Padre David Maria Turoldo: impetuoso come un fiume, fedele alla sua Sorgente

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Chi è?

 

Giuseppe Turoldo nacque a Coderno, frazione di Sedegliano, in provincia e diocesi di Udine, il 22 novembre 1916, ultimo degli otto figli di Giambattista Turoldo e  Anna di Lenarda. Visse nell’ambiente contadino della sua famiglia, frequentando la chiesa del paese e il santuario di Santa Maria delle Grazie di Udine. Lì conobbe l’Ordine dei Servi di Maria e domandò di esservi ammesso.

Dopo aver concluso le elementari, iniziò il ginnasio nell’Istituto Missioni dei Servi di Maria a Monte Berico presso Vicenza. Il 27 luglio 1934, presso il convento di Isola Vicentina, ricevette l’abito, cambiando nome in David, cui, secondo l’uso dell’Ordine (che non obbligava all’abbandono del nome di Battesimo), aggiunse quello di Maria. Iniziò il noviziato nello stesso convento, a diciott’anni; emise i voti semplici il 4 agosto 1935 e quelli solenni il 30 ottobre 1938. Fu ordinato sacerdote il 18 agosto 1940.

Il 12 luglio 1941 arrivò al convento di San Carlo al Corso a Milano, per poter frequentare l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel secondo dopoguerra partecipò alla Resistenza, evitando però azioni cruente e concentrandosi su quelle pastorali. Con un gruppo di amici fondò «L’Uomo», giornale clandestino, su cui pubblicò le sue prime poesie.

Nel 1946, con l’amico e confratello Camillo De Piaz, diede vita al Centro culturale «Corsia dei Servi», avviando anche la Messa della Carità per i poveri della città. Per un decennio celebrò la Messa di mezzogiorno nel Duomo di Milano, cominciando a segnalarsi come predicatore.

A causa dell’appoggio dato all’esperienza di don Zeno Saltini e della comunità di Nomadelfia, in quegli anni oggetto di provvedimenti da parte del Sant’Uffizio, ma anche delle sue posizioni in campo socio-politico, fu obbligato a lasciare l’Italia. Visse come un esilio i tre anni seguenti, restando però in contatto con gli amici rimasti a Milano.

Nel 1954 gli fu permesso di tornare a Firenze, culla dell’Ordine, dove riprese le stesse iniziative milanesi. Tuttavia, anche lì non mancarono incomprensioni e provvedimenti da parte dei suoi superiori e delle autorità ecclesiastiche; fu quindi costretto a un nuovo periodo di peregrinazioni.

Nel 1963, dopo due anni trascorsi nel convento di Udine, decise di stabilirsi al paese natale di papa Giovanni XXIII, Sotto il Monte, poco dopo la morte di lui. Monsignor Clemente Gaddi, vescovo di Bergamo, gli affidò il priorato di Sant’Egidio a Fontanella, nei pressi di Sotto il Monte: lì padre David fece sorgere un centro ecumenico e culturale. Richiesto e apprezzato come predicatore, scrittore e poeta, pubblicò numerose opere e collaborò a riviste (di matrice cattolica e non solo), quotidiani, programmi radiofonici e televisivi.

Nell’agosto 1988 gli fu diagnosticato un tumore al pancreas; poco dopo, tornò definitivamente a San Carlo al Corso. Non volle interrompere i progetti che aveva in animo, continuando a comporre poesia e a confrontarsi con i Salmi fino alla fine.

Morì a Milano, presso la Clinica San Pio X, poco dopo le 8 del mattino di giovedì 6 febbraio 1992. La sua tomba si trova presso il piccolo cimitero di Fontanella di Sotto il Monte.

 

Cosa c’entra con me?

 

Quando padre Turoldo morì avevo otto anni e stavo per iniziare il catechismo. Nella mia famiglia, che al tempo si accontentava di partecipare alla Messa domenicale, non era affatto conosciuto.

Non mi sembra nemmeno che qualche sua composizione sia stata proposta in incontri di preghiera nella mia parrocchia di nascita, negli anni seguenti. Qualcuno dei Salmi da lui tradotti e poi messi in musica da Ismaele Passoni compariva nel libretto dei canti parrocchiale; di certo lo era Il Signore è il mio pastore, uno di quei canti che perfino i frequentatori non abituali delle parrocchie conoscono per averlo sentito in qualche funerale.

Penso che l’inizio della mia conoscenza di lui sia avvenuto grazie a un libro allegato al numero 12 del 20 marzo 2005 di Famiglia Cristiana, con testi di vari autori spirituali e letterari che scandivano i giorni della Settimana Santa; era lo stesso grazie a cui mi ero avvicinata alla poesia di padre Clemente Rebora.

