Monsignor Francesco Saverio Toppi: in comunione con la Trinità, con la Madonna e con i fratelli

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Chi è?

Vincenzo Toppi nacque a Brusciano, in provincia di Napoli e diocesi di Nola, il 26 giugno 1925, quinto dei nove figli di Antonio Toppi ed Elisabetta Di Maio, contadini. Dall’intelligenza brillante ma dal carattere vivace, mentre si preparava per la Prima Comunione intuì che Dio lo chiamava alla vita religiosa: sorprese tutti i familiari quando, a ridosso di quel giorno, annunciò di volersi fare “monaco” (in dialetto napoletano, non indica necessariamente i monaci contemplativi; è invece sinonimo di “religioso” o “frate”).

A undici anni, il 19 ottobre 1936, fu accolto nel seminario serafico di Sant’Agnello a Sorrento; concluse quattro anni dopo, nel seminario vescovile di Pozzuoli, gli studi ginnasiali. Per il liceo studiò ad Avellino e a Nola: in quest’ultimo convento, tra il 1944 e il 1948, concluse gli studi teologici.

Sempre nel 1948 iniziò il noviziato, cambiando nome, secondo l’uso del tempo, in fra Francesco Saverio da Brusciano. Il 7 luglio 1946 emise la professione perpetua; fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1948.

Obbedendo ai superiori, venne inviato a Roma per specializzarsi in Storia Ecclesiastica, materia che insegnò ai giovani frati del convento di Sant’Eframo Vecchio a Napoli; si diplomò anche in Biblioteconomia e Archivistica presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.

A quest’amore per la cultura si univa un trasporto talvolta eccessivo durante la celebrazione della Messa, che finiva per durare otto o nove ore. Per questo, dal 1956 al 1959, padre Francesco fu obbligato a celebrare in privato.

Dal 1959 al 1968 fu Superiore Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Napoli: nel corso di quel periodo, visitò le missioni in America Latina e in Africa e ne fondò una nuova, nel Sud dello Stato di Bahia.

Nel 1971 fu nominato Provinciale dei Cappuccini di Palermo, per cercare di risolvere una questione molto problematica. Nei cinque anni di governo, riuscì a ricomporre i dissidi, riconducendo i frati alla vera essenza della loro scelta di vita francescana. Fu poi destinato a Roma, dove rimase fino al 1982, come Definitore Generale (strettissimo collaboratore del Superiore Generale). Rientrato nella Provincia Napoletana, fu superiore del convento di Nola dal 1983 al 1989, nonché maestro dei chierici.

Il 13 ottobre 1990, il Papa san Giovanni Paolo II lo nominò Arcivescovo Prelato di Pompei e Delegato Pontificio per il Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, luogo dove, il 7 dicembre 1990, si svolse anche la sua ordinazione episcopale. Sul suo stemma episcopale volle il motto «Madre mia, fiducia mia», che l’aveva sempre accompagnato.

Scrisse ventiquattro Lettere pastorali, mentre alla preghiera del Rosario dedicò 55 documenti del suo episcopato, che esercitò senza dimenticare di essere un figlio di san Francesco d’Assisi. Seguì con attenzione le opere sociali e di carità annesse al Santuario e non perse occasione per far arrivare la sua predicazione ai pompeiani e ai pellegrini.

Il 17 febbraio 2001 il Papa accettò la sua rinuncia all’incarico per limiti d’età sopraggiunti. Monsignor Domenico Sorrentino, suo successore, volle che lui, terminato l’incarico il 7 aprile 2001, continuasse a vivere a Pompei.

Tre anni dopo, però, monsignor Toppi, per l’aumentare dei problemi di salute, tornò al convento di Santa Crocce a Nola, nella cui infermeria si spense all’1 di notte 2 aprile 2007, quell’anno Lunedì della Settimana Santa. Per suo stesso desiderio, fu sepolto nella cripta del Santuario di Pompei.

Dopo aver ottenuto il trasferimento di competenza dalla diocesi di Nola, si svolse, nella Prelatura di Pompei, l’Inchiesta diocesana, dal 2 aprile 2014 al 13 ottobre 2016. Il 20 gennaio 2022 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto con cui monsignor Toppi veniva dichiarato Venerabile.

 

Cosa c’entra con me?

Penso proprio che il mio primo contatto con lui sia avvenuto leggendo una biografia di Giovanna Lanza, detta Nina, una donna del suo stesso paese, Brusciano, consacrata della Piccola Famiglia Francescana (mi risulta che ci sia il nulla osta per l’avvio della sua causa). In essa erano riferiti i racconti che Nina fece a padre Francesco, da lui accuratamente annotati, nel corso delle visite a casa sua, svolte tra gli anni 1948 e 1950. Dato che quel libro è datato 2011, sicuramente l’ho preso in quell’anno o poco dopo.

