a mezzogiorno in punto, era visto contemporaneamente in punti diversi della città.
Sono rimasta ad ascoltare per un istante il religioso tenore che cantava Fratello Sole, Sorella Luna, ma il collegamento è andato via. Invece, le persone sedute di fronte allo schermo – la piazza era infatti uno dei punti da cui era possibile seguire la beatificazione – hanno continuato a cantare. Credo che il frate ne sarebbe stato contento, lodando Dio per il potere della musica.
Il parroco di San Pietro non mi ha concesso di entrare, ma, dietro le mie suppliche, mi ha fornito ben più dell’unico santino che gli avevo richiesto. Quanto alla biografia, l’avevo già comprata a Santa Maria degli Angeli.
Verso le 20, incalzata dal direttore, mi sono accorta che la mail era rimasta in coda. Ho quindi rimandato l’articolo nel corso della cena, continuando i discorsi ormai avviati con i miei commensali. 


21.30 – Un altro incontro, sulle vie dell’etere


Sapevo da tempo che ad Assisi avrei trovato anche Carla, una volontaria di Radio Oreb, emittente legata alla diocesi di Vicenza. Lei conduce, due volte al mese, la rubrica Santi Giovani, Giovani Santi, su figure esemplari di giovani, anche poco conosciuti.

Siamo entrate in contatto perché il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi aveva chiesto di dedicare un appuntamento della mia rubrica Cammini di santità a Claudio Contarin, un ragazzo vicentino il cui diario, insieme ad altri appunti, è stato pubblicato proprio a cura della radio. Circola anche sul web, ma la copia cartacea è molto migliore. Ho quindi sentito i responsabili, che mi hanno messa in contatto con lei, dalla quale ho ricevuto il libro con gli scritti di Claudio e altri volumi interessanti.

Dato che la serata di sabato era libera, ho pensato d’incontrarla, fissando l’appuntamento, a seguito di qualche telefonata, dietro la basilica di Santa Maria degli Angeli. Lei era alloggiata presso le Suore Francescane Angeline, per conto proprio.

Proprio stamattina mi ha telefonato per una proposta: domani, dalle 10.20, avrà un appuntamento della rubrica e vuole che io intervenga, in non più di cinque minuti, per riferire della mia esperienza di comunicatrice diocesana in quell’evento ormai dalla portata globale.

Quindi, se potete, domani alle 10.20, o alla replica delle 22.20, sintonizzatevi su Radio Oreb (anche in streaming) e preparatevi ad ascoltare anche la mia voce!


La terza e ultima parte del mio diario di viaggio sarà online tra qualche giorno perché domani, a Dio piacendo, mi occuperò di un altro Testimone giovane, che davvero fu «nei secoli fedele». Avete capito di chi parlerò, vero?



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