Di padre David mi colpirono in particolare due liriche: «La notte del Signore» (il titolo è proprio tra virgolette), per la descrizione vibrante e sofferente dell’agonia del Getsemani, e Per il mattino di Pasqua, con l’esplosione dell’annuncio della Risurrezione, che il poeta avrebbe voluto gridare a tutti.

Un paio d’anni dopo, entrando nel Gruppo Shekinah, ho imparato, tra i primi canti, Mentre il silenzio. In realtà, l’autore del brano, Beppe Cantarelli, ha messo in musica due componimenti turoldiani: Ecco un’aurora mai vista ora sorge, che in questa rielaborazione musicale fa da preludio, e Mentre il silenzio fasciava la terra, inno per i Vespri del Tempo di Natale.

Negli anni dell’università, quindi, sapevo chi fosse e che era stato a lungo “di famiglia”, come si dice tra i Servi di Maria riguardo alla comunità religiosa di assegnazione, a Milano, precisamente a San Carlo al Corso.

Ricordo con relativa precisione di essere andata un giorno a confessarmi lì e, già che c’ero, di aver chiesto se c’erano informazioni relativamente a una eventuale causa di beatificazione, visto che su santiebeati.it c’era la scheda su di lui. Il confessore fu piuttosto brusco: rispose che non c’era nulla in corso e che, comunque, non sempre era necessario proporre qualcuno per gli altari.

Col senno di poi, penso che non fosse contrario al caso in esame. In ogni caso, non avevo notato che la scheda fosse nella categoria dei Testimoni, ossia personaggi la cui rilevanza spirituale è nota, per non dire che godono di fama di santità.

Non di rado mi sono trovata a passare per San Carlo, sia per trovare qualche aiuto spirituale (come quello che mi fu offerto sbloccando la mia ispirazione per l’articolo su santa Teresa Benedetta della Croce per Sacro Cuore VIVERE), sia per visitare la piccola libreria adiacente.

Proprio lì, il 7 settembre 2007 (ho ancora lo scontrino, anche se è praticamente illeggibile), acquistai un piccolo libro con un invito alla lettura delle poesie di padre David. Leggendolo, scoprii, nella poesia Ieri, all’ora nona, che era morto per un tumore, paragonato a un «drago» «insediato nel centro / del ventre»; è un’espressione che dopo di lui molti altri credenti, segnati dalla stessa malattia, hanno fatto propria.

Sei anni fa, per il centenario della nascita, proposi al mio contatto a La Croce Quotidiano di poter realizzare un suo profilo biografico. Il mio interesse si era acceso dopo che avevo visto, in una puntata di A Sua immagine, la registrazione della sua ultima Messa, andata in onda su Raiuno domenica 2 febbraio 1992, in occasione della Giornata per la Vita della Chiesa Cattolica italiana.

Contemporaneamente, mi ero accorta che la scheda di santiebeati era da rivedere dal punto di vista sintattico e della punteggiatura; non rendeva buon servizio a lui che aveva padroneggiato la parola con la P minuscola e maiuscola. Pensai quindi di chiedere aiuto a chi ne sapesse più di me, ovvero a chi seguiva la Casa di Emmaus a Sotto il Monte, ma non mi arrivò nessuna risposta.

Una possibilità si aprì dopo aver partecipato a un convegno presso la basilica di Sant’Ambrogio, dal quale, lo ammetto, tornai piuttosto nervosa: credo che sia cominciata da allora la mia difficoltà a dare del “profeta” a qualcuno, perché mi sembrava un segno di giudizio ufficiale della Chiesa anticipato e allo stesso tempo camuffato. Al convegno, comunque, riuscii a parlare con padre Espedito Maria d'Agostini: col suo aiuto, il profilo migliorò di parecchio.

Un paio d’anni dopo, una mia conoscente mi regalò alcuni libri di e su padre David: mi fece felice soprattutto la biografia uscita nel 2016. Pensai che mi sarebbe stata comunque utile, anche se l’articolo biografico era stato ritenuto adeguato.

In effetti, ho iniziato a leggerla proprio per avere qualcos’altro da raccontare qui, per il trentennale della morte. Non mi sono trovata sempre d’accordo con il biografato e con certe sue espressioni, anche se l’ho compatito per le difficoltà che ha incontrato lungo il suo cammino.

A dirla tutta, mi sento più affine al suo lato di poeta e d’ispiratore di nuovi canti anche per la liturgia – di cui però, insisteva, non andava mai toccato il nucleo fondamentale – che a quello di fiammeggiante predicatore.

A oggi non so se sia famoso solo per le sue opere letterarie ed esegetiche, o se goda effettivamente di fama di santità e di segni, come invece è successo a molti dei suoi amici o a personalità che hanno avuto a che fare con lui: per limitarmi a quelli che c’entrano anche con me e in ordine di grado in cui sono le loro cause, i Servi di Dio Divo Barsotti e Primo Mazzolari, i Venerabili Giorgio La Pira e Giuseppe Lazzati, i Beati Carlo Gnocchi (con cui però ebbe pochissimi contatti) e Alfredo Ildefonso Schuster, i pontefici Santi sotto cui visse (se ho capito bene, ha incontrato personalmente solo san Paolo VI, ancor prima dell’elezione alla sede petrina). È stato anche tra i primi a intuire la caratura spirituale di Benedetta Bianchi Porro, ora Beata, dalla lettura dei suoi scritti.

