Alla presenza di Gesù per amore dei fratelli – Venerabile Maria Costanza Zauli, fondatrice delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento (Cammini di santità #51)
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Ne sono
sicura perché, nel 2018, avevo contattato una suora Sacramentina di Bergamo per
avere chiarimenti sul rapporto tra santa Geltrude Comensoli e san Francesco Spinelli, in relazione alla nascita della sua congregazione e delle Suore
Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda.
Poco
tempo dopo aver risposto ai miei interrogativi, mi chiese di produrre una lista
di fondatori e fondatrici di congregazioni e istituti con una spiritualità
marcatamente eucaristica: madre Maria Costanza Zauli era l’ultima dell’elenco.
La
notizia del decreto è stata una sorpresa, per quanto mi riguardava. Tra l’altro,
mentre lavoravo all’articolo, mi sono accorta che il 26 giugno è una data
fondamentale per la sua storia di fede, come racconto più sotto. Anche quella
sarebbe stata una buona occasione per riprendere qui l’articolo, ma ho altri
progetti per quel giorno. In ogni caso, per conoscerla meglio, ho comprato una
sua piccola biografia, pensando che sarebbe stata utile per il contributo che
mi era già stato chiesto.
Poco
dopo, il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi ha girato una richiesta
proveniente proprio dalle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento di
Bologna. Non potevo fare a meno di accontentarle, suggerendo di collocare l’articolo
a giugno, mese in cui avremmo festeggiato il Corpus Domini (e nel cui giorno
liturgico secondo il Rito Romano avrei ripreso la pubblicazione qui).
Anche
stavolta, secondo il mio stile, ho cercato di compensare gli slanci mistici con
le circostanze della vita di madre Maria Costanza, che sono state spesso
faticose, sia per la malattia, sia quando il monastero da lei (anzi, dal
Signore) tanto desiderato era agli inizi, sia durante la seconda guerra
mondiale.
*
* *
È il 3
agosto 1933. A Bologna, in via Augusto Murri 70, è tutto pronto per
l’inaugurazione del monastero delle Ancelle Adoratrici del Santissimo
Sacramento. Il cardinal Giovanni Battista Nasalli Rocca, arcivescovo di
Bologna, celebra la Messa ed espone l’Eucaristia all’adorazione delle prime
suore. Manca solo colei che ha pregato, sofferto e operato per la nascita del
monastero e della nuova comunità, suor Maria Costanza Zauli: da dieci anni è
paralizzata a letto e, la sera prima, si è aggravata.
Dopo
mezzogiorno, viene aiutata a vestirsi e condotta in carrozzella nel nuovo
monastero. Poco dopo essere entrata in chiesa, cerca di mettersi in ginocchio:
subito sente dentro di sé come una corrente di vita rinnovata e una forza tale
da portarla ad alzarsi e a raggiungere il suo posto in coro, come se non fosse
mai stata malata, mentre l’orologio a pendolo suona le sei di sera.
Assistendo
alla scena, le monache, con gioia e commozione, intonano il Magnificat: quella
guarigione è la prova, a lungo attesa, che Dio vuole la nascita delle Ancelle
Adoratrici del Santissimo Sacramento.
Sposa di Gesù
dalla Prima Comunione
Palma Pasqua Zauli nasce a Faenza, nella frazione di Rivalta, il 17 aprile 1886, vigilia della Domenica delle Palme. È una bambina gentile, pronta al servizio e all’aiuto in casa, incline alla preghiera. Suo padre l’educa in tal senso, insegnandole ad amare la Madonna, e la porta spesso nella chiesa di San Lorenzo a Faenza, la loro parrocchia. Una volta, Palmina – così la chiamano tutti – partecipa alla Messa col padre. Quando il campanello suona per segnalare l’elevazione, lui le sussurra all’orecchio: «Là in quell’Ostia c’è il Signore!». La bambina alza lo sguardo e vede come una bella luce: comprende subito che lì c’è qualcosa di grande e se ne sente irresistibilmente attratta.
A nove
anni manifesta il desiderio di ricevere l’Eucaristia: il suo parroco, dopo aver
chiesto il permesso al vescovo, l’ammette alla Cresima e alla Prima Comunione.
Il 26 giugno 1895, quindi, avviene il suo primo e intenso incontro con Gesù nel
Sacramento dell’altare: «Sarai tutta mia come io sono tutto tuo e per sempre?
Ti ho scelta a mia sposa», sono le dolci parole che sente dentro di sé appena
riceve l’Ostia consacrata. Subito, con slancio, risponde di sì. Da quel giorno,
compatibilmente con gli impegni familiari, Palmina va a Messa tutte le mattine
e, col permesso della madre, prolunga il suo ringraziamento per mezz’ora.
Verso una missione
speciale
Frequenta la scuola in modo irregolare fino alla terza elementare, ma già in quegli anni sente di essere chiamata a consacrarsi a Dio. Ormai adolescente, si confessa regolarmente prima dal suo viceparroco, poi dal penitenziere della cattedrale di Faenza, monsignor Alfonso Archi: d’accordo con lui, a tredici anni, emette il voto di verginità in forma privata. Continua il suo aiuto ai familiari e ai fratellini, ma non smette di cercare il luogo dove Dio la chiama. Respinge anche la proposta di fidanzamento di un giovane, dichiarandosi già impegnata.
