Paola Adamo: verso la vita a braccia spalancate

Paola tra i fiori
nel giardino del terrazzo di casa
(fonte)


Chi è?

 

Paola Adamo nacque a Napoli, nella clinica Posillipo, alle 3 di mattina del 24 ottobre 1963, e fu battezzata lo stesso giorno, nella cappella della clinica. Era figlia, l’unica, di Claudio Adamo, napoletano, e Lucia D’Ammacco, tarantina, entrambi architetti, residenti a Taranto.

Il padre, che come la moglie era Salesiano Cooperatore (ossia membro di quell’associazione di laici impegnati ad aiutare i Salesiani religiosi nel loro impegno educativo) venne incaricato di progettare la nuova chiesa dei Salesiani a Taranto, intitolata a san Giovanni Bosco, in sostituzione di un edificio precedente.

Paola fu preparata dai suoi stessi genitori alla Prima Comunione, ricevuta il 28 maggio 1972, e alla Cresima, celebrata il 22 giugno 1974. Entrambe le celebrazioni si svolsero nella parrocchia di San Giovanni Bosco, dove ogni domenica la famiglia Adamo partecipava all’Eucaristia.

Allieva alle scuole medie «Vittorio Alfieri» di Taranto, per le superiori scelse il liceo artistico «Lisippo» della stessa città, dove entrambi i genitori insegnavano. Inizialmente desiderava diventare architetto solo per seguire le orme dei genitori, ma col tempo sviluppò una passione genuina e personale per l’architettura e per l’arte in genere.

Esuberante e vivace, aveva poche amiche delle quali si fidava pienamente. Il massimo del suo amore e della sua fiducia erano però riservati ai genitori, ai quali confidava le sue preoccupazioni e coi quali discuteva dei problemi della società del suo tempo.

Una mattina del giugno 1978, ormai prossima a concludere la II Liceo, Paola sentì un dolore al fianco destro e chiese il permesso di assentarsi da scuola. Seguendo il consiglio del padre e animata dal senso del dovere, andò ugualmente a lezione. Il 9 giugno, anche se febbricitante, partì con i suoi in vacanza a Napoli, ma appena tornata a casa peggiorò.

Il medico che la visitò riscontrò un’epatite virale, malattia che la ragazza aveva già superato anni prima. Nel giro di poche ore entrò in stato pre-comatoso, tanto da dover essere portata d’urgenza all’ospedale Cotugno di Napoli. Il 27 giugno 1978 ricevette l’Unzione degli Infermi, consapevole di essere ormai alla fine. Morì il giorno dopo, a quattordici anni e otto mesi.

Il 26 aprile 2018 la Santa Sede ha rilasciato il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per il riconoscimento delle sue virtù eroiche. I resti mortali di Paola, inizialmente sepolti a Napoli, riposano presso il cimitero “San Brunone” di Taranto, nel Campo 35 – Cappella D’Ammacco Adamo.

 

Cosa c’entra con me?

 

Non ho alcun ricordo della prima volta in cui ho letto qualcosa su Paola Adamo. Penso, in ogni caso, che sia avvenuto tramite santiebeati.it, anche se non ricordo la ragione. Neppure mi era mai venuta voglia di andare oltre quelle note biografiche, presa com’ero da altre vicende che mi sembravano molto più attuali.

Il 9 settembre 2018, però, sfogliando Avvenire, il suo nome mi è tornato alla mente. Avevo infatti letto che il giorno prima monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto, aveva reso pubblico che dalla Santa Sede era stato concesso il nulla osta per l’avvio (anzi, che era «giunto il decreto» che autorizzava a cominciare il processo di beatificazione) delle cause di due ragazzi tarantini: una era appunto Paola, mentre l’altro era Pierangelo Capuzzimati.

Avevo avuto sentore che un giorno si sarebbe potuto procedere per verificare la santità del secondo ragazzo, forse perché più vicino a noi nel tempo. Di lei, invece, credevo che nessuno si ricordasse più, a oltre quarant’anni dalla sua morte. Peraltro, compilando le note biografiche qui sopra e ripescando il post su Pierangelo, ho appurato che hanno frequentato la stessa scuola media, anche se lui ha poi scelto il liceo classico.

Come ho fatto per lui, ho cercato di capire chi fosse il postulatore designato e ho provato a capire se ci fosse un sito ufficiale a cui ispirarmi: ormai la scheda biografica che avevo letto andava aggiornata, oltre che corretta.

Ho trovato il sito, nel quale ho trovato la smentita di quanto pensavo: non solo il ricordo di Paola era tenuto in vita tramite un concorso letterario, ma anche la sua fama di santità non si era affievolita dopo l’interesse iniziale. Le biografie edite non erano più in catalogo, ma ne ho trovata un’altra su una diversa pagina web. Intanto, il postulatore aveva risposto alla mia e-mail, concedendomi di pubblicare il profilo aggiornato.

Quando i collaboratori della Fondazione Oratori Milanesi mi hanno chiesto di segnalare loro una decina di nomi di adolescenti in fama di santità, vissuti non più tardi della metà del secolo scorso, per un sussidio destinato agli educatori, mi è venuto naturale citare anzitutto lei. Pensavo infatti che nel suo caso, ancor più che in quello del suo conterraneo, valesse l’idea di far capire che anche Taranto aveva avuto, nel suo recente passato, figli che non potevano sfigurare nel panorama della santità adolescente.