Per completezza, è giusto ricordare come il suo senso di comunione andasse al di là delle frontiere e delle differenze, abbracciando, col canto e con la presenza a convegni e manifestazioni, i cristiani perseguitati nei regimi latinoamericani tra gli anni Settanta e gli Ottanta.

 

Il suo Vangelo

 

Padre David ha annunciato il messaggio evangelico quasi con ogni mezzo possibile, compresi il cinema con Gli Ultimi e il fumetto, col progetto incompiuto di una vita della Madonna. Per lui il centro dell’annuncio cristiano doveva risiedere nell’affermazione dell’uomo, ossia dell’umanità tutta, per la quale Dio si era incarnato.

La sua passione per l’uomo forse l’ha reso antipatico a parecchi, i quali erano come lui fedeli alla Chiesa, ma non riuscivano ad afferrare l’importanza delle forme e delle espressioni da lui assunte, le quali ora, invece, sono un patrimonio più o meno condiviso.

Carlo Bo, critico letterario che fu tra i suoi migliori amici, nella prefazione al suo saggio Il grande male, dichiarò espressamente che, donandogli la poesia e la fede, Dio praticamente l’obbligava a cantare quest'ultima. Fino all’estremo, padre David ha ridonato al Creatore e alle creature la fede e la vita nelle sue opere letterarie, da cui moltissimi si sentivano ispirati.

L’immagine più efficace con cui penso si possa riassumere la sua esperienza di credente è contenuta in una delle sue liriche, Fa’ di me un fiume, contenuta nella raccolta O sensi miei… Di fatto, ciò per cui pregava e cantava si è realizzato.

 

Fa’ di me, Signore, un fiume
un fiume ampio, disteso,
che dal Monte si snodi flessuoso:

e poi si allarghi sulla pianura
e sfoci e ritorni a perdersi
dolcemente nel tuo mare.

Un fiume che raccolga tutte le acque
della tua divina Ispirazione,
le impetuose acque cui si dissetarono
i profeti, le calme
amate acque della Vergine e dei santi:
l’acqua della fonte zampillante…

E sia un unico fiume: il fiume
irrorato dal fiotto
ininterrotto di sangue e acqua
che scorre dalla ferita
sempre rossa del tuo costato.

E raccolga l’infinito sangue
che scende dagl’innumeri patiboli,
il pianto muto delle madri
dietro gli stendardi dei figli uccisi
- nuove icone sul mondo -,
in processione da capitale a capitale.

Sia così, Signore!

 

Per saperne di più

 

Mariangela Maraviglia, David Maria Turoldo – La vita, la testimonianza (1916 – 1992), Morcelliana 2016, pp. 464, € 30,00.

La biografia più completa, basata su documenti d’archivio, sugli scritti di padre David, comprese lettere private, e in minor misura su testimonianze di suoi conoscenti.

 

David Maria Turoldo – Gianfranco Ravasi, I canti nuovi. I Salmi, traduzione poetica e commento, Edizioni San Paolo 2022, pp. 752, € 28,00.

La sua ultima traduzione poetica dei Salmi, pubblicata per la prima volta nel 1987, viene riproposta con nuovi commenti a cura del cardinal Ravasi, che conobbe padre Turoldo quando insegnava Esegesi biblica alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale

 

David Maria Turoldo, Amare e pagine ritrovate, Edizioni San Paolo 2016, pp. 288, € 9,90.

Il percorso della storia della salvezza come storia d’amore, tra preghiere e riflessioni; a questa riedizione di un volume uscito nel 1982 sono aggiunti alcuni articoli già pubblicati sulle riviste della Società San Paolo.

 

David Maria Turoldo, L’amore canta in silenzio, Edizioni San Paolo 2021, pp. 96, € 7,90.

L’applicazione di alcuni suoi testi ai misteri del Rosario.

 

Gianfranco Ravasi – Marco Ballarini, David Maria Turoldo – Invito alla lettura, Edizioni San Paolo 2000, pp. 94, € 6,20.

Antologia di testi accompagnata da un’introduzione su vita, opera e messaggio.

 

 

Su Internet

 

Sito del Centro Studi Turoldo di Coderno di Sedegliano

Profilo nella sezione Uomini illustri del sito istituzionale dei Servi di Maria

Blog del Centro culturale e spirituale Il Ridotto di Turoldo di Coderno

Sezione con alcune delle sue poesie (in realtà, non so perché, contiene anche i Vangeli delle feste) del sito di San Carlo al Corso

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