Aiutata
dal suo nuovo confessore, nel marzo 1905 conosce madre Giuseppina Papotti,
superiora generale delle Ancelle del Sacro Cuore, che promette di accoglierla.
Superate le resistenze dei genitori, Palmina parte per la casa madre di
Bologna: il 19 settembre 1906 inizia il noviziato, diventando suor Costanza.
Due anni dopo, il 10 settembre 1908, professa i voti.
La sua
vita religiosa, sin dagli inizi, è caratterizzata dalle intuizioni con cui il
Signore le fa capire di volerla preparare a una missione speciale, anzi, di
volere «una schiera di anime dedicate esclusivamente al mio Sacramento
Eucaristico, per attuare, attraverso di esse, il mio piano di misericordia sul
mondo». Nulla di questo traspare all’esterno: suor Costanza è immersa nel suo
compito di educatrice, ma appena è libera corre al Tabernacolo. Il 19 settembre
1913 emette i voti perpetui, ma sa già che un giorno dovrà uscire dalla
congregazione che ama tanto e a cui resterà sempre legata.
Una maternità
spirituale forgiata nella sofferenza
Nel 1915 suor Costanza è infermiera all’Ospedale San Leonardo di Bologna, dove cura maternamente gli ammalati e si occupa della contabilità. Proprio quell’anno, nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, dapprima partecipa interiormente alle sofferenze della Passione di Gesù, poi celebra con lui le nozze mistiche. Termina il suo impegno il 14 febbraio 1916, quando, a causa di una forte febbre, viene riportata in casa madre.
Nei due
anni seguenti alterna malattie improvvise a repentine riprese, mentre non
dimentica il progetto di fondazione, che comunica anche all’arcivescovo; è
sostenuta anche da monsignor Archi, diventato vescovo di Como.
Il 19
marzo 1923, quando finalmente tutto sembra pronto, suor Costanza non riesce più
ad alzarsi dal letto. Ai dolori fisici si accompagnano prove e aridità
spirituali, ma, ancora una volta, nessuna consorella intuisce quel che le
accade: nel silenzio e col sorriso, affina la sua maternità spirituale.
Il 7
dicembre 1934, ormai ristabilita, veste il nuovo abito bianco con le prime
suore e il 9 dicembre 1935, con l’erezione canonica delle Ancelle Adoratrici
del Santissimo Sacramento, diventa la loro prima madre generale.
Il 29
ottobre 1938, consegnando il crocifisso alle neoprofesse, le esorta: «Siamo i
suoi cibori, le sue piccole ostie e dobbiamo tenerci in una continua offerta in
unione con la Vittima divina, perché siamo state elette a diventare copie di
Gesù-Ostia, con Lui e da Lui continuamente offerte al Padre».
Una fede a prova
di dubbi
La vita nel monastero non impedisce a madre Maria Costanza di restare attenta ai bisogni del mondo esterno: prega e fa pregare per il bene dell’Italia durante la seconda guerra mondiale, va a votare per le prime elezioni politiche, sente vivo dolore per le vittime dell’alluvione del Polesine.
Continua
a formare le religiose nello spirito della congregazione anche in occasioni
particolari, come quel giorno in cui, durante un bombardamento, esclama: «Com’è
bello questo momento». Di fronte alla meraviglia delle suore che sono con lei
nel rifugio antiaereo, completa: «Perché me lo presenta il mio Dio. Almeno noi
diciamo che è buono. In questo momento nessuno glielo dice!».
Il 28
febbraio 1952, nel suo diario spirituale, annota: «Innanzi all’Ostia santa
sento di vivere profondamente la mia vita eucaristica. Pur continuando
l’oscurità, il silenzio, mi trovo benissimo innanzi al Santissimo Sacramento,
perché la mia fede nella reale presenza è tale da escludere ogni ombra di
dubbio». La mattina del 28 aprile 1954 le altre Ancelle, non avendola vista in
chiesa per la preghiera, vanno nella sua camera: la trovano morta nel sonno.
Madre
Maria Costanza Zauli è stata dichiarata Venerabile il 26 giugno 2024. Nella
Messa di ringraziamento celebrata nella chiesa delle Ancelle Adoratrici del
Santissimo Sacramento il 6 ottobre successivo, l’arcivescovo di Bologna, il
cardinal Matteo Maria Zuppi, ha sintetizzato così la sua esperienza spirituale:
«La vita e il Carisma di Madre Maria Costanza Zauli ci ricordano ancora una
volta che le cose essenziali spesso non sono quelle che si vedono con gli occhi
materiali. Per questo dobbiamo tanto ringraziare Madre Maria Costanza che
invitandoci ad inginocchiarci davanti al Signore, ci aiuta a guardare la vita
con lo sguardo di Cristo e a sentire la Sua infinita Misericordia che si piega
su ognuno di noi».
Originariamente pubblicato su Sacro Cuore VIVERE numero 4 (giugno 2025), pp. 22-23 (visualizzabile qui)
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