Io c’ero #48: a Roma, tra nuovi Santi e «Nuovi Martiri» (seconda parte)

 


Otto giorni fa sono tornata da Roma, dove ho partecipato non solo alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis (elencati secondo l’indicazione sul libretto della celebrazione, preciso), ma anche alla presentazione di Nuovi Martiri, il libro scritto da Luigi Accattoli in collaborazione con Ciro Fusco e con il mio apporto dietro le quinte.

Ho vissuto tanti incontri, insieme a molte sorprese dello Spirito e a qualche piccola amarezza. Sono tornata a casa ancora più carica... e non mi riferisco solo ai libri e agli oggetti religiosi che, nonostante mi fossi impegnata a mantenermi sobria negli acquisti, ho finito col portare con me.

Credevo di riuscire a sintetizzare tutto in un post solo, ma poi ho pensato di dividerlo. Ecco quindi quanto mi è avvenuto nella lunga giornata di domenica 7 settembre. Le foto sono tutte opera mia.

 

Una nuova sveglia all’alba e nuovi incontri internazionali e non solo

Anche domenica mi sono svegliata prestissimo, sebbene ormai avessi capito quali mezzi prendere per arrivare prima; essendo un giorno festivo, però, avrei dovuto stare ancora più attenta.

Sono arrivata in via della Conciliazione anche stavolta prima delle 8 e, dopo aver passato i controlli, ho trovato posto più o meno a metà di piazza San Pietro, stavolta a tre file dalla transenna. I miei vicini stavolta erano Eric e sua moglie Chintana, londinesi (lei a dire il vero viene dalla Thailandia), parrocchiani della stessa chiesa dove i genitori portarono Carlo Acutis neonato, per fargli ricevere il Battesimo forse senza troppa convinzione. Lo stesso Eric è stato battezzato a quel fonte, a diciassette anni, dopo la sua conversione: mi ha raccontato che ogni lunedì il parroco asperge i fedeli con l’acqua battesimale e li benedice con la reliquia donata dopo la beatificazione (se ho capito bene: aveva una pronuncia strettissima).

Dietro di me, invece, avevo una coppia di giovani, Lorenzo e Valentina, di un paese di settemila anime vicino a Montegranaro, nelle Marche: tanto per non smentirmi, ho associato quel luogo a un Santo, quel fra Serafino anche lui ricordato il 12 ottobre, giorno della nascita al Cielo dell’ormai prossimo san Carlo.

Ho percepito subito la loro gioia per essere presenti a quel momento, atteso veramente da tanti e da tanto tempo: grazie a loro, ho riconosciuto che sia per chi viene da un centro piccolo (o da una diocesi con un numero esiguo di abitanti), sia da una grande città (o da una diocesi tra le più grandi d’Europa, come spesso noi ambrosiani rimarchiamo), tornare a Roma equivale a riscoprire il cuore della fede e ciò che ci accomuna, a dispetto delle latitudini e delle provenienze.

 

Finalmente Santi!

Come hanno raccontato le cronache serie, papa Leone XIV si è presentato in piazza prima ancora di vestire i paramenti, per un breve saluto in preparazione alla celebrazione e ricordare che «tutti voi, tutti noi, siamo chiamati ad essere santi»; questo, aggiungo io, indipendentemente dal fatto che qualcuno si adoperi perché tale santità sia riconosciuta ufficialmente.

Credo che, se fossi stata una giornalista vera e mi avessero chiesto di dare un titolo da prima pagina circa la celebrazione, avrei scelto quello che ho adottato per questo paragrafo. «Finalmente Santi», quindi, per tante ragioni: perché così la Chiesa, anzi, Pietro con la sua autorità apostolica, ha confermato ciò che il popolo di Dio pensava da tempo sui due nuovi personaggi assurti al massimo onore degli altari; perché avevo raggiunto quasi l’esasperazione nel vedere prodotti editoriali e articoli religiosi che li qualificavano come Santi prima, appunto, che il Papa pronunciasse la formula di canonizzazione; perché, da Santo, Carlo potrà essere dichiarato patrono universale dei missionari digitali, dei webmaster e dei comunicatori cattolici, più che “di Internet” in sé (ai giornalisti e agli scrittori pensa già san Francesco di Sales); soprattutto per san Pier Giorgio, a cent’anni, cinque mesi e tre giorni dal momento della sua nascita al Cielo.

«Finalmente» avrà pensato anche la madre di san Carlo, da sempre in prima linea perché si arrivasse a quel momento. Quando il suo volto è comparso sui maxischermi, dalla folla è partito un applauso, sebbene all’inizio della celebrazione fosse stato chiesto di non applaudire.

Nell’omelia di questa sua prima canonizzazione, papa Leone ha ricordato qualcosa che sarebbe bene tenere a mente anche da parte di chi, al contrario di me, non trascorre le giornate indagando su Santi e affini:

A volte noi li [i Santi] raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio e si sono donati a Lui pienamente, senza tenere nulla per sé.

