Raffaele Mennella: in tutto e con delicatezza, la volontà di Dio

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Chi è?

Raffaele Mennella nacque a Torre del Greco, in provincia e diocesi di Napoli, il 22 giugno 1877. Dovette interrompere gli studi con la licenza elementare, pur essendo molto portato, per aiutare la sua numerosa famiglia, che contava, oltre ai genitori e a lui, altri quattro figli.

Fu quindi inviato a imparare la lavorazione del corallo: nella bottega dov’era apprendista cercava di dare il buon esempio, a costo di essere preso in giro per la sua religiosità. Ogni giorno, infatti, prima e dopo il lavoro, partecipava alle celebrazioni nella chiesa del Carmine della sua città. Privatamente e gratuitamente, al termine della giornata lavorativa, prendeva lezioni di latino, storia e italiano da due fratelli sacerdoti torresi, Luigi e Vincenzo Maglione.

A quindici anni conobbe padre Luigi Torrese, della congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori, fondata a Secondigliano da padre Gaetano Errico (canonizzato nel 2008), il quale era morto diciassette anni prima della sua nascita. Tuttavia, la sua prima domanda d’ingresso fu respinta, forse per ragioni politiche (i Missionari dei Sacri Cuori erano stati soppressi nel 1861 e solo in quegli stessi anni si stavano riorganizzando) o perché era sprovvisto di beni.

Raffaele affrontò la prova invocando il Sacro Cuore di Gesù perché esaudisse quel suo desiderio. Quando il secondo tentativo ebbe esito negativo, il giovane pregò con ancora maggior insistenza. Provò allora a chiedere ai Cistercensi: fu accettato, ma prima di partire volle riprovare nella congregazione di padre Torrese, nella quale alla fine fu accolto.

Il 10 novembre 1894 Raffaele iniziò il noviziato a Secondigliano, vicino alla casa madre, vestendo l’abito il 18 novembre dello stesso anno. Il 21 novembre 1895 professò i voti semplici, mentre il 13 settembre 1896 ricevette la tonsura clericale e gli Ordini Minori.

Nel settembre 1897 cominciò gli studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana, ma il suo fisico ne risentì, oltre a essere fiaccato dal caldo dell’estate del 1898. il 3 luglio di quell’anno ebbe la prima emottisi, segno di una tisi polmonare al tempo incurabile.

Dopo un leggero miglioramento, Raffaele, che desiderava morire come membro della sua congregazione, fu rimandato a casa per curarsi: il 2 agosto 1898 tornò a Torre del Greco. Per qualche tempo sembrò star meglio, finché non riuscì più ad alzarsi dal letto. Morì quindi in casa sua il 15 settembre 1898, a ventun anni.

L’11 ottobre 1956 fu aperto il processo informativo diocesano della sua causa di beatificazione e canonizzazione nella diocesi di Napoli, concluso il 19 febbraio 1959 e integrato da un’inchiesta suppletiva terminata il 17 marzo 2018.

Oggi, 20 giugno 2025, papa Leone XIV ha autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù di Raffaele, i cui resti mortali riposano, dall’11 ottobre 1956, nella cappella un tempo dedicata a santa Lucia del santuario della Madonna Addolorata, chiesa madre dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, in via Dante Alighieri 2 a Secondigliano, attualmente quartiere di Napoli.

 

Cosa c’entra con me?

Nell’estate del 2007, con la mia famiglia, sono tornata, dopo molti anni, al Santuario Casa del Volto Santo a Napoli, più precisamente a Capodimonte. Entrata nel salone delle offerte, ho visto sul bancone due opuscoli: uno sulla Beata Maria Crocifissa Curcio, uno su Raffaele Mennella. Li ho presi entrambi, sulla linea di quella riscoperta delle storie dei Santi che avevo intrapreso dopo la GMG del 2005.

In particolare, quello di Raffaele mi aveva attratta: dalla statua in copertina si capiva chiaramente che si trattava di un giovane. Anche in questo mi sembrava corrispondere a una ricerca che era emersa in quegli anni e che mi aveva condotto a scovare storie di giovani seminaristi, soprattutto diocesani, ma anche religiosi.

Ricordo di aver divorato entrambi i libretti, ma quello su Raffaele mi lasciò un’impronta particolare. Ero ammirata dalla tenacia con cui aveva perseguito la sua vocazione, paragonata dal biografo a quella degli scalatori o dei ciclisti al Giro d’Italia.

Ripensandoci, i Missionari dei Sacri Cuori avevano una storia piuttosto recente e si erano visti impediti, fino a poco tempo prima della domanda di Raffaele, nell’accettare novizi. Pregando aveva capito di dover provare a fare domanda tra i Cistercensi, ma lo stile di vicinanza al popolo e ai sofferenti che aveva appreso da padre Torrese gli sembrava fatto apposta per lui.

