Io c’ero #47: a Roma, tra nuovi Santi e «Nuovi Martiri» (prima parte)
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| Pellegrini all’Udienza Giubilare |
Una
settimana fa sono tornata da Roma, dove ho partecipato non solo alla
canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis (elencati secondo
l’indicazione sul libretto della celebrazione, preciso), ma anche alla
presentazione di Nuovi Martiri, il libro scritto da Luigi Accattoli in
collaborazione con Ciro Fusco e con il mio apporto dietro le quinte.
Ho
vissuto tanti incontri, insieme a molte sorprese dello Spirito e a qualche
piccola amarezza. Sono tornata a casa ancora più carica... e non mi riferisco
solo ai libri e agli oggetti religiosi che, nonostante mi fossi impegnata a
mantenermi sobria negli acquisti, ho finito col portare con me.
Credevo
di riuscire a sintetizzare tutto in un post solo, ma a quanto pare mi converrà
dividerlo. Ecco quindi il racconto della preparazione, della partenza,
dell’Udienza Giubilare di sabato 6 settembre e del convegno su Pier Giorgio
Frassati alla Lumsa. Tutte le foto sono opera mia.
Antefatto... con
sciopero
Mercoledì 3 settembre ho scoperto che era stato indetto uno sciopero nazionale dei trasporti, che comprendeva anche l’ora del mio treno. Ho subito iniziato a pensare a un piano di riserva, ovvero anticipare la partenza di qualche ora, se non al giorno precedente a quello previsto. Alla fine ho trovato un treno garantito per le 9.40 di venerdì 5, che è partito in perfetto orario.
Al di
là di questo, la mia scelta di partire per quel grande evento è rimasta a lungo
in dubbio. O meglio, avrei desiderato tanto essere presente alla canonizzazione
di Frassati, ma avevo deciso di non partecipare al Giubileo dei Giovani, nel
corso del quale era prevista. Anzi, la data era stata annunciata da papa
Francesco prima ancora che la Plenaria dei Cardinali e dei Vescovi del
Dicastero delle Cause dei Santi si riunisse per l’esame del miracolo
selezionato per la canonizzazione.
Quanto
ad Acutis, pur avendo già partecipato alla beatificazione, mi dispiaceva
mancare: in fin dei conti, anni fa, mi ero ripromessa che sarei andata alla
prima canonizzazione di un candidato agli altari ambrosiano, ossia morto nel
territorio della diocesi di Milano, che fosse accaduta.
Per
questa ragione, quando mi era stato riferito che la presentazione di Nuovi
Martiri era prevista per il 29 aprile, mi ero decisa ad anticipare la
partenza a sabato 26. Come ho già raccontato, morto papa Francesco e rimandata
la presentazione, ho pensato di andare ugualmente, anche per assaggiare
l’atmosfera romana alla vigilia del Conclave.
A
giugno, gli autori mi hanno annunciato la nuova data della presentazione del
libro, ovvero martedì 9 settembre. Di lì a poco, con il Concistoro del 13
giugno, sono state ufficializzate le date delle prossime canonizzazioni, con la
sorpresa di due celebrazioni: quella del 7 settembre, appunto, e quella del 19
ottobre, inizialmente non prevista nel calendario giubilare.
La
diocesi di Milano aveva organizzato un treno per i pellegrini che avessero
desiderato partecipare in gruppo, con partenza alle 22 circa dalla stazione di
Porta Garibaldi, e ritorno domenica 7 in serata. A me però non conveniva, dato
che il 9 avrei dovuto essere di nuovo a Roma, così mi sono organizzata per
conto mio.
Kit kit, urrà
(edizione canonizzazione)
Mi ero
però segnata tra i partecipanti ambrosiani in generale, attraverso la
Fondazione Oratori Milanesi (in sigla Fom). Ho quindi ottenuto gli articoli
previsti dal kit diocesano:
- l’immancabile foulard, o meglio la sciarpa, che doveva fungere da segno di riconoscimento tra i pellegrini (era simile a quella del Giubileo degli Adolescenti, ma si capiva che non era la stessa);
- l’immaginetta con la nuova preghiera composta per l’occasione dall’arcivescovo Mario Delpini (ora disponibile al prezzo di € 0,15 alla Libreria Il Cortile, nel negozio fisico e online);
- tre braccialetti con altrettante frasi, uniti a un cartoncino con un’altra preghiera, preparati per l’iniziativa Santi con Carlo o per altre attività sullo stesso tema (anche questi si possono comprare alla Libreria Il Cortile, sia nel negozio fisico, sia online);
- un pieghevole sul Giubileo per le persone con disabilità;
- un portachiavi con un QR Code, lo stesso già presente tra i gadget per l’Oratorio Estivo 2025, ma il collegamento a cui rimandava il codice era alla pagina speciale del sito Fom per la canonizzazione.
Inizio del viaggio
Quando ormai mancava pochissimo all’inizio del viaggio, avevo stilato un elenco di cose da fare assolutamente e di altre che mi sarebbe piaciuto fare. Mi ero anche appuntata gli orari delle Messe nelle chiese vicine al mio alloggio, che era vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore.