La conoscenza più diretta è avvenuta al santuario di Pompei, dove, come faccio sempre quando passo di lì (anche a costo di rischiare di finire senza soldi!), ho comprato una sua biografia uscita nel 2013. C’erano altri testi sul suo conto, ma pensavo che andasse bene per iniziare. Rammento benissimo che avevo chiesto alle suore della Sala Ricordi se avessero a disposizione i suoi santini, ma mi risposero di no.

Già quella lettura mi fece assaggiare qualcosa della sua esperienza credente, tanto complessa e variegata, passata per numerosissimi e delicatissimi incarichi, per obbedienze accolte superando le possibili resistenze, per doni particolari ricevuti dall’alto. Per come sono fatta io – chi mi legge da tempo lo sa – i racconti di fatti mistici mi lasciano impressionata, ma cerco di non dare a essi troppo peso, quando racconto una storia che ne è stata costellata.

È successo così anche con la sua, per cui ho apprezzato tantissimo il fatto che, in più di un’occasione, padre Francesco avesse chiesto aiuto – un segno di onestà che non è da tutti – a personalità che avevano sperimentato qualcosa di simile e che c’entrano un po’ anche con me: anzitutto il confratello san Pio da Pietrelcina, peraltro in tempi in cui gli altri cappuccini dovevano chiedere un permesso speciale per andare a trovarlo; quindi don Dolindo Ruotolo, il quale lo consigliò a sua volta di lasciar agire il Signore.

Un altro aiuto importante gli è arrivato da Chiara Lubich, conosciuta in tempi nei quali l’Opera di Maria, ovvero il Movimento dei Focolari, iniziava a muovere i primi passi. Nei testi di padre Francesco, anzi, ancor prima degli Ordini Sacri, ricorrono spessissimo termini mutuati dal lessico di quel Movimento, come “Gesù Abbandonato”, “Gesù in mezzo”, l’ “Ideale”, ma li caricava di significato pensando a quello che stava vivendo in quel momento. Anche in seguito è rimasto legato ai Focolari, partecipando agli incontri dei Vescovi amici del Movimento e invitando Chiara a Pompei.

Mi pare che questi suoi rapporti con contemporanei poi avviati sulla via degli altari, o comunque in fama di santità, lo rendano molto affine a Bartolo Longo. Non partecipò alla beatificazione come vescovo (era avvenuta dieci anni prima della sua elezione), ma custodì le sue opere di carità, come compete al Delegato pontificio per il Santuario di Pompei. Peraltro, era andato lì il giorno dopo l’ordinazione sacerdotale: pregò con tale intensità, insieme al confratello ordinato con lui, padre Giambattista Rubinacci, da dimenticarsi di mangiare!

Agli incontri con questi “santi viventi” suoi contemporanei (per padre Pio, naturalmente, le virgolette non servono) si aggiungono quelli con personaggi esemplari della storia cappuccina. Penso a fra Geremia da Valacchia, beatificato nel 1983: scrisse la sua biografia e ne fece traslare le spoglie da Roma alla chiesa dei Cappuccini a Piedigrotta, nel corso del suo mandato come Provinciale a Napoli. O ancora, a Maria Lorenza Longo, la fondatrice delle Clarisse Cappuccine e dell’Ospedale degli Incurabili, anche lei Beata: le dedicò la tesi di laurea.

La storia, nemmeno dei Testimoni, non si fa con i “se”, ma se i superiori non gli avessero ordinato di studiare Storia della Chiesa, non penso che se ne sarebbe così appassionato. Mi sembra una di quelle «eleganti combinazioni» in cui, a posteriori, ha ravvisato la Provvidenza divina, quasi riecheggiando quella frase attribuita al già citato padre Pio: «E chi combina le combinazioni?».

Il mio desiderio di avere almeno un suo santino è stato esaudito molto tempo dopo la richiesta a Pompei, precisamente in una delle mie ultime visite dalle Figlie di San Giuseppe di Rivalba nel negozio-comunità di via Pantano qui a Milano, prima che chiudesse. La suora addetta al negozio fu molto felice nel vedere che m’interessassi a lui, ma non so dire se l’avesse conosciuto.

Non molto tempo dopo, veramente a sorpresa, arrivò la notizia del Decreto sulle virtù eroiche, promulgato, come faceva notare il Postulatore generale dei Cappuccini padre Carlo Calloni, a poco meno di nove anni dall’invio della lettera di richiesta per l’istruzione dell’Inchiesta diocesana.

Ho quindi seguito con interesse gli approfondimenti televisivi a suo riguardo, sia su Padre Pio TV – e non poteva essere altrimenti – sia su TV 2000. Ripropongo quindi l’intervento nella trasmissione Di Buon Mattino del 1° febbraio 2022, con il suo vicepostulatore ospite in studio, in collegamento una figlia spirituale e un contributo registrato di monsignor Domenico Sorrentino, che gli succedette alla guida della Prelatura di Pompei.