Leggere della sua malattia mi aveva invece commossa, soprattutto al pensiero che i suoi superiori si aspettavano molto da lui, tanto da averlo mandato a Roma per studiare. Evidentemente a Raffaele, giunto a quelle condizioni di salute, importava continuare a fare bene ciò che gli era chiesto in quel momento, proprio come si era allenato a fare da apprendista e poi da novizio.

Quando, nel 2008, è stato canonizzato san Gaetano Errico, mi era tornato alla mente. Ho aggiornato la sua scheda per santiebeati.it e quella di Raffaele dieci anni più tardi, aiutata dal Postulatore generale dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Due anni dopo quel primo incontro, ho ritrovato Raffaele visitando il santuario della Madonna del Buon Consiglio a Torre del Greco. Precisamente, è avvenuto attraverso alcune sue immaginette, che non ho mancato di prendere, sebbene, nel dipinto riprodotto, avesse un’espressione un po’ triste (mi par di capire che i suoi ritratti siano tutti ricavati da una foto di gruppo con i compagni di noviziato). Non sono invece mai stata a Secondigliano, ma conto di riuscirci prima o poi. Il suo ricordo è rimasto vivo in me, soprattutto quando passavo di fronte a qualche punto vendita della gelateria che porta il suo stesso cognome (i proprietari saranno suoi lontani parenti?).

La notizia del decreto sulle virtù eroiche non mi ha sorpresa troppo: i miei contatti in diocesi di Napoli mi avevano suggerito di stare all’erta, ma col passare dei mesi non vedevo nulla a suo riguardo. Avevo predisposto un aggiornamento della scheda, ma non avevo nemmeno abbozzato questo post: per non perdere l’attualità, l’ho scritto letteralmente in movimento, tra una commissione e l’altra.

Nel frattempo, ho ripassato la sua biografia: questa volta mi sono soffermata su come Raffaele ha vissuto la sua esistenza ordinaria, a cominciare dal lavoro. I suoi compagni non davano il buon esempio, perché influenzati dalle correnti anticlericali del tempo, ma lui continuava ad andare per la sua strada, a costo di essere schernito: in questo senso, oggi, la sua testimonianza viene interpretata anche come modello di onestà e di legalità.

Gli impegni di studio lo assorbivano ed erano un’occasione per fortificarsi, così da difendere la Chiesa da quegli attacchi che lui aveva già sperimentato da laico, ma nel tempo libero si fermava a pregare e a meditare sui dolori di Gesù e di Maria, secondo lo specifico della congregazione. Dalla contemplazione passava all’azione, soprattutto quando visitava gli ammalati o si sostituiva a qualche confratello che stava peggio di lui.

 

Ha testimoniato la speranza perché…

In Raffaele la speranza ha preso almeno due direzioni. La prima è relativa alla sua scelta vocazionale, tanto provata quanto vissuta energicamente. Non si è scoraggiato, ma si è affidato pienamente a Dio senza fatalismi esagerati.

La seconda si vede nell’orientamento verso la vita eterna, che si è reso ancora più marcato quando era a un passo dalla morte. Non considerava la fine della vita una caduta nel nulla, bensì un passaggio verso la felicità, sua unica meta.

 

Il suo Vangelo

Può sembrare provvidenziale il fatto che Raffaele sia stato dichiarato Venerabile pochi giorni prima del Giubileo dei Seminaristi e nel mese di giugno, devozionalmente collegato al Sacro Cuore, a cui lui teneva tanto. Come in tante altre storie analoghe, si ravvisa in lui la determinazione dettata da ciò che il Signore gli aveva messo in cuore, insieme all’accettazione della fine dei suoi sogni, abbracciata con prontezza, pur di fare in tutto la volontà di Dio.

La sua particolarità risiede nella delicatezza che aveva imparato dalla madre, poi in bottega, lavorando il corallo che ha reso tanto famosa Torre del Greco. È un tratto che gli hanno riconosciuto i compagni di studi, perfino padre Giulio Panariello, suo compaesano, che spesso gli combinava degli scherzi, ma fondamentalmente lo ammirava.

Proprio a lui, che era venuto a trovarlo quando era verso la fine, Raffaele lasciò uno dei suoi ultimi insegnamenti, quasi un testamento spirituale:

Ognuno è tenuto a prepararsi, perché Gesù Cristo ci nasconde il giorno in cui moriamo. La perfezione consiste nel fare la volontà di Dio in tutte le cose, prospere e sgradevoli.

L’aveva capito a ventun anni appena compiuti: continui a insegnarlo a chi è più anziano, soprattutto ora che la Chiesa ha ufficialmente sancito la correttezza morale delle sue azioni.

 

Per saperne di più

Luigi Toscano M.SS.CC., Raffaele Mennella – Missionario dei Sacri Cuori, Velar 2019, pp. 48, € 4,00.

La riedizione della piccola biografia che me lo ha fatto conoscere, a cura del Postulatore generale dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

 

Su Internet

Sezione del sito dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria su di lui 

Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi su di lui

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