Durante
il viaggio, ho sentito che le persone davanti a me avrebbero partecipato anche
loro all’udienza giubilare e alla canonizzazione. Visto che dai media della
diocesi di Milano mi avevano chiesto d’intercettare qualcuno, meglio se
giovane, mi sono presentata: purtroppo quei viaggiatori provenivano dalla
diocesi di Lodi, quindi non facevano al caso mio.
I nuovi Santi
accompagnano i pellegrini
Poche ore dopo il mio arrivo e dopo aver salutato la famiglia che abitualmente mi ospita quando vado a Roma, mi sono data da fare. Sono quindi tornata alla basilica di Santa Prassede, dov’ero già stata ad aprile, per la Messa delle 18.
Senza
neanche saperlo, quella celebrazione era presieduta da monsignor Roberto
Farinella, vescovo di Biella, diocesi a cui entrambi i futuri Santi sono legati
a vario titolo: Pollone, in provincia e diocesi di Biella, era uno dei luoghi
prediletti da Pier Giorgio, nonché sede della sua prima sepoltura. Dalle note
biografiche presenti sul libretto della canonizzazione, ho poi appurato che la
salma di Carlo è stata sepolta inizialmente nel cimitero di Ternengo, sempre
vicino Biella; in un secondo momento, i resti sono stati trasferiti nel cimitero di
Assisi e, a ridosso della beatificazione, collocati nella chiesa di Santa Maria
Maggiore, ovvero il Santuario della Spogliazione, della medesima città.
Non ho
preso appunti dell’omelia, ma ricordo che monsignor Farinella ha incoraggiato i
presenti – c’erano anche alcuni milanesi, ma non ho capito da dove venissero –
a ricordare che stavano vivendo un pellegrinaggio, con l’inevitabile quota di
sacrifici, ma che i futuri Santi li avrebbero accompagnati.
Mentre
rientravo al mio alloggio, ho incrociato una consacrata che avevo conosciuto,
insieme a un prete e ai loro giovani, miei condiocesani. Purtroppo erano già
stati intervistati dai collaboratori per la comunicazione della Fom, quindi ho
desistito.
Conversazioni
all’Udienza Giubilare
Alle 5.30 di sabato ero già sveglia, così da poter prendere i mezzi e arrivare in piazza San Pietro prima dell’inevitabile ingorgo di pellegrini per l’Udienza Giubilare. L’organizzazione della Fom invitava a cercare di passare i controlli prima delle 8, a non portare una serie di oggetti e a sventolare, all’occorrenza, la sciarpa-distintivo.
È valsa
la pena di svegliarmi così presto: alle 7.30 avevo già passato i controlli e ho
finito col trovare posto a sei file di distanza dalla scalinata che porta alla
basilica! Immediatamente davanti a me avevo alcuni esponenti del gruppo Formedil, a cui ho dato qualche indicazione per vivere bene il
momento dell’Udienza.
Poco
dopo, ho cercato un momento tranquillo per pregare le Lodi mattutine. Avevo da
poco preso il telefono, quando la mia vicina di posto ha attaccato bottone con
me. Ho quindi intavolato un’interessante discussione con Brianna, della diocesi
di Erie in Pennsylvania, presente con sua madre Jocelyne, ricordando, tra
l’altro, come da adolescente sognassi di padroneggiare la lingua inglese alla
perfezione, così da lavorare come veejay e intervistare cantanti e attori
famosi, mentre ora mi alleno per diventare una giornalista in ambito religioso.
Le ho
anche domandato cos’avesse provato alla notizia che il nuovo Papa era
statunitense, tenuto conto che, col fuso orario, l’avrà saputo al mattino del 9
maggio. Brianna mi ha risposto che quasi non ci credeva e che fosse una bufala;
anche sua madre era incredula.
Come sant’Elena,
scavare e meravigliarsi
La
posizione in cui ero mi ha reso possibile vedere papa Leone XIV molto da
vicino. È il quarto Pontefice della mia vita: ho avuto modo di vedere da
lontano tutti i suoi predecessori, oltre che di scambiare poche parole con papa
Francesco nel 2022 e nel 2024 in due udienze collegate al Convegno di studio
del Dicastero delle Cause dei Santi, ma ogni volta che so che il successore di
san Pietro sta per passare, nonostante cerchi di mantenere la calma, finisco
con l’urlare anch’io: «VIVA IL PAPAAA!».
È
successo anche stavolta, mentre mi sbracciavo tendendo al massimo la sciarpa,
così da sperare che si accorgesse che Milano era in qualche modo presente. Ho
provato anche a scattare una foto, ma non ho colto bene il momento: nello
scatto, papa Leone ha il braccio che gli copre il viso…
Ho
sentito molto vicino al mio modo di essere l’esempio che lui ha presentato,
ovvero quello di sant’Elena, che ha recuperato il legno della Croce di Gesù,
che (al di là del legno materiale) è il vero tesoro da cercare per la nostra
vita.
A
volte, quando presento a mia madre qualche soggetto su cui voglio scrivere, o
le leggo la bozza di qualche articolo, lei esclama quasi in dialetto: «Ma dove
le vai a scavare queste storie?». Un prete che conosco, invece, mi ha
paragonato a un minatore, capace di estrarre continuamente gemme preziose.
