I mosaici giusti del Centro Aletti per l’Unzione di Betania in Giovanni

Un aiutino: quello in questa riproduzione non va bene
I mosaici del Centro Aletti di Roma, che comprende anche l’atelier di arte sacra guidato da padre Marko Ivan Rupnik, sono spesso usati per le copertine di libri e sussidi, o a corredo di qualche post su blog e social media. Non sempre, però, vengono collegati correttamente ai loro antecedenti biblici.
È il caso dell’episodio dell’Unzione di Betania in Giovanni (Gv 12, 1-11). Non sempre, infatti, viene ricollegato alle opere che, nell’intenzione dell’ideatore, vi fanno davvero riferimento. Cerco quindi di rimettere a posto i pezzi del mosaico – mai espressione fu più azzeccata – aiutandomi col fornitissimo sito del Centro stesso. Lì si può effettuare una ricerca per opere o per temi e parole chiave.
Dato che le immagini di quel sito sono coperte da diritto d’autore, nel titolo di ogni paragrafo rimando alle schede relative alle varie opere.

«Mensa di Betania» (Refettorio del Centro Aletti, Roma, 2002)

La pagina del sito ufficiale rivela che i passi evangelici a cui si rifà sono due: Lc 10,38-42 e Gv 11-12. Io stessa credevo, invece, che il riferimento fosse solo al primo passo. Evidentemente non avevo mai visto il mosaico completo: in alto a sinistra s’intravvede Lazzaro, ancora mezzo avvolto dalle bende. La cena, quindi, è quella che le due sorelle preparano per festeggiare il suo ritorno alla vita. L’artista aggiunge il dettaglio del pesce, tradizionale simbolo cristologico, per precisare che nel loro amico le due donne riconoscono il Messia, il Salvatore, il Figlio di Dio.
Padre Rupnik rigetta la tradizionale interpretazione per cui Marta rappresenta la vita attiva e Maria quella contemplativa. Secondo lui, entrambe, nel loro percorso di amicizia con Gesù, arrivano alla contemplazione: anche loro, al pari di Lazzaro, sono per certi versi risorte.

«Unzione di Betania» (Cappella della Casa Incontri Cristiani, Capiago, 2006)

Questa raffigurazione mi è particolarmente cara, da quando ho potuto ammirarla direttamente la prima volta che sono andata in quella casa per gli Esercizi Spirituali di Quaresima per i giovani della mia diocesi. Me ne sono comprata anche alcune riproduzioni, come quella dell’immagine d’apertura.
Sono rimasta un po’ delusa quando ho scoperto che il riferimento non era al Vangelo di Giovanni, ma a quello di Marco (Mc 14, 3-9). Gesù, infatti, non viene unto sui piedi, ma sul capo. Sull’asciugatoio – un altro particolare aggiunto dall’artista, in riferimento alla Lavanda dei piedi – si vedono i frammenti del vaso di alabastro che conteneva il «puro nardo, di grande valore» citato nel passo del secondo evangelista.
Rileggendolo, in uno dei momenti di silenzio, ho capito che potevo identificarmi non nel profumo, ma nella donna. Come lei, dovevo continuare ad agire per onorare il Cristo sacerdote, a costo di essere presa in giro e di non essere considerata per quel che valgo davvero: doveva importarmi solo il parere del Signore. Ammetto di non esserci ancora riuscita del tutto, ma spero di poter migliorare.

«Unzione di Betania» (chiesa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo a Snagov, 2015)

L’iconografia di questo edificio è stata impostata sul Cantico dei Cantici e sull’interpretazione sponsale di quel libro e di altri passi biblici, tipica dell’Ordine Carmelitano. L’amore di cui parlano quei brani non va inteso in senso romantico, ma di donazione totale sul modello di Gesù (non a caso, a fianco a questa raffigurazione è presente quella della Lavanda dei piedi).
Anche qui, nella parete di fondo, è raffigurata l’Unzione di Betania secondo Marco. Di nuovo c’è Gesù sacerdote, di nuovo la donna gli unge il capo e non i piedi. Di lei Gesù parla con parole simili a quelle con cui comanderà di replicare il gesto dell’Ultima Cena: «Dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

«Cristo alla mensa di Betania con Lazzaro risorto» (cripta della chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo)

Ecco, se io dovessi scegliere un solo mosaico per illustrare il passo giovanneo, indicherei proprio questo qui. Non ci si può sbagliare: sono presenti Lazzaro, Marta (sempre in atteggiamento di servizio, ma allo stesso tempo di ascolto), Maria con i suoi lunghi capelli coi quali asciuga i piedi. Il profumo c’è, ma non si vede, come del resto avviene nella realtà.
C’è anche Giuda, personaggio grigio nei colori e nell’atteggiamento: con una mano tiene stretto a sé il sacchetto di denaro in cui avrebbe voluto far confluire il prezzo del nardo, mentre l’altra è allungata, quasi a frenare Maria.
L’amore per Dio e per il prossimo, in padre Pio, non si escludevano vicendevolmente. Anche lui ha subito tante critiche, ma Gesù gli ha dato la forza di continuare fino alla fine, tanto che ora lo veneriamo come Santo. Spero proprio, un giorno, di visitare il suo santuario e di fare incetta delle riproduzioni di quei mosaici.

Marta, Maria e Lazzaro, in contemplazione dell’Amore

Come già accennavo sopra, le due sorelle di Betania, nell’interpretazione di padre Rupnik, non raffigurano la vita attiva e quella contemplativa, in competizione l’una con l’altra per chi mira alla perfezione. Sono contemplative in pari grado, anche se alla contemplazione arrivano per vie diverse.
Nel mosaico di San Giovanni Rotondo, Marta e Lazzaro guardano direttamente a Gesù, mentre Maria osserva i suoi piedi, avvolti dai capelli. Il loro amore ingloba anche una situazione pesante come quella anticipata da Giuda, verso la quale il loro grande amico si sta consapevolmente avviando.
Nel suo libro Alla mensa di Betania – La fede, la tomba, l’amicizia, a cui mi sono largamente rifatta oltre che al sito del Centro Aletti, padre Rupnik conclude la sua esposizione collegando il capitolo 12 di Giovanni al Prologo del capitolo 1:
Il male del mondo si sta per scatenare su di lui [Gesù], ma quelli che l’hanno accolto sono già trasformati in una nuova umanità capace della comunione alla quale si è chiamati.
Il male e la morte stanno per penetrare il corpo di Cristo, ma i suoi sono già penetrati dallo Spirito che dà la vita. Quella stessa vita che profuma d’amore e unge il suo corpo per la risurrezione. La comunità celebra l’amicizia che dona la vita, celebrando la pasqua di Cristo e, nella sua, la propria pasqua.

Postilla: consigli per le immagini

Come dicevo prima, le immagini dei mosaici di padre Rupnik non possono essere riprodotte se non domandando il permesso al Centro Aletti. Per evitare problemi, per le copertine di un paio di libretti di matrimonio ho fatto così; ho sempre ottenuto risposta in breve tempo, ricevendo gratuitamente le foto ad alta risoluzione.
Per chi preferisce averle stampate in cartoline, santini, segnalibri e pannelli da appendere, di recente è stato messo a punto un servizio per ottenerle, comprese del supporto e ovviamente pagando, a partire da una lista di opere delle quali sono disponibili le immagini ad alta risoluzione.
Di quella lista, però, non fanno parte le opere della cappella di Capiago. Suggerisco quindi di ricorrere al sito della Casa Incontri Cristiani: lì hanno biglietti d’auguri, santini, quadretti da appendere o da tavolo, come quello della foto in apertura.

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