Mi sono poi resa conto che solo di Paola e di altri due, dei ragazzi inseriti nel sussidio appena pubblicato, non avevo mai scritto qui sul blog. In verità, avevo pensato di parlare di lei per la Corona d’Avvento dei Testimoni, citando alcuni testi natalizi che mi avevano colpito per la loro originalità, ma poi ho pensato che fosse il caso di occuparmene ora. Mi sono quindi messa all’opera, leggendo la biografia lunga che avevo trovato, per verificare se tra me e lei potessero esserci elementi in comune.

Il primo che mi è saltato all’occhio è il rapporto con i genitori. Anch’io sento di non avere segreti per i miei, o quasi, anche se, a differenza sua, ho una sorella. Forse è per via del grande affetto che ho per loro che, per anni, non ho avuto una vera amica. In effetti, in uno dei suoi temi, Paola quasi si lamenta della mancanza di un fratello o di una sorella.

Nella mia adolescenza, poi, sentivo di non avere i problemi tipici dei miei coetanei, proprio perché, con mamma e papà, mi trovavo bene; paradossalmente, nei temi in cui mi veniva chiesto di parlare dei miei disagi adolescenziali in tal senso, affermavo di non averne.

In secondo luogo, ho appurato che anche lei aveva dei Santi amici. Ovviamente, nell’oratorio della sua parrocchia, le avranno parlato spessissimo di san Domenico Savio. Quanto a don Bosco, è attestato che aveva sul suo comodino una delle sue biografie più antiche, della quale leggeva una pagina ogni sera.

Scontato, ma non troppo, è il suo legame con l’apostolo san Paolo. Ne portava il nome, ma lo apprezzò davvero solo dopo che ebbe rivolto una domanda alla sua insegnante di Religione, quando aveva tredici anni, sulla risurrezione finale; la professoressa le rispose proprio citando un suo brano.

In più, chiese a suo padre di regalarle le Lettere paoline, non mancando d’interpellarlo se trovava dei passi che le sembravano oscuri. Peraltro, ho scoperto oggi, tramite il Bollettino Salesiano online, che Claudio Adamo è morto nell’ospedale di Martina Franca il 4 agosto 2008: era stato ricoverato lo stesso giorno e lo stesso mese della morte della figlia, a trent’anni di distanza. La chiesa dei Salesiani e quella dov’è oggi parroco il postulatore di Paola sono frutto dei progetti suoi e della moglie, inseparabili nel lavoro e nella vita.

Infine, ho riscontrato nei suoi temi, come già in quelli di Pierangelo e del Venerabile Matteo Farina, come anche nel testo che Marco Gallo scrisse per dimostrare come nella fede avesse trovato un aiuto per le proprie domande (sono tutti ragazzi inclusi nel sussidio FOM), la stessa lucida analisi dei comportamenti e delle abitudini che vedeva nei coetanei.

Il tempo in cui Paola è stata adolescente vedeva l’imporsi della società dei consumi e di modelli di vita che non collimavano con quelli a cui era stata educata. In particolare, si preoccupava che i ragazzi della sua età perdessero tempo con la televisione, anche quando lei, invece, invitava qualcuno a casa per giocare o per parlare.

Coi genitori discuteva di questo, mentre con i compagni di scuola aveva comportamenti in controtendenza non tanto per il puro gusto di farlo, ma per essere pienamente coerente. Solo dopo la sua morte, come spesso accade, alcuni di loro hanno capito perché agisse così.

 

Il suo Vangelo

 

I collaboratori della FOM hanno riportato, nel capitolo dedicato a lei del sussidio, il brano dal terzo capitolo, versetti 10-17, della prima lettera di san Paolo ai Corinzi, facendo evidente riferimento alla professione dei suoi genitori, che anche lei avrebbe voluto seguire, ma anche – non credo che l’abbiano fatto apposta – alla predilezione che aveva, tra i testi della Scrittura, per quelli del suo patrono.

Basando quindi la propria crescita sul fondamento che è Gesù, Paola ha affrontato la vita a braccia spalancate, com’è ritratta in una delle sue tante fotografie, gridando la propria gioia anche per aver avuto la possibilità di capire come affrontare i problemi. Scrive infatti in un suo tema:

La mia fortuna però consiste nel superare ogni amarezza nell’amore e nella pace della famiglia, dove ognuno dei miei genitori si dedica e si prodiga per me.

Solo di fronte alla malattia fulminante che l’ha uccisa ha manifestato una paura del tutto comprensibile. Anche in quel caso, però, è stata certa di poter contare sulla vicinanza dei suoi genitori. 

Si capisce, allora, perché non siano stati restii a raccontare la loro esperienza con lei, aprendosi gradualmente a testimonianze pubbliche e meravigliandosi per come la sua storia ricevesse diffusione, anche al di là dell’ambiente salesiano.

 

Per saperne di più

 

Al momento non ci sono biografie in commercio su Paola. Sul suo sito ufficiale, nella sezione Libri, sono disponibili alcune delle pubblicazioni uscite nel corso degli anni, caricate su Issuu.

 

Franco Solarino, Una primavera chiamata Paola, Elledici 1983, fuori catalogo (ma visualizzabile qui).

Tra le tante biografie, risalta questo diario di viaggio di un sacerdote salesiano sulle orme di Paola, nel quale incontrò i genitori, alcune amiche e i professori.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale

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