Vorrei poter continuare su questa linea, riconoscendo sempre che non sono
storie che invento, ma doni che Dio mi fa e che non posso fare a meno di
condividere.
È
successo così anche con la Beata Maria Gabriella Sagheddu, a cui avevo dedicato
un post due
anni fa. Sei file avanti a me, quindi a ridosso della transenna, c’era un
gruppo dell’Azione Cattolica Ragazzi di Dorgali (con l’accento sull’ “a”, mi
raccomando!), il suo paese d’origine: non potevo fare a meno di presentarmi, di
riferire loro che la conoscevo e di farmi promettere che mi manderanno del
materiale su di lei.
In
pieno stile GMG, ho quindi regalato a due ragazze altrettanti braccialetti del
kit, tenendo per me quello con la frase «La meta è l’infinito»: in cambio, ho
ricevuto un biscotto con la marmellata, fatto a mano da loro (ho chiesto se ne
avessero dato uno anche al Papa, ma mi hanno risposto di no).
Acquisti insoliti
e altri più consueti
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| Una parte del negozio di Vatican Design |
Terminata
l’udienza, ho iniziato il mio giro per il circondario di San Pietro. Ho quindi
scoperto un negozio aperto da neanche cento giorni (così mi ha raccontato la
ragazza polacca che lo gestisce), Vatican Design: il suo scopo è
produrre articoli come magliette, borse e realizzazioni grafiche che vadano
oltre lo stereotipo del ricordino brutto e dozzinale. Penso che l’intento sia
riuscito in pieno, con un aiuto da parte dell’intelligenza artificiale.
Gli
articoli sono disponibili, oltre che nel negozio fisico di Borgo Santo Spirito 14,
sul sito ufficiale e su quelli degli altri marchi presenti in negozio: Dayenu
(di gadget e grafica) e Bible Spa (profumi ispirati al mondo della
Bibbia). Personalmente, ho preso due magneti a forma di guardia svizzera in
stile chibi (ovvero come quei personaggi dei fumetti giapponesi con le
proporzioni volutamente esagerate, ma che risultano carini) e una cartolina.
Dopo
una rapida puntata alla Libreria Leoniana, ho raggiunto Comandini in Borgo Pio,
per fare ulteriore scorta di articoli per i miei Rosari. In realtà, ho da parte
un discreto quantitativo di crocere e crocifissi, per cui stavolta ne ho presi
molti di meno, insieme a una decina di medaglie con i due futuri Santi (per una
svista, nel mucchio è finita anche una con san Giovanni Paolo II).
Al convegno alla
Lumsa, pensando a quanto mi accadrà a Torino
Nel pomeriggio avevo altri piani, mandati a monte quando la mia famiglia ospitante mi ha ricordato che alla Libera Università Maria Assunta (la Lumsa), non lontana da San Pietro, si sarebbe svolto il convegno Dentro la vita, dentro la storia – La santità di Pier Giorgio Frassati, organizzato dall’Azione Cattolica Italiana.
Di per
sé m’interessava, ma ho deciso di andare per presentarmi direttamente a Roberto
Falciola, presidente dell’Azione Cattolica di Torino e vicepostulatore della
causa dell’ancora per poco (in quel momento, ovvio) Beato Pier Giorgio. Gli
devo veramente tanto, specie in relazione all’appoggio che ha dato ai due
articoli che ho scritto per Avvenire: quello sugli “amici in Cielo” di Pier Giorgio, come accennavo nel post pubblicato lunedì, mi frutterà la
partecipazione, stavolta tra i relatori, al convegno Pier Giorgio Frassati
tra storia e memoria, previsto per sabato 15 novembre, dalle 9 alle 13, al
Polo del Novecento di Torino.
Degli
altri interventi ho apprezzato i tentativi di attualizzare l’esempio del futuro
Santo in vari aspetti: l’amicizia, l’amore per i poveri, l’impegno per la pace.
Riconosco che le attualizzazioni non sono il mio forte: ho sempre paura di
forzare e di piegare l’esempio che tratto per sostenere una mia affermazione.
Devo però imparare a farlo, o le storie che amo non continueranno a vivere,
restando prigioniere nei libri o nella bidimensionalità di qualche santino.
Prima
di andarmene, mi sono presentata a Gennaro Ferrara, giornalista di TV2000, che
moderava il convegno. Gli è sembrato notevole il fatto che Luigi Accattoli, che
sarebbe stato ospite del suo programma Chiesa Viva il 12 settembre, mi
avesse chiesto di collaborare con lui e con Fusco a Nuovi Martiri.
Sulla
via del ritorno, mi sono fermata nell’oratorio di Santa Maria Annunziata in
Borgo, dove ho venerato un Cristo portacroce che, come capita a molte statue
care ai fedeli, ha un punto consumato dal tocco delle mani e dai baci dei
devoti: se non sbaglio, la mano che posa a terra. A mia volta ho stretto quella
mano, per invocare pazienza e forza nelle difficoltà che mi capitano.
Continua…





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