Nelle mie successive visite a Pompei ho pregato almeno due volte sulla sua tomba e ho controllato se ci fossero altri libri sul suo conto. Ne avevo preso uno, ma proprio mentre pensavo di elaborare questo post ho scoperto di non riuscire a trovarlo. Così, rimpiangendo di non averlo ricomprato quando sono tornata lì un mese fa, ho proceduto a ordinarlo. Leggendolo, ho scoperto che monsignor Toppi è passato sicuramente per Milano in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale del 1983.

Sempre lo scorso 14 maggio, passando per la cripta, mi sono ricordata che oggi ricorre il centenario della sua nascita e mi sono appuntata di parlare qui di lui. È stato organizzato un convegno per ricordarlo, nella sala Marianna De Fusco del Santuario: spero che vengano presto pubblicati gli atti.

 

Ha testimoniato la speranza perché…

Proprio ieri, nella sua meditazione ai vescovi riuniti a Roma per il Giubileo di Seminaristi, Sacerdoti e Vescovi, papa Leone XIV ha ricordato che il vescovo è uomo di fede perché uomo di speranza: «per virtù teologale», quindi, «aiuta a non disperare: non a parole, ma con la vicinanza».

Per quel che ho capito, monsignor Toppi ha aiutato tanti a non disperare: la figlia spirituale che parla nel video sopra e, ancor prima di diventare vescovo, le persone che andavano a confessarsi da lui e che beneficavano dei suoi consigli.

Allo stesso modo, ha risanato la grave situazione della Provincia cappuccina di Palermo vincendo le resistenze – dopotutto, veniva da fuori – e incoraggiando gli altri frati a non pensare che fosse tutto finito.

 

Il suo Vangelo

La storia di monsignor Toppi mostra come non si debba mai porre freno all’agire del Signore in un’anima, a cominciare dall’infanzia. Solo così il vivace Vincenzino è riuscito a diventare un religioso saggio e un sacerdote accorto, che con le proprie forze non avrebbe realizzato granché.

Se ora lo consideriamo eroico nelle virtù è perché, in tutta la sua esistenza, ha sperimentato cosa significasse vivere in profonda relazione con la Trinità e come diventare a sua volta uomo di comunione, come mi pare sia stato in tutti gli incarichi ricevuti e, più in generale, nella sua esperienza francescano-cappuccina, che comunque non è mai venuta meno.

Ha quindi portato a compimento quanto chiedeva ai frati palermitani poco dopo la sua elezione:

Lasciamo, Padri e Fratelli amatissimi, che si riversi nel nostro cuore la pienezza traboccante dell’amore di Dio; il Padre ci ama e ci comunica lo Spirito del Figlio! Gesù è con noi! Rispondiamo all’Amore di Dio, realizzando la nostra vita di preghiera e di fraternità. Preghiera e fraternità: è tutto qui il nostro programma e il nostro ideale!

Questi sono stati anche i due cardini della sua vita come vescovo a Pompei, che si conferma, ancora una volta, crocevia di santità.

 

Per saperne di più

Massimiliano Noviello OFMCap (a cura di), Omelie e prediche di Mons. Francesco Saverio Toppi, Velar-Marna 2011, pp. 92, € 10,00.

La prima parte della raccolta delle sue omelie, con testi sul tema della preghiera.

 

Francesco Saverio Toppi, Diario di una preghiera, Edizioni Cappuccini Napoli 2011, pp. 830, € 48,00.

Il diario spirituale in cui padre Francesco annotava le sue esperienze e le sue preghiere.

Si può ordinare direttamente dall’editore, oppure consultare in queste biblioteche.


Massimiliano Noviello, Francesco Saverio Toppi – “Piccolo” testimone della Carità di Dio, Velar-Elledici 2013, pp. 48, € 3,50.

Sintetica e illustrata presentazione della sua storia, a cura del vicepostulatore della sua causa.

 

Francesco Saverio Toppi, Il rosario. Esperienza mistica mariana – Ancora 2017, pp. 264, € 15,00.

Raccolta dei suoi scritti sul Rosario.

 

Massimo Meini, La Vergine Maria nel pensiero mariano e nell’azione pastorale a Pompei di Mons. Francesco Saverio Toppi, Glossa Edizioni 2023, pp. 536, € 45,00

Un approfondimento teologico sull’operato e sul pensiero di monsignor Toppi come arcivescovo prelato di Pompei.

 

Su Internet

Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi su di lui, con un profilo biografico e il testo del Decreto sulle virtù eroiche.  

Un tempo aveva un sito ufficiale, ma non è più online: vi si può provare ad accedere attraverso l’Internet Wayback Machine.

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