Io c’ero: a Roma, tra nuovi Santi e «Nuovi Martiri» (terza parte)

 

A pranzo sono passata anche nei pressi del Palazzo Lateranense

Poco più di una settimana fa partivo per Roma, dove mi aspettava non solo la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis (elencati secondo l’indicazione sul libretto della celebrazione, preciso), ma anche la presentazione di Nuovi Martiri, il libro scritto da Luigi Accattoli in collaborazione con Ciro Fusco e con il mio apporto dietro le quinte.

Ho vissuto tanti incontri, insieme a molte sorprese dello Spirito e a qualche piccola amarezza. Sono tornata a casa ancora più carica... e non mi riferisco solo ai libri e agli oggetti religiosi che, nonostante mi fossi impegnata a mantenermi sobria negli acquisti, ho finito col portare con me.

Credevo di riuscire a sintetizzare tutto in un post solo, ma poi ho pensato di dividerlo. Ecco quindi il racconto del giorno che mi separava dalla presentazione vera e propria, per la quale nutrivo grandi aspettative. Anche stavolta le foto sono tutte opera mia.

 

Acquisti fotografico-papali

Chiarissimo, no?

Tra gli impegni che non volevo assolutamente trascurare in questo mio nuovo viaggio romano c’era il ritiro di alcune fotografie che avevo prenotato a maggio al Servizio Fotografico dell’Osservatore Romano, così da risparmiare sulle spese di spedizione. 

Precisamente, si trattava di uno degli scatti della veglia al Circo Massimo del 12 agosto 2018 (contrariamente a quanto credevo, la mia faccia nel coro si vede eccome!), ma anche di quella foto dello scorso anno in cui, a capo chino per non far vedere che piangevo, riferivo a papa Francesco che ero lì, ossia all’udienza ai partecipanti al Convegno di studio su martirio e offerta della vita, perché volevo servire la Chiesa raccontando i Santi.

L’appuntamento era alle 11, ma sono arrivata in leggero ritardo perché, lungo la via, mi sono fermata alla chiesa di Santa Maria in Traspontina, poi in un altro negozio di Borgo Pio, Turella: lì ho comprato una busta gigante di perline per Rosari e un discreto quantitativo di fil di ferro già tagliato per infilare appunto i grani, più due Gesù Bambini di plastica in una confezione a forma di caramella (anche se dentro di me gridavo: «È presto!» perché non è ancora Natale).

Quando mi sono resa conto che dovevo passare il controllo delle Guardie Svizzere, mi sono chiesta come fare: è bastato presentare l’e-mail con la prenotazione e mi è stato indicato da che parte andare. Insieme alle foto, ho comprato anche delle cartoline coi ritratti di quasi tutti gli ultimi Papi tranne san Giovanni XXIII (una semplice svista) e cinque copie formato santino della foto ufficiale di papa Leone XIV.

 

Conversando con gli autori di «Nuovi Martiri»

Dato che mi ero già organizzata così, non ho partecipato alla Messa di ringraziamento per san Carlo Acutis; in fin dei conti, ho l’intenzione di essere presente a quella che sarà celebrata nel Duomo di Milano il 13 ottobre prossimo. Dovevo comunque andare di corsa, perché mi attendeva un pranzo di lavoro.

Alle 13, infatti, avevo appuntamento con Luigi Accattoli e con Ciro Fusco, per discutere i dettagli della presentazione, a cui mancava veramente pochissimo. Ho trattenuto tutte le loro indicazioni, per non venire meno alla stima di cui mi hanno onorata: in particolare, ho deciso di fare del mio meglio perché il mio modo di esprimermi, troppe volte esagerato nel tono di voce e nella velocità del parlato, fosse pacato come lo è quando scrivo.

 

Sorprese alla Minerva

Quando una piccozza diventa una reliquia
(lo era dalla beatificazione in verità)!

Durante il pranzo, mi sono ricordata che nel pomeriggio sarebbe stata celebrata la Messa di ringraziamento per san Pier Giorgio Frassati a Santa Maria sopra Minerva, presieduta dal cardinal Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio: dopo essere tornata al mio alloggio e aver riposato un po’, mi sono preparata per andarci. 

Essendo arrivata in largo anticipo, ho fatto un giro nel negozio Galleria San Pietro di fronte a quella basilica: anche da lì non sono uscita a mani vuote, grazie alla generosità della commessa che mi ha assistito negli acquisti.

Già durante il viaggio in autobus, mi sono chiesta se non sarebbe stato possibile scambiare qualche parola col cardinale: avrei veramente voluto riferirgli che la sua omelia pronunciata a Pompei lo scorso 8 maggio mi ha permesso di aspettare con maggior serenità l’elezione del nuovo Papa, senza sapere che essa sarebbe avvenuta nell’arco della stessa giornata.