Mi ha fatto pensare alla rubrica Santi da giovani, che avevo iniziato nell’anno del Sinodo sui Giovani e che non sono riuscita a portare avanti per altri impegni: lo scopo era dimostrare che è lodevole ammirare i personaggi canonizzati morti in giovanissima o giovane età, ma a mio parere è ancora più vantaggioso (soprattutto per i ragazzi e i giovani) scoprire come, a quella stessa età, quanti sono morti da anziani hanno maturato le scelte più importanti per le proprie vite.

 

La prima intervista e un salto all’Ancora

Mentre stavo per uscire dalla piazza, sono riuscita a intercettare, finalmente, alcuni fedeli ambrosiani; non ricordo se sia avvenuto perché hanno riconosciuto la sciarpa o perché mi hanno chiesto di aiutarli a scattare una foto di gruppo.

Presentandomi come una semplice fedele che all’occorrenza collabora con i media diocesani, ho ottenuto un contatto in presa diretta coi sindaci di Arosio e Carugo, le due cittadine in provincia di Como e diocesi di Milano le cui parrocchie, da tre anni in qua, sono comprese in una delle Comunità pastorali intitolate a san Carlo Acutis. Il frutto della mia conversazione con loro si può leggere sul Portale diocesano.

Per completezza, aggiungo che mi sono imbattuta in un altro gruppetto; mi sa che allora mi hanno chiesto l’aiuto per la foto. Dalla maglietta di uno di loro ho dedotto, correttamente, che venissero dalla diocesi di Napoli: sono stati felicissimi di sapere che ho origini da lì e che conosco bene la parrocchia da cui proviene il Presidente diocesano di Azione Cattolica.

Finalmente uscita da piazza San Pietro, ho cercato di mettermi in contatto con un mio conoscente, il quale mi aveva procurato il numero di un giovane da intervistare. Ero però a corto di acqua, quindi sono entrata alla libreria Ancora di via della Conciliazione per comprare una bottiglietta: per farla breve, ne sono uscita con la bevanda, ma anche con un libro e con altri articoli a tema san Pier Giorgio Frassati, con la scusa che a Milano non li avrei trovati (tranne il libro, intendo).

 

Sosta al Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo

Interno di San Lorenzo in Piscibus
(a sinistra, l
opera The First Millennial Saint)

Per tirare il fiato, mi sono fermata al Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, ovvero la chiesa di San Lorenzo in Piscibus e gli spazi annessi, affidati da san Giovanni Paolo II alla Comunità Shalom. Ne avevo sentito parlare tramite i social, tuttavia, pur essendoci passata spessissimo davanti, non avevo mai capito da che parte si entrasse.

Questa volta sono riuscita a trovare l’ingresso: mi sono quindi fermata per qualche istante nella chiesa, trovando un momento di calma dopo la folla della canonizzazione. Ho quindi osservato le opere d’arte ancora esposte dopo il Giubileo dei Giovani: tra di esse spiccava The First Millennial Saint, un ritratto di san Carlo Acutis realizzato da Johnny Vrba con vari materiali che riecheggiano gli elementi fondanti della sua vita, tra cui soldatini di plastica, il controller di un Nintendo NES, dell’erba sintetica per campi da calcio e un Crocifisso.

Ho poi lasciato il mio biglietto da visita, sperando che qualcuno se ne interessi e lo prenda, accanto a quelli delle altre artiste autrici delle opere in mostra: è stato il mio modo di ricambiare per i segnalibri e le immagini, davvero insolite, che ho trovato. Ho anche lasciato una mia preghiera, in cui chiedevo a Dio che tutti i giovani che passino di lì siano i santi (minuscola d’obbligo) di cui il mondo ora ha bisogno.

Prima di andarmene, ho scambiato qualche parola con Sabina, una delle giovani addette all’accoglienza, ma non ho preso il caffè che le altre volontarie volevano offrirmi, semplicemente perché non avevo ancora pranzato.

 

In giro per Roma col vescovo Raimondi

Il gruppetto ambrosiano entra a SantAgostino in Campo Marzio

In un modo o nell’altro ho raggiunto il mio conoscente, ovvero colui che ha messo in relazione il testo biblico del Siracide con l’esperienza del novello san Carlo (qui la mia intervista a riguardo). Da lui ho saputo che monsignor Luca Raimondi, vescovo ausiliare della diocesi di Milano e vicario episcopale della Zona pastorale IV, aveva organizzato un giro a piedi per Roma con tutti gli ambrosiani che fossero interessati.

Ho colto subito l’occasione per avere altro materiale su cui scrivere, ma prima dovevo fare ancora qualcosa: procurarmi da mangiare! Così, raggiunta di corsa la salsamenteria dove ad aprile avevo già mangiato e addentato rapidamente un panino salsiccia e friarielli, ho raggiunto il punto di ritrovo.

Il resto del racconto è in questo articolo per il Portale diocesano. Aggiungo solo che, nel momento in cui abbiamo sostato prima di arrivare al Quirinale, dopo aver preso qualcosa per ristorarmi, ho fatto una capatina nella chiesa di Santa Maria in Via, per venerare la Madonna del Pozzo e bere l’acqua ritenuta miracolosa.

 

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Continua…

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