Neanche il tempo di uscire dal negozio, ed ecco che l’ho scorto attraversare piazza della Minerva! Ho cercato di accostarmi a lui con discrezione e, senza urlargli contro (ha pur sempre novantuno anni), gli ho riferito quel che avevo in cuore, naturalmente presentandomi e dichiarando la mia provenienza. Forse per liberarsi di me, o forse perché felice di vedermi così entusiasta, ha ripetuto più volte: «E brava, brava la milanese!».

Nell’omelia della Messa (qui la cronaca di Vatican News), che ha seguito la liturgia della Natività della Beata Vergine Maria (mi è un po’ dispiaciuto di non celebrare quella ricorrenza come faccio sempre, ossia con l’apertura dell’anno pastorale in Duomo e con una visita al santuario di Maria Bambina) ha tratteggiato gli elementi fondamentali della vita di san Pier Giorgio, senza trascurare, da quel che ricordo, anche quelli abitualmente poco ricordati, come la sua avversione al regime fascista.

Prima della celebrazione, un altro incontro sorprendente: quello con Nicola Ferrante, giornalista di TV2000, che avevo già incontrato qualche anno fa, alla presentazione dei palinsesti dell’emittente, eccezionalmente (e per me provvidenzialmente) svolti a Milano. Sembrava ricordarsi di me e mi ha incoraggiata a continuare a collaborare con santiebeati, che considera una vera miniera d’informazioni; un’immagine che non sarebbe dispiaciuta a san Pier Giorgio e che mi ha ricordato l’Udienza Giubilare di due giorni prima.

A differenza di gran parte dei presenti, ho preferito non raggiungere Wanda Gawronska, ultranovantenne nipote del nuovo Santo piemontese; forse al convegno storico del prossimo 15 novembre a Torino ci sarà anche lei.

Prima di andarmene, avrei voluto visitare la tomba del Beato Angelico, ma ho chiesto alla persona sbagliata, ossia alla guardia del corpo che accompagnava il cardinal Re, ottenendo in risposta: «Ma lei non è quella che prima ha importunato Sua Eminenza?». Insomma, nonostante mi fosse stato indicato di guardare un pannello illustrativo, non l’ho rintracciata.

 

Dai Gesuiti di Sant’Ignazio ai Servi di Maria di San Marcello

Ricordando più o meno il tragitto percorso il giorno prima alle costole di monsignor Luca Raimondi e degli altri pellegrini ambrosiani, ho raggiunto piazza del Pantheon e sono finita in via del Caravita, sostando nella chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio, capolavoro del barocco romano e custodia delle spoglie di numerosi Gesuiti illustri: san Roberto Bellarmino, san Giovanni Berchmans, il Venerabile Felice Cappello (conto di approfondire anche lui prima o poi).

Mi sono fermata più a lungo all’altare di san Luigi Gonzaga, che custodisce le sue spoglie: ho elevato una preghiera accorata affinché la gente non si dimentichi di lui, che per secoli è stato il Santo giovane per eccellenza, e affinché altri esempi giovanili pervengano, come lui, alla massima gloria degli altari.

A pochi passi da lì, c’è la chiesa di San Francesco Saverio, ovvero l’Oratorio del Caravita: anche lì mi sono fermata, ammirando la scultura della Quercia di Mamre, opera di Settimio Tamanini, in arte Mastro7, esposta fino al termine del Giubileo. In un piccolo mercatino situato all’ingresso della chiesa ho trovato un libro e dei santini (con un macroscopico errore di stampa, ma meglio di niente) del Beato Luigi Caburlotto: ho lasciato un’offerta, naturalmente.

Ultima tappa prima di cercare l’autobus per tornare a casa, la chiesa di San Marcello al Corso, davanti alla quale ero passata spesso nei giorni precedenti, mentre mi dirigevo a San Pietro. Ho quindi potuto osservare da vicino il Crocifisso reso celebre dalla Statio Orbis di papa Francesco in piena pandemia: ammetto che me l’immaginavo più grande, ma ho ripensato alle parole rievocate, il giorno prima, dal vescovo Raimondi, circa il testamento spirituale di don Giovanni Moioli.

In ogni cappella c’era una scatola in cinque scomparti, con santini in altrettante lingue dei Santi lì venerati e di altri candidati dell’Ordine dei Servi di Maria: una vera manna per me… se non fosse che, con l’offerta nella chiesa precedente, avevo quasi esaurito i contanti! Proverò a riparare contattando la Postulazione Generale e chiedendo quale, tra le loro cause in corso, ha più bisogno di sostegno economico.

 

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